10° capitolo
Gesù sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse:”Va’ a lavarti nella piscina di Siloe…” Questi andò, si lavò e tornò che ci vedeva.(Gv.1,41)
E’ Lui che ci fa vedere. Usa i mezzi più umili ed intimi. Sputare per terra e fare del fango per poi spalmarlo sugli occhi è un gesto che immediatamente ci ripugna. Come spesso ci ripugna la realtà che osserviamo fuori e dentro di noi. Per capire il gesto di Gesù bisogna considerare che nulla di quello che fa è casuale. Ogni più piccolo gesto ha un senso.
La saliva è prodotta dal corpo stesso. Il suo compito è quello di sciogliere le sostanze alimentari solubili , rendere viscidi gli alimenti masticati per favorirne la deglutizione ed iniziare i processi digestivi degli idrati di carbonio mediante la ptialina. La terra rappresenta il nostro emergere dalla molteplicità, l’umiltà della nostra condizione di creature fatte di fango, polvere. Solo Lui può elevarci da questa misera condizione: la nostra superficialità e dispersività non ci consente di assimilare le cose terrene e quotidiane.
La sua saliva rende la terra “fango”, il quale, rispetto alla polvere ha un’unità intrinseca ed è per questo più plasmabile. Posto sugli occhi il fango rappresenta la visione delle cose nella loro unità, nella loro essenza. Solo lo Spirito può condurre ai livelli evolutivi più alti: il fango deve essere asportato attraverso l’acqua della piscina di Siloe, simbolo dell’azione salvifica dello Spirito. Gesù, Figlio di Dio, ci conduce dalla cecità iniziale legata alla visione frammentaria della realtà molteplice, alla visione unitaria dello Spirito. E lo fa gradualmente, con infinita pazienza, attraverso i numerosissimi attimi della nostra vita quotidiana.
Attimi terreni di polvere, di fango e di acqua.
L’uomo così purificato ha la possibilità di vedere Dio…una visione così diversa da quella che si immagina che è impossibile trovare paragone, similitudine, analogia o metafora più adatta. Ma si comincia a vederlo già da questa vita terrena.
Noi pensiamo sempre che Dio opera prodigi e miracoli. Ed è vero.
Ma applicando una certa logica legata alla reciprocità ( siamo destinati a diventare simili a Lui), anche Dio si stupisce dei nostri prodigi. Quali sono? Sono le scoperte che facciamo della sua “gratuità” e della sua benevolenza fino a decidere per Lui. E’ una decisione a volte miracolosa perché vince la nostra forza di gravità e ci inoltriamo nel Regno dell’Amore puro diventando altri dèi. Egli assiste al miracolo di vederci diventare simili a Lui per godere della sua infinita beatitudine. Un Dio che ama deve per forza agire così: gioire e godere per la creatura che progredisce nell’amore!
L’amore richiede pazienza. Il cieco nato avrebbe potuto ottenere la vista dal Signore immediatamente, senza quello strano rituale del fango. Invece Gesù si serve dell’azione (spalmare il fango insalivato sugli occhi) per farci capire che richiede anche la nostra collaborazione.
“Sono infinitamente povero anche quando sto operando bene; non conoscere la radice delle nostre intenzioni è uguale a essere ciechi e usare esplosivo inconsciamente” (Albino p.148)
Lo Spirito ci aiuta a capire molte intenzioni nascoste dalla nostra cecità. Intenzioni che nascondiamo soprattutto a noi stessi per paura di vederci così come siamo, con le nostre grettezze e i nostri miserabili tornaconti. Non riusciamo a sopportarci così come siamo : meno male che l’amore di Dio è infinito!
Allora vennero i farisei…chiedendogli un segno dal cielo…Ma egli, traendo un profondo sospiro, disse: Perché questa generazione chiede un segno? (Lc.8,11)
Molti si pongono la questione dell’esistenza di Dio.Stupisce la loro incredulità ed la scarsa informazione religiosa . Si prova un misto di tenerezza e di compassione. Le menti vengono spesso traviate e manipolate da convinzioni molto pregiudiziali. Forse uno dei traviamenti più comuni consiste nell’associare l’idea di Dio all’idea distorta di “miracolo”. Per molti il miracolo è qualcosa di sensazionale, emotivamente travolgente. E si dimentica il grande miracolo della Creazione.
Proviamo ad alzare un dito della mano : in questo momento è avvenuta una cosa incredibile, perché la nostra stessa volontà, legata alla coscienza, ha causato un’operazione molto semplice ma anche terribilmente complessa. Miliardi di atomi, quelli che compongono le cellule del dito, hanno subito un enorme spostamento rispetto alla loro dimensione…Tanti sono convinti che non è un prodigio, ma una cosa normale!
Cosa vuole dire normale? Un atto che viene ripetuto migliaia di volte da milioni di persone è normale?
Forse dobbiamo rivedere il concetto di “normalità”. Una coscienza “superficiale” dichiara “normale” tutto ciò che appare ai suoi occhi. Se riflette un po’ più in profondità intuisce che il concetto “normale” ha per lui il valore semantico di “banale”.
Troppe “banalità” sono state sottovalutate. Per ogni coscienza attenta, nulla invece è banale. Nulla. Tutto è intriso di straordinarietà. Ogni esistenza è straordinaria ed eccezionale perché nulla nel mondo fenomenico è replicabile in identica quantità e qualità. L’identità è tale solo nel pensiero. Un’identità ontologica sarebbe una vera rarità. Il fenomeno più straordinario di tutti. Com’è straordinario il sole che sorge e tramonta puntualmente ogni giorno dell’anno.
E la luna con le sue fasi. E gli astri con le loro complesse leggi gravitazionali. Il macrocosmo così spaventosamente immenso e il microcosmo così misteriosamente complesso sono straordinari. Il nostro corpo è il più straordinario di tutti perché non è solo un agglomerato di cellule e tessuti, ma contiene la psiche e l’anima. Non è forse straordinario che noi possiamo compiere infiniti atti di volontà tramite un sistema biologico e psicologico così unici e complessi? Perché non intravediamo la straordinarietà del nostro mondo interiore ed esteriore? Non è fantastica la possibilità di diventare virtualmente interpreti di situazioni così inverosimili all’infinito quali quelle che troviamo nella nostra immaginazione e nei sogni?
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