4° capitolo
Padre, se vuoi, allontana da me questo calice, però non la mia, ma la tua volontà sia fatta! (Lc.22,42)
La libertà è l’ambiente vitale dell’amore. Non esiste vero amore se non è libero. Dio stesso non può costringerci ad amarlo. Da qui tutta la tragedia umana. L’immenso atto d’amore di suo Figlio obbediente fino alla morte, ed alla morte di croce, è stato un atto libero: il Padre non poteva costringere il Figlio a morire di una morte così violenta ed ignominiosa agli occhi degli uomini. L’obbedienza al Padre è stato un purissimo atto di libertà. Gesù Cristo stesso aveva chiesto al Padre di dispensarlo da una simile sofferenza: se vuoi…allontana da me questo calice. Se vuoi…”
Egli si era abbandonato alla volontà del Padre sicurissimo del fatto che tutto quello che avrebbe disposto nei suoi confronti sarebbe stata ottima cosa. La passione così atroce è stata un’offerta gradita al Padre per riscattare tutti gli uomini sui quali , per suo mezzo, è stata riversata tutta la grazia. La gloria di Gesù Cristo è dietro la croce. Così la gloria di ogni uomo che vuol essere fratello di Gesù Cristo, morto e risorto, è la propria croce unita alla sua.
Dio non ha creato degli automi o dei semplici burattini. Ci ha creati a sua immagine e somiglianza. Dal nulla che eravamo, tramite la libertà, ci ha concesso di scegliere se accoglierlo o no. Non avrebbe potuto fare altrimenti, se voleva rispettare questa somiglianza. Egli propone continuamente ad ogni creatura la via della vera evoluzione senza essere invadente. Non fa chiasso o strepito perché ha un infinito rispetto per ogni essere umano che deve poter scegliere il più possibile da sè ciò che vuol divenire.
Ogni scelta libera alimenta le acque dell’autorealizzazione, come i torrenti alimentano i fiumi che si gettano nel mare. L’amore si costruisce attimo per attimo su queste libere scelte che devono avere l’orientamento giusto (la via, la verità e la vita).
“La parola di Dio veste la fede di immagini, di voci, di angeli, di tuoni, cioè di un linguaggio adatto alla nostra debolezza, ma rimane il vero problema: tra noi e Lui fin che siamo su questa terra l’incontro è un incontro di fede. Prova ad immaginarti che la presenza di Dio si faccia in te, vicino a te come normalmente pensano gli inesperti, come persona, come te, e che tale presenza umana rimanga con questa visibilità così densa, così ragionata, così fuori del Mistero, come faresti ancora a muoverti?
Come potresti sentirti a tuo agio?
Come ti potrebbe aiutare una simile presenza? Sarebbe tale il condizionamento che non riusciresti più a muoverti. Finirebbe lo spazio della tua libertà e ti troveresti come davanti a un superiore che ti sorveglia, un ispettore che ti scruta. I tuoi gesti ne uscirebbero condizionati, i tuoi impegni goffi e imprecisi come quando si è spaventati.
Vorrei che ti convincessi: la fede oscura è lo spazio della tua libertà. F in questo spazio che dobbiamo maturarci e maturarci all’amore gratuito. Pascal direbbe “fare come se… Sì, come se fosse lì e tu lo vedessi. Ma non vedendolo con gli occhi della carne sei libero.Le cose che fai valgono per quel che valgono senza inganni, senza condizionamenti. Sì, solo nella fede tu sei veramente libero e le tue azioni contano al suo cospetto perché dettate solo dall’amore e non dalla paura della sua presenza. Ricorda che non siamo ancora maturi come figli ma siamo ancora schiavi della sua potenza e della sua grandezza…
Non c’è bisogno di fare le cose come se Dio fosse presente a guardarti. Le devi fare perché devono essere fatte, perché il tuo sì che hai maturato è lo stesso sì di Dio, perché la verità di cui sono rivestite è la stessa verità di Dio e l’amore che ti richiede per farle è lo stesso amore di Dio.” (C.Carretto, Il deserto nella città, p.115)
“Se voi avevate pensato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene per compiere quello che oggi si avvera : far vivere un popolo numeroso ” (Gn. 50,20)
La vera fede consiste proprio nel credere fermamente che i piani di Dio su di noi si avverano in un clima di libertà reciproca : la libertà di Dio e la libertà dell’uomo che si fondono misteriosamente nell’abbandono in Lui. L’uomo libero intuisce che tutto ciò che gli capita contrariamente alla sua volontà immediata, non scalfisce la sua libertà personale ma è finalizzato a restituirgliela in maniera più vera e completa. Non c’è libertà se escludiamo Dio dalla nostra vita e dai nostri progetti.
Quanto ho deciso di fare; io lo realizzo sempre. Utilizzo gli elementi umani che le vostre azioni libere determinano…(Colloquio interiore p.274, n.511)
Una dimostrazione, chiaramente non scientifica, dell’esistenza di Dio? La nostra libertà! Intravedo nell’infinita pazienza di Dio il riverbero della sua libertà. Egli, che fa piovere sui giusti e sugli ingiusti, è fedele a se stesso e lascia che ogni creatura si evolva fino alla sua pienezza, “momento” (l’ora) che Egli ha deciso. Attraversiamo una quantità di momenti incommensurabile e le nostre condizioni psicofisiche mutano di continuo in base agli eventi ed al nostro modo di vedere la realtà.
Eppure Egli non muta…ed è Colui che ci dà la vera vita. In fondo, il termine, Vita è strettamente associabile a Libertà. Un sasso non ha la Vita che intendiamo comunemente (anche se nella sua apparente immobilità pullula più vitalità di quello che noi pensiamo). Ha vita per noi ciò che muta con un certo grado di autonomia ed ha la capacità di riprodursi. La vitalità è in qualche modo associabile al grado di autonomia. L’uomo è il salto di qualità di tutta la creazione, perché, tra gli esseri è colui che ha raggiunto il maggior grado di autonomia attraverso il pensiero e la socializzazione. Ma il grado di autonomia a cui è destinato a pervenire è ancora inimmaginabile.
Noi diciamo che Dio è onnipotente. Teologicamente è vero: nulla è impossibile a Dio. Ciò che desidera porre in essere, avviene.
L’uomo, comunque, è fatto a sua immagine e somiglianza. Anche nell’onnipotenza. Ciò è anche dimostrabile secondo una certa logica.
Il nulla e l’essere. Un salto qualitativo infinito. Tra ciò che non c’è e ciò che c’è, la differenza è inimmaginabile. L’uomo può compiere azioni in maniera autonoma che gli conferiscono un grado di “onnipotenza” relativo all’ambito in cui può agire. Se avessimo la vera umiltà di riconoscere la grandezza del nostro essere creato da Dio, ne saremmo realmente felici! Dal nulla all’esistenza, dall’esistenza all’autonomia…siamo veramente figli di Dio e non ce ne accorgiamo!
Onnipotenza dell’uomo. Onnipotenza di Dio.
Una mezza linea infinita. L’altra mezza linea infinita. Un quarto di linea infinita…un miliardesimo di linea infinita. Possono essere paragonati un infinitesimo di infinito con il restante (si fa per dire) infinito?
L’onnipotenza dell’uomo è frazione di quella di Dio? D’accordo, sono due ordini di grandezze diverse. L’onnipotenza dell’uomo ha un suo campo d’azione (limitato?), quella di Dio comprende tutti i campi d’azione perché Egli stesso li crea. In Lui viviamo, respiriamo e ci muoviamo. Ma in noi c’é la sua scintilla. E’ presente la sua divinità, e quindi anche i suoi attributi.
“Voi siete dèi”. L’onnipotenza dell’uomo è animata da quella di Dio: voi potete far miracoli anche superiori (se aveste la fede)
E il mondo delle idee non esprime già un’onnipotenza creativa? Esso è realmente una partecipazione al mondo divino. Ci ritroviamo con la facoltà di pensare e ripensare ogni cosa data. “Data” perché la nostra attività ideatrice può rigenerarsi su contenuti precostituiti (percepiti con i sensi), anche se subiscono una certa metamorfosi interiore.
L’uomo più spiritualmente evoluto saprà distaccarsi anche da questi contenuti appartenenti alla “datità” per inabissarsi nella più pura attività del pensiero che riposa in Dio. Allora diventerà un vero creatore a immagine e somiglianza divini. La contemplazione supera ogni tipo di operazione: riposando nel Creatore, l’attività contemplatrice avvicina sempre di più la potenza e l’atto fino a farli coincidere.
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