Diceva un famoso filosofo indiano che “Il compito dell’educazione consiste proprio nel risvegliare l’individuo”
Questo libretto è nato in un contesto formativo vero e proprio.
Molti racconti sono il frutto di riflessioni sull’etica che hanno coinvolto gli stessi allievi dei miei corsi. Si tratta di un’opera interdisciplinare che ha richiesto una certo impegno didattico non indifferente (elaborazione dei testi, correzione, abbinamento di disegni, progettazione grafica e realizzazione dello stampato)
Essi hanno il compito di sensibilizzare ciascuno, giovane e non più giovane, ad una presa di coscienza della realtà che lo circonda per non lasciarsi eccessivamente condizionare dai numerosi pregiudizi o da realtà strumentali della vita quotidiana.
Servono anche come stimolo per l’esplorazione e la ricerca interiore.
Molti non leggono volentieri perché rifiutano ciò che richiama loro in qualche modo l’impegno teorico della scuola tradizionale.
Costituiscono, inoltre, un’ottima occasione di dibattito, riflessione collettiva e confronto sulla dimensione personale e sociale della vita.
Quasi tutti i racconti si concludono con delle constatazioni etiche e morali spesso basate su principi e valori universali.
Il mio stile narrativo è immediato perché deriva da un’attenta osservazione del mondo interiore e quello esterno.
Generalmente raccolgo i dati della mia esperienza e li elaboro in modo del tutto personale. Ogni racconto contiene in sé delle metafore che rispecchiano alcune situazioni comuni della società d’oggi e del modo di pensare ed operare.
LA SAGGEZZA
Diceva Krishnamurti: “Mi sembra che, prima di intraprendere qualunque viaggio alla scoperta della realtà, alla ricerca di Dio, prima di poter agire, prima di poter avere rapporti con gli altri – ciò che costituisce la società – è essenziale cominciare a comprendere innanzitutto noi stessi. Io considero persone serie coloro per i quali questa è l’esigenza principale e prioritaria, piuttosto che il fatto di perseguire un particolare fine: se non comprendiamo noi stessi, infatti, come possiamo con l’azione produrre un cambiamento nella società, nei rapporti, in tutto ciò che facciamo? Questo non significa, ovviamente, che la conoscenza di sé sia in contrasto con la socialità o che sia del tutto indipendente da essa. Né significa porre l’accento sull’individuo, sull’io, in quanto opposto alla massa, agli altri. Ma senza conoscere voi stessi, senza conoscere il vostro modo di pensare e il perché pensate certe cose, senza conoscere le radici di vostri condizionamenti e le cause delle vostre convinzioni sull’arte, sulla religione, sul vostro paese, sui vostri simili e su voi stessi, come potete davvero riflettere su qualunque altra cosa?” (La ricerca della felicità)
Il saggio Elia incarna, in un certo modo, la persona che, pur nel travaglio della vita sociale e nella solitudine, riesce a trovare un equilibrio interiore. Ciò non significa che la persona smetta di avere emozioni e sentimenti. Li sa compenetrare e gestire meglio perché ha la capacità di osservare se stesso e la propria mente.
La mente di ogni singolo è un centro di riferimento di tutta la realtà.
La verità, però, appare così come è a chi non ha la mente intasata dai pregiudizi o dalle ideologie varie.
Una mente semplice, come quella di Elia, sa anche mettersi in discussione, sa porsi in crisi di fronte all’evidenza della verità.
In tutti i racconti si deduce che la mente di Elia sa essere sempre in atteggiamento di ascolto verso se stessa e l’Universo, senza lasciarsi condizionare da quello che si dice nei suoi confronti. Ha una coscienza pura e non si offende mai di fronte a quello che si dice di lui, perché non ha paura della verità.
Elia sa bene che chi è preoccupato del parere degli altri non è libero, ma agisce prigioniero dei suoi schemi e di quello degli altri.
Alcuni personaggi che appaiono nei racconti hanno una visione paranoica dell’esistenza che comporta anche dei disturbi relazionali. Spesso per difendere una certa posizione economica o di prestigio che hanno raggiunto, si imbalsamano nei nostri schemi mentali e chi osa richiamare in loro la coscienza dello stato illusorio in cui vivono, viene da essi rimosso con mille strategie. E’ chiaro che la verità ci fa paura. Ed Elia è estremamente genuino e sincero.
E’ un “saggio” perché applica quotidianamente un sano distacco e non si turba se da qualche parte arriva un raggio di verità. Può essere un amico, un libro, una frase riposta là, un evento…tutto ciò che esiste. La sua mente sa ascoltare realmente, pertanto indaga, analizza, considera e lascia che la verità lo compenetri rivoluzionando la sua interiorità.
Ogni verità è rivoluzionaria, per questo i grandi spiriti dell’umanità sono stati anche degli autentici rivoluzionari. Si sono messi continuamente in discussione, hanno lasciato agire la verità e si sono liberati da molta zavorra, riconoscenti verso coloro che li hanno “risvegliati” dal torpore dell’illusione, anche se dolorosamente.
Elia, in modo molto semplice, sveglia le menti delle persone con cui ha ha che fare in modo “contagioso”.
Ma ogni verità comporta gioia e dolore. Gioia perché è nella natura umana scoprire gradualmente la verità, Dolore perché molte verità ci spogliano interiormente, ci fanno capire i lati più meschini della nostra personalità e mettono in luce tutti i difetti, le incapacità e le fragilità che prima ponevamo a tacere illudendoci.
Elia aiuta a capire il disordine che è nella vita di molte persone con cui ha a che fare, dovuto alla confusione e alla totale mancanza di senso della loro esistenza.
Egli lo fa con grande chiarezza, non soltanto intellettualmente o a parole, non condannando, non fuggendo, ma osservando questo disordine della loro vita, stimolandole alla consapevolezza e all’osservazione. Da qui nasce l’ordine che è virtù. E’ una virtù del tutto diversa da quella della società, rispettabile e sancita dalle ideologie con la loro ipocrisia; ed è completamente diversa dalla disciplina auto-imposta.
Elia ci insegna che chi ha il coraggio di smascherare le proprie illusioni è sul cammino della ricerca genuina ed è disponibile ad esplorare il proprio “io”, non ha paura del confronto con gli altri. E non si agita se prende coscienza delle ombre che gradualmente scopre, ma sa porre un rimedio attraverso l’amore per la vita, per il prossimo e per la Verità.
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