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Nella vita ci si comporta come al cinema : per due ore proiettati sulle vicende dello schermo. Si ride, si piange, si prova piacere, paura ecc. Si dimentica per tutto quel tempo il nostro essere pensante perché ci si immedesima negli attori, nelle situazioni.
Quasi tutta la nostra vita è come un grande schermo: si diventa quello che lo schermo propone, ma non si è quasi mai se stessi perché non siamo capaci di diventare consapevoli del nostro centro interiore.

Nel tumulto non possiamo ritrovare la vera pace interiore. C’è un grande affollamento di eventi, colori, figure, voci, idee nella nostra mente. Essa si comporta da folle, se ci pensiamo bene.
Non riesce a focalizzare fenomeni, stimoli e percezioni come dovrebbe e quasi tutto sorpassa la sua superficie senza lasciare segni significativi.
Osserviamo con quanta superficialità la nostra mente capta i contenuti esterni ed interni.

Salutiamo distrattamente una persona, parliamo con un nostro collega di lavoro, sfioriamo con lo sguardo l’albero del nostro stesso giardino. Ma non troviamo il tempo per soffermarci ad osservare in profondità le cose e la natura o ad ascoltare realmente le persone cercando di aprire a loro il nostro cuore. Ci lasciamo distrarre dal lucicchìo dell’apparenza o ci annoiamo della quotidianità. Troppo tumulto. Troppe preoccupazioni. Il desiderio di far bella figura, di riuscire nella tal impresa, di acquistare prestigio e sicurezza economica, di divertirsi alla caccia di nuove emozioni, sensazioni, piaceri…
Noia e disagio hanno le loro origini sulla mancanza di consapevolezza del nostro sé.

Spesso si consiglia a qualcuno che soffre di depressione di svagarsi, di fare altre cose pur di non pensare a se stesso. In questo caso “svagarsi” ha il significato più comune e volgare che la massa
intende: pensare ad altre cose, divertirsi, tuffarsi nella massa superficiale o nei divertimenti più comuni.
Invece è l’approccio sbagliato : chi è depresso lo è perché ha una visione statica della vita. Ha bisogno di ritarare la visione del mondo, più che cambiare l’esteriorità. Le sue capacità di interpretare la vita e gli eventi devono ancora esprimersi e fare un salto qualitativo. Questo può essere fatto attraverso la consapevolezza del sé che non è così statica, come a prima vista sembrerebbe.

Chi ha provato a percepire la vita e il suo dinamismo con un certo distacco, nella consapevolezza del proprio io, si accorgerà, ad un certo momento, di non essere vissuto autenticamente.
E’ come risvegliarsi da un sonno profondo e accorgersi di essere stato come molte persone che vivono addormentate perché fanno le medesime cose senza esserne autenticamente consapevoli.

Colui che ha saputo abbandonare con coraggio i vecchi schemi mentali acquisiti nella massa ritrova il gusto della vita, la quale è una continua riscoperta alimentata dalle insondabili ricchezze interiori che ognuno di noi possiede in modo latente, perché veramente abbiamo la dignità di essere “dei”, cioé figli di Dio fatti a sua immagine e somiglianza.

Pier Angelo Piai