Ciò che spesso appare ai nostri occhi il peggiore è il minore dei mali.

Rosa, una pia donna di quella città, diceva di amare il marito Pietro e suoi due figli ancora giovinetti.
Pregava molto ed era tutta dedita alla famiglia.
Il capofamiglia era un modesto impiegato di un ufficio postale ma il suo stipendio bastava per arrivare alla fine del mese.
Rosa, però, si rattristava quando pensava ai vicini di casa, i quali disponevano di più mezzi economici e potevano permettersi il lusso di una vita più agiata ed invitare numerosi amici.

Quando vedeva entrare nella loro casa della gente sempre diversa, ella andava in forte depressione ed invano il marito cercava di consolarla. Qualche volta mandava persino delle maledizioni. E così succedeva ogni volta che sentiva che qualcuno, tra parenti e conoscenti, stava meglio di lei.

Il marito, che l’amava teneramente, ne era molto dispiaciuto.
Un giorno venne a trovarli un vecchio amico di Pietro che si era trasferito in quella città con la sua famiglia. Si chiamava Giacomo ed era un tipo simpaticissimo e di bell’aspetto. Fu subito intesa. Le due famiglie si scambiavano volentieri delle visite.

Passarono alcuni mesi e Rosa era piuttosto turbata: si era infatuata di Giacomo, ma la cosa le dispiaceva molto perché non voleva recargli dispiacere a suo marito e si trovava in conflitto. Giacomo, comunque, non si accorse di quello che stava provando Rosa per lui e continuava a frequentare la famiglia da buon amico.

Un giorno Rosa si recò dal saggio Elia, perché il pensiero fisso non la mollava mai ed era diventato un’ossessione. Gli raccontò molte cose della sua vita mentre il saggio ascoltava pazientemente.
– Ma qual è il problema che più ti turba? – le chiese alla fine Elia.
– Il fatto che io provi questa attrazione per Giacomo. Ciò mi disturba molto perché mi fa sentire in colpa! Mio marito mi ama ed ho tanta paura di contristarlo! – rispose Rosa tristemente.
Poi aggiunse :
– Cosa dovrei fare?
– Torna a casa ed osserva ancora i tuoi vicini: sta’ attenta a chi entra e chi esce. Fra qualche settimana ritorna a trovarmi. – le ordinò Elia

Rosa era un po’ stupita per questo strano consiglio. Andò a casa e fece come le ordinò il saggio.

Poi ritornò da Elia, il quale le chiese:
– Cosa hai provato osservando il “via-vai” dei tuoi vicini di casa?
– Niente…ero totalmente indifferente… – rispose Rosa.
– Tu sei guarita da un male peggiore e ti lamenti per uno molto minore! – osservò il saggio.
– Non capisco…- aggiunse Rosa.

– Non capisci? Quell’infatuazione, in un certo senso, ti ha guarita dall’invidia. Tu eri invidiosa ma la cosa peggiore è che non ritenevi ciò un vizio. Non ti accorgevi che l’invidia spegneva in te lo slancio vitale : tu non amavi realmente gli altri e forse, nemmeno tuo marito. Se veramente l’avessi amato questo amore si sarebbe irradiato anche sugli altri.
Quest’infatuazione ti ha risvegliata: ha fatto in modo che tu scoprissi le potenzialità che erano assopite in te, ma soprattutto ti ha guarita dall’invidia devastante.

Ricordati che “sentire” non è “acconsentire”, pertanto ora hai la possibilità di incanalare questa tua energia positiva verso tuo marito, i tuoi figli, i tuoi vicini e tutto il prossimo. – chiarì il saggio.

Rosa capì finalmente come poteva risolvere il problema e da quel giorno la sua vita cambiò in meglio.
Ed anche in famiglia ritornò l’armonia.


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La verità

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