Solo i veri fanciulli possono vedere Dio
Un giorno due amici bussarono alla porta di Elia, desiderosi di conoscere un uomo diventato famoso per la sua saggezza.
Elia li fece entrare.
– Ditemi…cosa volete che io faccia? –
– Parlaci di Dio. Siamo facendo un corso di teologia e vorremmo sapere qualcosa di Lui proprio da te che sei un saggio.
Elia prese con sé una bisaccia e disse loro:
– Seguitemi!
I due acconsentirono incuriositi.
Dopo aver camminato un po’, si trovarono su un vecchio sentiero di campagna : tutto attorno una corona di monti dalle cime appena innevate. Elia si soffermò a guardare il cielo mentre le nubi si rincorrevano, si addensavano, si assottigliavano cambiando colore. Ce n’erano di bianche e molto candide, grigie, livide, madreperlacee. A volte il cielo era terso, in alcuni punti era plumbeo.
Poi, dopo qualche lento passo, una folata di vento fresco si trasformava in mulinello portandosi via piccoli resti di foglie secche. Sullo sfondo bianchi gabbiani e corvi neri spiegavano le ali impegnati a cercare cibo dietro un lontano trattore che stava rivoltando la terra.
Elia osservava e sorrideva senza parlare. Poi accarezzò un piccolo gatto striato sul ciglio della strada.
Alcuni passerotti si avvicinarono cinguettando: il saggio tirò fuori dalla bisaccia qualche briciola, le gettò sul terreno ed essi cominciarono a beccare festosamente.
Avvicinatosi ad un casolare, una vispa bambina gli corse incontro. Lui le accarezzò il viso e i capelli e salutò la madre che era alla finestra a contraccambiare.
Poi procedettero lungo la statale. Elia vide alcuni sassi sulla carreggiata, li prese e li buttò oltre i bordi, sul campo.
A lenti passi giunsero presso l’ospizio della città. Elia, dopo aver attraversato un lungo corridoio pieno di anziani barcollanti, entrò in una stanza facendo cenno ai due amici di seguirlo. Qui c’era una povera anziana cieca immobile coricata su un letto, la quale con voce flebile e tremolante lo riconobbe subito e lo salutò. Poi il saggio estrasse dalla bisaccia il vangelo e cominciò a leggerle le beatitudini. Alla fine impose le mani sulla sua fronte, al che lei espresse la sua gratitudine con un leggero sorriso, ed infine la accomiatò.
Sul corridoio gli altri anziani si erano messi quasi in fila. Alcuni sorridevano, altri piangevano ma per ognuno di essi Elia aveva la parola giusta ed estraeva dalla bisaccia alcune caramelle o qualche immaginetta con una massima che consegnava loro con profonda tenerezza. Intanto i due amici continuavano a seguirlo incuriositi.
Il saggio riprese la strada di ritorno e si soffermava ogni tanto ad osservare il tronco degli alberi
accarezzando la loro corteccia. Di tanto in tanto si chinava sui fiori più piccoli lungo il ciglio della strada ad osservarne i petali. Quando attraversava il sentiero elevava spesso gli occhi al cielo e poi li posava su una farfalla di passaggio, su un’ape in cerca di nettare, su un piccolo sciame di moscerini.
Alla fine rientrò a casa, seguito dai due amici piuttosto perplessi.
Questi lo guardarono in silenzio. Dopo un po’ uno dei due parlò:
– Bene…adesso parlaci di Dio!
Il saggio Elia li fissò teneramente dicendo:
– Non vi basta?
– Ma… noi vorremmo che tu ci dicessi qualcosa della sua esistenza e delle sue caratteristiche! – Replicarono i due amici ostentando scetticismo.
– Se non lo avete saputo vedere sul volto di quella bambina e su quello degli anziani, o in quel gattino che ho accarezzato, o dietro la corteccia degli alberi, o nella farfalla o dietro la nube che mutava la sua forma nel cielo turchino, o nel mulinello di vento, o nel volo dei bianchi gabbiani, come posso parlarvi di Dio che non ha forma o corpo?
I due amici sembravano confusi, poi gradualmente il loro volto si illuminò e alla fine, prima di andarsene, ringraziarono il saggio Elia per averli svegliati dal torpore con cui erano sempre vissuti.