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Per una meditazione feconda tre cose sono essenziali:

1) La coscienza della nostra grande fragilità e del peccato
2) La morte vista come il più grande ed imprevedibile evento della nostra vita
3) La certezza dell’Amore di Dio per noi

Il primo punto ci ridimensiona e ci aiuta ad evitare di presentarci davanti a Dio ed al prossimo con presunzione. Ci si accosta al Signore consapevoli che tutto ci è donato e che la sua grazia vale più di tutta la vita. Nonostante la nostra grande miseria Egli ci risolleva continuamente con la sua infinita Misericordia, perché non gode della nostra rovina e gli inferi non lo lodano.

Dobbiamo avere la consapevolezza del fatto che non abbiamo alcun merito davanti a Lui e che in ogni momento Egli ci rigenera se gli chiediamo perdono proponendoci di essere vigili e di ospitarlo in ogni momento nel nostro cuore.

Il secondo punto ci aiuta a perseverare nel nostro pentimento ed a rinnovare i nostri propositi.
Bisognerebbe agire come se in ogni momenti Lui ci chiamasse definitivamente. Un ‘attesa piena di speranza ricca di santi propositi e di buone opere.

Il pensiero della nostra morte non dovrebbe mai abbandonarci. Bisognerebbe sempre porsi la domanda: e se il Signore decidesse di chiamarmi adesso, cosa gli porterei? Non per nulla Egli ci ha esortato di vegliare e pregare, perché non sappiamo né il giorno né l’ora.

Molti cercano di rimuovere il pensiero della propria morte, ma è una forma di autolesionismo perché è una rinuncia alla conoscenza della realtà. Si vuol rimanere nell’illusione che tutto andrà secondo i nostri piani e le nostre pseudo certezze e non si mette in discussione la propria vita. Una serena consapevolezza dell’imprevedibilità della nostra morte e del suo mistero ci porta a rivolgere il nostro sguardo sul vero Signore della nostra vita, Colui che è padrone di prendercela quando decide liberamente.

Nessuno può fermare le decisioni divine e questo lo dimentichiamo soprattutto quando ci crediamo i soli protagonisti della nostra vita terrena, escludendo Colui che ci ha creati ed il fine per cui viviamo. Tutti i santi sono vissuti con il continuo pensiero della loro morte terrena, con angoscia e con serenità contemporaneamente, perché la morte ci libera da tutte le illusioni ed è veritiera: essa ci fa capire chi realmente siamo.

Il terzo punto è estremamente importante perché possiamo glorificare il Signore con la nostra fiducia nella sua infinita misericordia. Tutti sanno che Dio è infinitamente buono, ma spesso è un concetto che rimane solo a livello cerebrale. Non cala nella regione cardiaca del nostro essere.
La consapevolezza dell’amore di Dio per noi porta una gioia interiore che nessuno potrà togliere, anche se spesso sembra l’incontrario quando si è di fronte a palesi ingiustizie o a vittime innocenti.

Quando fissiamo lo sguardo sul Cristo crocifisso dovremmo subito chiederci il perché l’Innocente per eccellenza, il quale è il Figlio prediletto del Padre, ha subìto una morte così crudele ed infamante. In Lui non c’è una spiegazione razionale e filosofica certa, ma aleggia un’intuizione indefinibile, misteriosa, per cui chi crede realmente nell’amore del Padre non riesce a farsi ulteriori interrogativi, nella convinzione che tutto concorre al bene di chi ama Dio.
Sappiamo solo che la croce è la via che ci porta alla santità, cioè alla vera somiglianza con Dio.