I “luoghi comuni” sugli insegnanti
Mi riferisco a una lettera pubblicata venerdì 22 giugno 2001 sul Messaggero Veneto dal titolo “La mancanza di coerenza”. Premetto che sono un docente di un Centro di Formazione Professionale e, nonostante tutte le calunnie sugli insegnanti che provengono da tanti “saccenti”, sono ancora convinto della missione che sto portando avanti. In questa lettera si dice :” ..la scuola non fa più la scuola : basti pensare allo scarso insegnamento dell’educazione civica, gli insegnanti non fanno più gli insegnanti…”
Di nuovo la nostra categoria viene bistrattata e colpevolizzata in modo troppo genererico. Oltre alle ristrettezze economiche dobbiamo continuamente subire vessazioni, ingiurie, maldicenze… Se c’è qualche insegnante demotivato credo proprio che una delle cause principali sia da ricercare anche nel diffuso “opinionismo” che galleggia tra la marea dei luoghi comuni più assurdi. Inviterei quel signore anonimo a visitare a lungo la nostra scuola (ma anche tante altre) per rendersi conto che ci sono docenti che lavorano in silenzio, con pazienza, sopportando anche situazioni insostenibili, subendo senza reprimere condotte devianti, cercando di rimotivare giovani che sembrano senza speranza e che socialmente verrebbero rifiutati.
Quello che l’anonimo mittente chiama “educazione civica” viene da noi ritenuto un insegnamento prioritario e trasversale in tutte le discipline : noi la denominiamo “etica comportamentale” che ha come obiettivo fondamentale la trasmissione dei principali valori della vita attraverso il dialogo diretto con i giovani e la testimonianza personale.
Se questo signore si fermasse tra noi per un certo periodo si renderebbe conto con quanto zelo molti docenti hanno cercato e stanno ancora cercando di formare giovani spesso indisciplinati, altezzosi, pigri, insubordinati. E in molti casi ci sono riusciti riconquistando la loro fiducia e avviandoli nel mondo del lavoro e nella società. Si renderà conto, con stupore, che moltissimi ex-allievi ritornano a farci visita, a volte persino durante le lezioni : se non avessero ricevuto qualcosa di positivo non verrebbero certo a perdere tempo in una scuola “che non fa più scuola”.
Caro signore, a nome di tutti gli insegnanti che fanno molto di più di quello che a loro viene richiesto, la prego di non esprimere generiche opinioni sulla nostra categoria. E’ realmente una questione di giustizia. Evitiamo così che l’opinionismo più superficiale disgreghi quello che ancora c’è di buono e rendiamoci conto di quanti docenti continuino a fare il loro dovere senza alcuna gratificazione esterna, semplicemente perché animati dalla convinzione di operare tra persone che hanno bisogno di maturare per raggiungere la vera libertà interiore.
Pier Angelo Piai