QUALE IDENTITA’?
La vita terrena ha molte contraddizioni che difficilmente riusciamo a smascherare.
Ognuno di noi viene in qualche modo definito “individuo” in mezzo ad altri “individui”.
Ma tra gli esseri umani esiste un interscambio inimmaginabile a livello fisico, biologico, psicologico e spirituale. Come il regno minerale, vegetale o animale, ogni individuo è il risultato di infinite combinazioni che vengono attivate attraverso canali sottili e quasi invisibili.
Il DNA è l’incrocio di quello dei genitori, i quali a loro volta lo hanno ereditato dagli incroci precedenti. Se potessimo conoscere realmente le caratteristiche dei nostri avi fino ai primi uomini, scopriremmo identità incredibilmente eterogenee provenienti da spazi geografici, culture e razze diverse.
La lingua che cominciamo ad imparare sin da bambini è il frutto di infinite combinazioni in cui la comunicazione viene quasi fissata in concetti stereotipati nei singoli fonemi e nelle espressioni idiomatiche più comuni forgiate da remoti
I valori che acquisiamo e sui quali fondiamo la nostra evoluzione interiore, trovano il loro humus nelle esperienze di miliardi di individui, i quali hanno lottato, sbagliato, pensato e comunicato la loro interiorità.
Quanto c’è di nostro, allora in quello che siamo o diciamo di essere? Ci apparteniamo così completamente come siamo abituati a pensare? Non rischiamo di lasciarci abbagliare da questo “fondamentalismo” individuale? E’ proprio qui il crogiolo di tutti i nostri pregiudizi: pensare che la nostra identità ci appartenga in modo esclusivo.
“Il malinteso che regna tra gli uomini dipende sempre dalla diversa prospettiva con la quale ciascuno guarda se stesso e gli altri. Perché non vede in sé che le proprie possibilità e non vede nell’altro che i suoi atti.” (L.Lavelle)
Dobbiamo dedurre, allora che ogni identità che riconosciamo in noi stessi e negli altri non è altro che un gradino che ci aiuta a proiettarci nell’identità successiva. Ma ogni gradino è il frutto di infinite combinazioni, riadattamenti, aspirazioni, condizionamenti…
Possiamo sinceramente dire che il nostro “io” attuale sia quello monolitico, statico, ben definibile che crediamo presuntuosamente di possedere? Il dinamismo che scopriamo, quando riflettiamo in profondità ciò che siamo, ci deve portare a considerare il fatto che in ognuno di noi sta realizzando un progetto le cui linee portanti avranno il loro punto di incontro oltre l’apparenza, in una verità o in una pienezza che intuiamo, ma che ancora non vediamo del tutto realizzata.
“Non c’è vero incontro spirituale all’infuori di quello nel quale due esseri riescono a risvegliare l’uno nell’altro questo io segreto nel quale si riconoscono, ma nello stesso tempo si superano e si uniscono.”(L.Lavelle)
Se veramente provassimo con coraggio a prendere coscienza della relatività di questa identità statica che ci illudiamo di possedere, vedremmo un pianeta più piccolo di quello che ci sta sotto i piedi, formato dall’aggregazione di polvere cosmica proveniente da chissà quale angolo dell’Universo.
Di fronte alla verità che ci attende, scopriremmo che tutto passa in secondo piano e che la vera identità si trova solo in Colui dal quale tutto proviene ed a Lui ritornerà.
Pier Angelo Piai