La calma interiore è il segreto della forza e della felicità. Non c’è nobiltà senza lentezza, né perfezione senza immobilità
A che può servire tanta fretta? Si arriverà sempre. Si è già arrivati. E la difficoltà consiste nel godere ciò che si ha piuttosto che attendere ciò che non si ha e di cui si sarà incapaci di godere quando la si avrà.

Perché ogni scopo è in effetti fuori tiro, e lo si proietta sempre in un avvenire indefinitivamente rinascente. Bisogna dunque imparare a distruggere quest’idea di uno scopo che si persegue senza posa e che non si raggiunge mai, che ci obbliga ad aspettare di vivere e sempre ci impedisce di vivere.

Il punto estremo della vita lacera sempre la superficie del reale nel presente e non bisogna pensare all’avvenire che sarà anch’esso un altro presente. L’essere infelice è quello che spia sempre verso il passato o verso l’avvenire, l’essere felice quello che cerca non tanto di evadere dal presente, quanto di penetrarlo e di possederlo.

Quasi sempre chiediamo che l’avvenire ci porti una felicità di cui in seguito non avremmo che da godere in un nuovo presente: ma ciò significa invertire i termini del problema; infatti è dal presente stesso che abbiamo, dalla maniera stessa con cui sapremo disporne, senza volgere lo sguardo altrove, che conseguirà tutto quell’avvenire di felicità che noi potremo darci.

(Louis Lavelle: L’errore di Narciso p.117)

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a cura di http://mondocrea.it