I MICROSCOPI INTERIORI
Se il mondo fisico è così complesso, che sarà mai
quello mentale?
Quando ci addentriamo nei meandri più profondi della
nostra mente ci rendiamo conto di aver a che fare con un universo
interiore incredibilmente
misterioso. Un Universo che in qualche modo ci appartiene, ma che ci sfugge,
come succede, a livello fisico, per le numerosissime galassie di cui ancora non
conosciamo l’esistenza ma che potremmo intercettare prima o dopo con i moderni
strumenti di osservazione.
Per scrutare a fondo la nostra mente abbiamo bisogno
di potentissimi “microscopi” interiori. Con essi potremmo navigare tra lontani
ricordi ed infinite tracce mnestiche che non sono svanite nel nulla, perché
hanno lasciato un segno profondo nel nostro modo di provare emozioni, di
pensare, di ragionare e di valutare.
Colui che impara ad
osservare attentamente i dinamismi della propria mente si predispone a
focalizzare meglio gli eventi per capire che sono molto meno “esterni” di
quello che credeva. Questo fatto lo induce ad indagare con naturalezza ciò che
accade e qualsiasi fenomeno porrebbe continui interrogativi che acuirebbero
ulteriormente in lui il senso dell’osservazione.
Ciò, comunque, richiede
distacco dai pregiudizi ed una libertà interiore in evoluzione. Dal momento che
un esploratore della propria mente (endonauta) rimane attaccato
all’auto-valutazione e si giudica negativamente o positivamente, non è più libero di comprendere come
funziona realmente la propria mente, perché si lascia imbrigliare da troppe
emozioni.
Queste non trovano una canalizzazione adeguata. Le emozioni
ci sono sempre e vanno vissute: ma anch’esse possono essere oggetto di
osservazione. Se un’emozione ci crea un disagio interiore, ad esempio, è meglio
osservarla che cercare di reprimerla subito.
Ad esempio: se si prova odio per
una persona…lasciamo fluire l’emozione legata all’odio, ma soffermiamoci
anche ad osservarla. E così avviene un processo inconscio di neutralizzazione
degli impulsi distruttivi. La rabbia
che proviene dal sentirsi inadeguati a qualcosa, ad esempio, è un grande
ostacolo all’auto-osservazione. Essa assorbe le migliori energie che potrebbero
essere incanalate e sfruttate per comprendere meglio la vita e la mente.
E così
vale per la ricerca spasmodica del piacere fine a se stesso, il quale genera
illusioni che bloccano il processo evolutivo interiore. Anche la ricerca della
felicità a cui tutti tendiamo, se orientata verso desideri irreali, blocca la
nostra libertà perché inquina il distacco che dovremmo avere nell’osservare i
meccanismi mentali con cui interpretiamo la vita.
La presunzione di conoscere
noi stessi ed il mondo è ancora più pericolosa, perché induce ad una forma di
auto-sufficienza e così ci si convince che non val più la pena di osservare ed
indagare, perché riteniamo che nulla più è interessante.Per ottenere la vera
felicità bisognerebbe raggiungere gradualmente uno stato di sereno distacco per
poterci poi stupire del nostro mondo interiore ed i suoi stretti legami con
quello esteriore, nella consapevolezza che tutto insegna, anche i dettagli che
spesso ci sfuggono.
Grazie a questo sano distacco l’individuo si sente a
proprio agio in ogni situazione esistenziale e spaziale: da solo o in mezzo
alla folla, nella ricchezza o nella povertà, nella salute o nella malattia,
nella fecondità mentale o nell’aridità. E, progredendo, riuscirebbe a liberarsi
anche dalla paura della morte perché sa che è un processo naturale della vita
ed è la porta che apre ad altre dimensioni sempre più interessanti.
Pier Angelo Piai
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a cura di http://mondocrea.it