PALME
2015

 

Is
52, 13-53,12 – Eb 12, lb-3 – Gv 11,55-12,11

 

Omelia

 

La storia della passione di
Gesù si apre con un racconto-finestra, un portale che lascia intravvedere tutta la narrazione che verrà.

Gesù è condannato a morte
ormai, manca poco all’esecuzione, eppure agli occhi dei discepoli sembrano non
vedere. Gesù, mentre si avvia alla prova suprema, domanda come ogni uomo attenzione,
cura e vicinanza. Ha bisogno e bussa alla casa dell’amicizia, dove sa che
qualcuno lo rassicurerà, accarezzandolo con tenerezza, lo conforterà, mentre si
incammina verso l’ultima ora: la sua amica Maria, che parla con il corpo, che prende
fra le sue mani i piedi di Gesù.

Fra quattro giorni, Gesù
ripeterà quello stesso gesto, prenderà lui fra le sue mani i piedi dei
discepoli, mentre sente ancora sulla sua pelle le mani dell’amica, la memoria
di un gesto che gli ha riempito il cuore, e non servono parole.

Una donna e Dio parlano la
stessa lingua, inventata dall’amore.

Quando ama, Dio fa gesti
molto umani.

Quando ama, l’uomo fa gesti
molto divini.

È il loro incontro, il loro
bacio (L. Verdi).

Le mani di Maria su quei piedi. Carezze sui piedi, la parte del nostro corpo più
lontana dal cielo, più vicina alla polvere.

Piedi di Gesù che hanno
percorso tutte le strade di Palestina, e tutti i sentieri del cuore. Una
carezza come un grazie, posato sui piedi di Dio.

Dio non è venuto con ali
d’angeli, ma con piedi d’uomo, per conoscere e faticare i miei stessi sentieri.
E il più duro sentiero è la morte.

Maria abbraccia i suoi piedi
per dire:

‘Dove andrai Tu, verrò anch’io;

dove ti fermerai, mi fermerò anch’io.

Non andartene, mai;

stammi vicino e io ti starò vicina.

Poi il nardo su quei piedi, come una dichiarazione, 300 grammi di amore. Maria
versa profumo, senza calcolare; Gesù verserà sangue fino all’ultima goccia
senza chiedere nulla. Maria e Gesù si capiscono.

Perché il nardo? La risposta
del poeta
Jan
Twardowski:

Perché la croce / il sorriso
/ la pena inumana/

Credimi / è così semplice /
quando si ama.

È così semplice!

E poi i capelli su quei
piedi. Per una donna di Palestina sciogliere i capelli per un uomo era un gesto
di una carica affettiva veemente, gesto dell’intimità, dell’appartenenza,
dell’incontro.

Gesù è lo sposo, atteso e
amato.

Non di solo pane vive Gesù, a
quella cena, ma di ogni cosa che sgorga dal cuore dell’amica; vive di intimità
e di tenerezza. Come ogni uomo, dai suoi amici Gesù cerca tre cose: tenerezza,
intimità e gratuità, le cose che ci fecondano di luce.

E la casa – dice Giovanni – si
riempì di profumo”. Il profumo della sposa del Cantico. Ma a che cosa serve
una casa piena di profumo? Che cosa cambia nella storia insanguinata del mondo
un vasetto di profumo? Cosa se ne farà Gesù del nardo sull’albero infuocato
della croce?

Perché il nardo? A Betania, per un attimo, per un’ora,
per una sera l’odore della morte è vinto. Profezia del nardo: ‘su Te il profumo della vita e non l’odore
della morte! Tu sei l’unto, il messia, il re, il sacerdote, lo sposo, il
risorto’.

Perché le carezze? È l’espressione di quell’antica
lingua femminile capace di unire il quotidiano con lo straordinario, l’alto con
il basso, il corpo e lo spirito. Di nobilitare tutto ciò che tocca.

Il profumo non è necessario,
non è il pane, il vestito, la casa.

Ma è fratello del respiro.
Non ti puoi sottrarre.

È l’eccedenza, il di più, come
il vino di Cana;

è la tenerezza, la bellezza,
la gioia.

Il profumo è la traccia che
rimane dell’amato,

nella casa e nelle mani,

quando l’amato non se n’è
andato,

e lo evoca, e lo invoca.

Il profumo è una dichiarazione d’amore.

La cosa di cui più abbiamo
fame, noi e Dio.

Quel vaso di nardo valeva un
anno di lavoro, dieci volte i trenta denari che daranno a Giuda per Gesù,
valeva una follia.

Perché questa spesa pazza, senza
misura e senza necessità?

È come se Maria dicesse:

“Hanno deciso la tua morte,

ma io ti profumo con ciò che fa vivere:

l’hai insegnato Tu che l’amore fa vivere.’

Vale trecento denari, ed è
come se Maria dicesse:

‘qualcuno ti tradirà per trenta denari

ma io ti amerò dieci volte tanto.

Qualcuno ti venderà per trenta soli denari,

ma io ti riscatterò per dieci volte!’

E il cuore di Gesù assorbiva
forza per camminare verso i giorni supremi.

M’incanta un Dio che ama il
profumo. L’uomo pratico che è in noi è tentato di dire che si tratta solo di un
gesto bello e sentimentale, se non fosse ben più di questo: un gesto rivelatore, una profezia. La
profezia della gratuità.

Ed ecco che interviene Giuda,
portavoce della mentalità pratica: perché
questo spreco? Portavoce di tutti i calcolatori, di tutti quelli coi piedi
per terra. Quelli che l’eccesso li disturba, quelli la gratuità li inquieta.

E proprio in questa
settimana dell’amore in eccesso, del corpo inchiodato, del sangue versato fino
all’ultima goccia, anche noi ci domandiamo guardando la croce: perché questo spreco? A cosa è servita
la morte di Cristo?

E facciamo esattamente come
Giuda, cercando di afferrare con la logica della utilità, il codice della
necessità, ciò che invece è puro dono, vita versata su di noi e sul mondo, come
l’olio prezioso di Maria versato su Gesù: pura gratuità d’amore.

E Giuda ancora: “Questo profumo è denaro rubato ai poveri”,

ma il vangelo ripete: guarda con l’intelligenza del cuore,

non guardare il prezzo del nardo, guarda l’amore dell’amica;

non guardare allo spreco, gusta il profumo che riempie
la casa;

non guardare al costo, guarda il dono senza calcoli.

Giorno per giorno, ora per
ora, goccia per goccia, come il profumo più caro, impara a donarti: a un amico,
a un povero, a Dio o al tuo amato.

E la tua casa si riempirà di
profumo.

Come il vento di questa giornata, riempito di pollini
di primavera. Non tutti arriveranno a fecondare fiori, a diventare frutti, ma almeno
per un po’ ci profumano l’aria. Sono la goccia di nardo che Dio stesso ci
regala.

Che profuma di risurrezione.

Paolo dice: voi
siete il buon profumo di Cristo, che è odore di vita per la vita! (2 Cor 2,16).
Come Maria di Betania, avere mani profumate di vita, sguardi profumati di
vita, pensieri e parole che hanno il buon odore della vita per la vita. E la
casa si riempirà del profumo della vita.

 

 

PREGHIERA ALLA COMUNIONE

 

Signore, sono
come Maria di Betania

e sono anche
come Giuda.

So essere
calcolatore e meschino,

ma tu sai che
ho anche qualche slancio nel cuore;

qualche volta
mi pare di volare,

e l’aria intorno
è profumata,

qualche volta
è solo buio sul cuore.

Ma oggi,
mentre ti avvii alla Passione,

 nel riverbero cangiante degli ulivi,

 vorrei che tu fossi almeno un po’ consolato

da miei
piccoli gesti di amicizia,

come lo fosti
a Betania.

Cerco dentro di me un sentimento da dedicarti,

una carezza da offrirti,

come goccia
di profumo del mio nardo.

Che io possa
tornare ad innamorarmi di te,

come Maria di
Betania.

Che
possiamo  tornare ad amarti da
innamorati,

e non da
sottomessi.

E la casa si
riempirà di profumo.

Si riempirà
di te, profumo della vita.

Amen.

 

p.Ermes Ronchi