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Testimonianza diretta su Concetta Bertoli della signora BICE LANFRIT, nata il 29.02.1920  a Mereto di
Tomba (UD) dove visse l’infanzia e la giovinezza.
Bice è intervistata da Laura.

 

NUOVO LIBRO SU CONCETTA BERTOLI:

 

http://www.edizionisegno.it/libro.asp?id=1637

 

 

 

La Chiesa PArrocchiale di Mereto di Tomba

 

CONCETTA BERTOLI (venerabile)

(dolori e gioie di un’anima friulana pura)

 

BREVE BIOGRAFIA DI CONCETTA BERTOLI

 

Mereto di Tomba è un piccolo comune dell’alta pianura friulana centrale posto a sud della fascia collinare morenica, non molto lontano da Udine. In questo paese tipicamente agricolo il 14 aprile 1908 nacque Concetta Bertoli. Fino ai 16 anni, dopo aver frequentato la scuola, si dedicò al duro lavoro dei campi e nonostante ciò in paese era conosciuta come una ragazza sempre allegra, cordiale e rispettosa. A 22 anni una terribile malattia, che aveva cominciato a contrarre sei anni prima nel 1924, la costrinse a vivere immobilizzata: l’artrite deformante poliarticolare (allora poco conosciuta) che le impediva persino di mangiare normalmente perché la sua bocca era ermeticamente chiusa. Poteva nutrirsi solo di cibo liquido.

Concetta inizialmente non riusciva ad accettare questa malattia. I frequenti contatti con il parroco la convinsero che ella aveva una missione da compiere se unita alle sofferenze di Gesù Cristo. Dicevano che il suo corpo immobile era divenuto contorto come una “S” maiuscola e per questo veniva denominata “La crocifissa di Mereto di Tomba”, per indicare la sua accettazione ad aderire al Calvario.

Amava volentieri sentir parlare di San Francesco e per questo a 32 anni divenne Terziaria Francescana (7 agosto 1940). In questo modo ella intendeva glorificare Dio con lo spirito di San Francesco, edificando tutti coloro che venivano a trovarla

Nel 1950, a 42 anni, la malattia la condusse alla completa cecità. Non si perse d’animo ed offrì anche questo suo stato per i peccatori ed i missionari. Per questo diceva spesso di essere missionaria del dolore a chi veniva a trovarla. Diceva anche: “il Signore affida a tutti un posto, a me ha dato questo, io sono contenta”. Era giunta ad un livello di spiritualità così elevata da ringraziare continuamente il Signore per averla messa in quelle condizioni.

Concetta era molto amante dell’Eucaristia perché era fiduciosa del sostegno di Gesù Eucaristico. Quando passarono 25 anni dal giorno della “sua crocifissione” fece celebrare una Santa Messa nella sua povera cameretta il 24 dicembre del 1949 e la sua commozione fu grande, perché riteneva questo fatto una grande grazia consolatrice. Concetta desiderava molto recarsi a Lourdes non per guarire fisicamente, ma per avere la forza di continuare la sua missione a favore dei poveri peccatori. Nel luglio del 1938 riuscì a compiere il pellegrinaggio grazie all’UNITALSI e venne trasportata dinanzi alla grotta. Proprio lì riuscì a comunicarsi normalmente, cosa per lei impossibile perché le mandibole e i denti erano inchiodati.

Quando dall’UNITALSI fu portata al Santuario di Loreto, l’11 settembre del 1951, ella, pur essendo cieca, riuscì a vedere la Santa Casa della Vergine: testimoni i presenti perché la sentirono descrivere dettagliatamente “mattonino per mattonino” l’intera casa. Quando ritornò a casa ridiventò cieca, ma contenta della grande grazia ricevuta. “Ho perduto la vista agli occhi, ma ho l’occhio della fede”, diceva a tutti.

Il 6 marzo 1956 ricevette l’ultima comunione. Precedentemente, nel gennaio del 1956, preannunciò che entro quell’anno sarebbe morta.

Morì l’11 marzo 1956 nella sua casa di Mereto di Tomba; venne sepolta nel cimitero locale, da dove il 5 agosto 1973 venne traslata e tumulata nella chiesa parrocchiale.

La causa per la sua beatificazione iniziò ad Udine il 13 gennaio 1969; la sua cameretta è divenuta meta di devozione; nel 1985 si svolse ad Udine un processo su una guarigione ritenuta miracolosa.

La casetta di Concetta Bertoli

 

TESTIMONIANZA DI FIDES MARIA MESTRONI (nata nel 1924), NIPOTE DI CONCETTA BERTOLI

 

La casa di mia zia Concetta era sempre frequentata da tanta gente. Ella aveva le mani come inchiodate dalla malattia e non poteva fare niente da sola. Pur avendo le mandibole chiuse ella parlava normalmente come parlo io. Voleva essere sempre coperta per non impressionare i visitatori.

Aveva tanta fede ed aveva per tutti molto amore: tutti quelli che l’andavano a trovare ritornavano contenti. Per me è stata come una madre per la mia fede e mi ha tanto aiutato. Un giorno erano venute a trovare mia zia tre signore di Udine: avevano constatato che la sua stanza non era riscaldata e possedeva solo una coperta. Le promisero di portarle un bel piumino d’oca, però per lei era troppo pesante e me lo regalò ed ora lo conservo ancora sul mio letto. Un giorno le avevano offerto di portarla in una clinica a Udine. Allora lei, vedendomi piangere disse loro: “no, grazie, sto tanto bene qui nel mio tettuccio”.

A causa delle mandibole bloccate, zia Concetta non riusciva a masticare il cibo, pertanto le davamo da mangiare cose liquide. Una sera le misi due pezzi di biscotti da una parte all’altra della sua bocca perché potesse pian piano mangiarli, ma due topolini (che lei scherzosamente chiamava “signorine”) glieli portarono via.

Venivano molti pullman da ogni parte a trovarla. Tutti le chiedevano preghiere ed una volta mi disse: “prego sempre per gli altri perché per me non riesco, ma Dio mi darà sempre la forza per andare avanti!”

Un giorno mi predisse che purtroppo nel futuro ci sarà una guerra molto più disastrosa dell’Ultima Guerra Mondiale. La situazione attuale del mondo non mi piace per niente. Zia Concetta mi ha trasmesso tanta fede e non potrò mai dimenticarla: lei pregava continuamente. Ogni sera alle 18.00 veniva il parroco a recitare il Santo Rosario insieme ad altre persone. Persone di ogni età e stato sociale venivano da lei per avere un conforto. Zia Concetta riteneva il matrimonio un sacramento importante, anche se pieno di sacrifici e ci teneva alla fedeltà degli sposi. Aveva predetto anche la sua morte già nel gennaio del 1956: “Quest’anno io morirò!” – mi diceva. Espresse il desiderio che dopo la sua morte fosse vestita come la Madonna di Lourdes. Infatti morì l’11 marzo dello stesso anno. poi lei aggiungeva l’esortazione di pregare per i non credenti, per gli ammalati, per i peccatori. Io ringrazio Dio ogni giorno per avere avuto l’opportunità di aver assistito mia zia Concetta, perché lo ritengo un grande dono.

 

TESTIMONIANZA DI BICE LANFRIT (n.1920 Cividale del Friuli)

 

Ho conosciuto la Concetta da ragazzina. Andavo spesso a trovarla e qualche volta le portavo anche da mangiare. Tutte noi dell’Azione Cattolica andavamo a trovarla. Portavamo in giro per il paese con una poltrona in vimini, così poteva prendere un po’ d’aria.

Praticamente noi la vedevamo spesso nel letto ed era così dimagrita che non riuscivamo nemmeno a vederla bene. Quando andavamo a trovarla era sempre allegra, non l’ho mai vista piangere. I soldati, prima di partire alla Guerra, andavano a salutarla. So che aveva pregato tanto affinché tutti tornassero dalla Guerra. Sono stati gli stessi giovani tornati dalla Guerra a portare la sua salma nella nicchia parrocchiale dal cimitero di Mereto di Tomba.

Spesso lei ci raccontava anche barzellette, nonostante avesse la bocca quasi del tutto chiusa: era sempre sorridente, parlava abbastanza bene e la capivamo.

Durante la malattia la vedevamo molto rassegnata: Anche il parroco andava a trovarla ed una volta celebrò a Santa Messa nella sua camera.

Per noi era un grande esempio, si può dire che tutto il paese l’aveva adottata. Le davamo da mangiare roba liquida, minestrine ecc. perché non poteva masticare nulla, era talmente deformata dalla dolorosa malattia che la mandibola era bloccata. Suo padre le metteva un filo con dei biscotti, come una collana, in modo che lei potesse mangiarli usando solo due dita. Spesso trovava i topi addosso al collo che le mangiavano i biscotti.

Concetta offriva le sue sofferenze alla Madonna per i giovani del paese, specie per quelli in Guerra.

Si racconta che un dottore ebreo, che andava spesso a trovarla, aveva provato a farle delle iniezioni che le erano giovato molto. Ma la scatola sparì ed il medico non si riuscì più a trovarlo. Concetta ha sofferto molto offrendo tutto al Signore e merita di essere dichiarata “Beata”

 

LETTERA SU CONCETTA di don Siro Cisilino

Mereto di Tomba 12.04.1954

 

Una grande amica ora abbiamo in cielo: appena ho saputo della sua morte ho cominciato a raccomandarmi a lei come ci si raccomanda a Santa Teresa del Bambin Gesù, a Santa Maria Goretti e ai beati martiri della fede dei nostri giorni.

Io penso che il Signore vorrà far parlare di lei perché la sua vita è stata un altissimo esempio della virtù più difficile.

Io le avevo detto l’ultima volta che l’avevo vista: tu sarai una Principessa del sangue Reale nel Regno dei Cieli.

Le sue pupille erano spente, eppure lei seppe vedere più lontano il libro della vita con le sue pupille spente che noi con le nostre pupille sane.

Le sue gambe erano inchiodate da trent’anni come quelle del Cristo sulla Croce, eppure lei percorse più spedita con quelle gambe inferme l’erta via della Santità, che noi con le nostre gambe robuste.

È gran cosa predicare il Vangelo e la Verità eterna. Noi preti siamo capaci di predicare sul pulpito: ma eseguire e mettere in pratica il Vangelo come Concetta è assai più difficile.

Concetta ha saputo col suo esempio farci una predica più efficace della nostra: sempre dolce, sempre amorosa, senza mai rimproverare alcuno. Così purtroppo non sappiamo fare noi preti. Con i nostri difetti roviniamo l’opera evangelica nel popolo. Solo il Signore col suo esempio e quello dei suoi Santi sa predicare ed insegnarci senza difetti: tale è la predica che Dio ci ha fatto con la sua Concetta.

È proprietà della sapienza e potenza di Dio il saper trarre fuori da tale malattia, da tanti dolori che hanno devastato, distrutto la salute e la bellezza d’una ragazza, una Santa per illuminare il popolo cristiano.

Io vi auguro di vivere fino a vedere la gloria di Dio sopra di lei.

Io prego e la tengo come protettrice ed una santa guida nei giorni della mia vita e spero che lei voglia ricordarmi nella sua Santa memoria.

Vi saluto tutti

Sac. Siro Cisilino

Pantianicco.

 

INTERVENTO DELL’ARCIVESCOVO DI UDINE

“Concetta Bertoli era una donna e una cristiana che, pur attraverso il buio di una durissima prova, non ha perso l’orientamento dell’esistenza. La speranza di essere sempre con il Signore ha riempito di amore la sua debole esistenza, senza sprecarne neppure un frammento. Chi donò tanta forza all’animo di Concetta? Il suo compagno di viaggio: Gesù crocifisso. Essa compì il suo difficilissimo pellegrinaggio terreno in comunione col suo Signore, sostenuta dalla fede e dalla speranza che Gesù sarebbe stato sempre con lei, sulla croce e, oltre la morte, nella gioia della Risurrezione.”

(mons. Andrea Bruno Mazzocato, Arcivescovo di Udine a Radio Spazio – 1 marzo 1917)

 

dalla LA VITA CATTOLICA del 4 marzo 1995

Gerardo Maieron così scriveva di Concetta Bertoli in occasione del 39° anniversario della sua morte:

Tutta la vita di Concetta Bertoli è stata una lezione ricordata nell’epigrafe scolpita sulla lapide delle prime due tombe:

“CONCETTA BERTOLI, PER TRENTUN ANNI CROCIFISSA, HA PREGATO, AMATO, RIPARATO”

Il Messaggio di Concetta fu il sorriso che seppe riprendere ogni giorno in trentun anni di martirio, per nascondere la sua croce.

La sera domenicale dell’11 marzo 1956, alle 18, Concetta esalava l’ultimo respiro. Nello stesso giorno della morte, il parroco scriveva nel registro Memorie per la parrocchia di Mereto di Tomba, nei fogli 72-73: ” La sua missione in vita fu la sofferenza. Illuminata dalla fede, comprese il valore inestimabile del dolore sofferto cristianamente. Infervorata dalla carità pervenne fino al punto di domandare dolori a Dio per i bisognosi della Chiesa Universale e parrocchiale, e, soprattutto per la moltiplicazione e santificazione dei sacerdoti”. Il 14 novembre 1971, l’arcivescovo di Udine, mons. Giuseppe Zaffonato affidò a padre Fernando da Riese il plico degli atti processuali per la beatificazione da portare a Roma. Il Friuli attende la decisione dopo la chiusura (8 aprile 1986) del processo su guarigione ritenuta miracolosa…

 

CONCETTA BERTOLI CROCIFISSA PER AMORE

(intervento a Telepadrepio)

http://www.teleradiopadrepio.it/interna.php?key=8221&inc=dettaglio&bread=News&t=Concetta%20Bertoli%20crocifissa%20per%20amore

Come trasformare il dolore in amore, una disgrazia in grazia e uno stato di disabilità in una potente energia di salvezza: questa in sintesi la storia di santità della Venerabile Concetta Bertoli umile terziaria francescana vissuta in Friuli dal 1908 al 1956. Concetta scopre la preziosità della sua croce, vera forza d’amore che salva, come fu la croce di Gesù. Da lei non vuole staccarsi e prega continuamente: Gesù e Maria fatemi compagnia. Concetta capisce che le sue sofferenze non sono un incidente di percorso, ma uno strumento prezioso di redenzione da non sprecare, da valorizzare al massimo per il bene della Chiesa e del mondo.

Consumata dal dolore morì la sera dell’11 marzo 1956 aveva vissuto 31 anni di malattia, 26 di completa immobilità e 5 anche di completa cecità. Il processo di canonizzazione, iniziato il 13 gennaio 1969, si è concluso il 24 aprile 2001 con il riconoscimento delle virtù vissute in modo eroico.

Fr. Aurelio Blasotti vice postulatore della causa di beatificazione e canonizzazione della venerabile Concetta Bertoli, ai microfoni di Tele Radio Padre Pio presentò la sua figura e la sua santità: “capì il dolore, l’accettò in pieno ne chiese dell’altro, l’offrì in preparazione e così si autodefinì: “Io sono missionaria del dolore. Il suo esempio – ha detto Padre Aurelio – aiuterà a credere in Cristo che resta sempre sulla croce e a seguirlo portando la propria”.

 

PERCHÉ TANTA SOFFERENZA?

(riflessione sul senso del dolore)

La lunga sofferenza di Concetta pone indubbiamente degli interrogativi a molti di noi: perché la sofferenza? Non poteva Dio crearci con un certo grado di perfezione, privi di ogni necessità corporale? E perché persone particolari come Concetta hanno sofferto così tanto?

Altri interrogativi si affacciano alla nostra mente disorientata: ma Lui, dal quale tutto ha origine, ha faticato a creare? La teologia tradizionale ci insegna che in Lui non può esserci ombra di imperfezione. Il dolore e la fatica appartengono alle imperfezioni degli esseri ancora in evoluzione, quindi Dio non può “evolversi” perché è già perfetto in sé ed è l’origine di ogni perfezione. Durante l’atto creativo era nel più completo piacere: “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona.” (Gen. 1,31) Questo versetto biblico ci permette obiettivamente di intuire che Dio ama la vita ed esulta di gioia per essa. Ed allora perché permette tanta fatica e tanto dolore? Ci è stato insegnato che la risposta è in Gesù Cristo, per mezzo del quale tutte le cose sono state fatte. “Chi vede me vede il Padre”.

Si è incarnato nel Figlio e ciò che vediamo nel Figlio, è nel Padre. I Vangeli ce lo presentano come una lode vivente del Padre, al quale si sottomette fino alla passione ed alla morte in croce. Questo ci dimostra, allora, che Dio non è cinicamente staccato dalla sua creazione. Vi si “immerge” tramite il Figlio, della stessa sua natura. E lo fa per riportare la creazione allo splendore iniziale, dopo il decadimento dovuto al peccato, che è la mancanza d’amore dell’uomo. L’uomo ha voluto allontanarsi da Dio e Dio gli dà la possibilità di “ridivinizzarsi” tramite un estremo atto d’amore, quale l’incarnazione, la passione e la morte in croce.

Anche un buon padre terreno richiama vagamente l’opera divina. Il padre concepisce il figlio in un atto d’amore accompagnato dal piacere insito nello stesso atto. Poi segue la creatura durante la sua evoluzione, partecipa di persona allo sforzo che deve fare per arrivare alla maturazione…

Dio-Padre crea nella gioia e partecipa di persona allo sforzo della sua creatura che dovrà raggiungere la statura di Gesù Cristo. Non l’abbandona a se stessa: semplicemente le indica la via maestra, che è quella dell’amore, che la stessa croce sottende. In Gesù Cristo misericordioso sono celati i segreti amorosi del Padre che vengono gradualmente svelati dallo Spirito Santo.

In Lui ogni attimo della nostra vita è pienamente partecipato: l’immane sforzo della tremenda passione riassume, sintetizza e ricapitola ogni più piccola sofferenza di tutti gli uomini che sono esistiti, esistono ed esisteranno.
Non vale, allora, la pena di partecipare anche noi a questo incredibile e misterioso sforzo della Creazione?

Riflettiamo profondamente sulla nostra esistenza, destinata ad una gloria che ora non possiamo immaginare e che è rappresentata dalla Risurrezione di Gesù Cristo…

Scriveva Camus: “Se c’é un’anima, è un errore credere che ci sia data già interamente creata. Si crea qui, lungo la vita. E vivere non è altro che questo lungo e torturante parto. Quando l’anima è pronta, creata da noi e dal dolore, ecco la morte”.
“Bene e male, vita e morte, povertà e ricchezza, tutto proviene dal Signore.” (Sir.11,14) Se Dio ha permesso il male e la sofferenza, c’è un motivo!

E’ faticoso scalare un’impervia montagna. In una scalata libera si sfruttano soltanto gli appigli naturali offerti dalla parete. Il rischio della caduta è sempre presente. Le sporgenze sono a volte scomode e taglienti mentre qualsiasi sguardo al vuoto sottostante genera pericolose vertigini.

E’ difficile intravedere la cima nascosta tra dense nubi: eppure c’è e bisogna ascendere faticosamente. Una volta saliti, seduti su una roccia, si osserva con grande soddisfazione il bellissimo panorama e si gode il maestoso silenzio di quelle altezze.
Ecco una sfumata metafora della nostra vita. Si sale verso una meta non ancora visibile. La fede ci dice che c’è e che bisogna continuare l’ascesa. Per ognuno c’è un calvario, una croce, una vetta.

“Ma ogni fatica è uno sforzo creatore simile a quello divino se viene illuminato da Cristo. L’esperienza di fede continua attraverso le fibre del fisico e dello spirito. In questa situazione prevale l’adattamento alla volontà di Dio…è molto difficile soffrire con coscienza, con intelligenza. C’è sempre qualcuno che protesta in noi” (P.Albino Candido, Diario,)

Ogni uomo vive in un mare di sofferenze. Molte subìte, altre effetto di errori personali o collettivi, altre accettate con amore.
L’eterna domanda riguarda sempre il dolore: perché Dio lo ha permesso e come si concilia con la sua infinita bontà?

Eppure il cristianesimo ha come simbolo la croce e lo stesso Maestro ci indica che il Regno si raggiunge tramite essa. E’ possibile costruire una vera filosofia della croce? Filosofi e teologi si sono scervellati per poter dare una spiegazione accettabile alla logica umana. E invece non risulta rientrare in alcuna logica. Più la ragione vi penetra e più diventa illogica.

La domanda si fa più insistente: nella sua onniscienza ed onnipotenza, non poteva il Signore risparmiare a se stesso e a noi tanta fatica? Non poteva donarci un’intelligenza tale ed una visione della vita così completa da fare in modo che noi lo adorassimo senza entrare in un mare di dolore così spesso insopportabile? L’uomo saggio, previdente, ragionevole, questo ipotetico altro Adamo non si sarebbe lasciato corrompere dal diavolo e quindi non sarebbe decaduto.

Tutte domande che scaturiscono dalla mente isolata dal cuore. La razionalità non riesce a penetrare il mistero. Il cuore ne intuisce lo spessore.
Allora bisogna scendere al cuore. La fede, virtù teologale, ci deve condurre ad una convinzione fondamentale : Dio è bontà e misericordia infinite.

E’ necessario credere nonostante le apparenze ci facciano dubitare di ciò. Bontà significa condividere quello che si ha e, più ancora quello che si é. Dio vuole condividere con noi quello che ha e quello che é. Ciò che ha di più prezioso, oltre alla creazione, è suo Figlio.

Nell’incarnazione ce lo ha dato. Noi l’abbiamo maltrattato a causa della nostra incredulità e opacità. Ma da questa sua enorme sofferenza ci ha resi partecipi della sua natura. Condivide con noi ciò che é perché chi crede in Lui, cioè lo ama mettendo in pratica le sue parole e il suo esempio, si “divinizza”, diventa coerede di suo Figlio, quindi figlio di Dio.

Concetta ha creduto fermamente in Lui e, nella sua semplicità, ha intuito il grande valore della sofferenza unita a quella di Gesù Cristo. Grazie ad essa, per un misterioso progetto divino, tante anime ne hanno potuto beneficiare in virtù della Comunione dei Santi e per la gloria di Dio.

 

Eventuale riflessione di p. Aurelio Blasotti….

 

DETTI DI CONCETTA BERTOLI

 

– Non ho abbastanza fiato per ringraziare il Signore d’avermi messa in queste condizioni, perché, se io fossi stata sana, chi sa quanto cattiva sarei stata.

– Il male, senza rassegnazione, è tremendo; ma, se c’è la rassegnazione, non è niente.

– Sto tanto bene qui nel mio lettuccio. Il Signore affida a tutti un posto; a me ha dato questo. Io sono contenta.

– Tutto per i peccatori e per i missionari.

– Non so come ringraziare Dio del dono della vita… Quante cose grandi possiamo fare in questo mondo per il Signore!

– Tutti dobbiamo saper vivere soffrendo, almeno un poco, perché il Signore ci perdoni tutto.

– I dolori sono la mia compagnia.

– Io sono missionaria del dolore.

– Gesù e Maria, fatemi compagnia.

– Vediamo di essere buoni noi, di soffrire noi per tanti che commettono peccati.

 

Testimonianza di Davide Mestroni, parente di Concetta Bertoli e colpito dalla sua stessa malattia (nato il 10/10/1975).

Mereto di Tomba 16. 02. 2012

Dieci domande che Don Giovanni Boz, parroco di Mereto di Tomba, ha rivolto a Davide

1D) – Siamo raccolti per ricordare la santità della Venerabile Concetta, sorella della tua nonna Angelina. Potresti raccontarci cosa ti colpisce di più della sua testimonianza?

1R) – Per me colpisce perché era tanto ammalata, ma comunque è stata fortunata anche nella gravità della sua malattia perché aveva una famiglia sempre vicina a lei e tanti parenti e amici che le volevano bene. lo non sono stato tanto fortunato, perché ho avuto più problemi, io ho avuto solo mio fratello e mia madre e basta, non viene mai nessuno a trovarmi come andavano da lei.

2D) – Caro Davide, a te il Signore ha chiesto di avere sul tuo corpo la stessa malattia di Concetta. Potresti raccontarci come sei arrivato a dire il tuo sì a Dio?

2R) – lo all’inizio ho dovuto accettare, perché mi son reso conto che guarire era impossibile allora ho imparato ad accettare la malattia, ma e stato molto difficile, c’è voluto tanto tempo per accettare, Ed è difficile ancora oggi, sai!

3D) – Tutta la vita è una croce che pesa però bisogna saper accettarla!

3R) – Ma comunque ho capito che bisogna stare tranquilli e accettarsi così come si è.

4D – Vedo che tu sei contento e tranquillo.

4R) – Nonostante tutto, sono tranquillizzato – anche se è difficile comunque.

5D) – Come riempi le tue lunghe ore del giorno?

5R) – In parte sul computer – la mattina sono collegato alla macchinetta per respirare dalle ore 6 alle ore 12 quando mi sveglio. Poi al al bagno, e dopo a mangiare con mio fratello e mia madre, poi vedo la televisione e quando sono stanco mi ritiro nel mio ufficio. Alla sera mi preparo per andare a dormire con la mia macchinetta per respirare: è per me una grande “goduria”. Ogni giorno sempre uguale. Ma bisogna essere contenti, sempre più che si possa, altrimenti sarebbe più difficile continuare.

6D) – Viviamo tempi non sempre facili per la fede, quali suggerimenti vorresti dare ai tuoi giovani compagni per riconoscere nella loro vita il progetto dì Dio?

6R) – Voglio dire una sola cosa, di credere in se stessi, che la vita non è facile. Poi ai genitori che non ascoltano tanto i giovani: il problema è la famiglia, il giovane ha bisogno di qualcuno che lo accolga, altrimenti va dalla parte sbagliata. I giovani commettono degli sbagli, allora non è sempre colpa loro ma anche degli altri, della famiglia. Io non posso insegnare a loro, ma loro sanno cosa fare. Sono loro che devono sapere dove andare, non è necessario uno che insegni loro.

7D) – In particolare agli ammalati e ai sofferenti, sia nel corpo che nell’anima, alle persone che soffrono per disgrazie o la morte di persone care cos ti senti di dire dal tuo letto di dolore?

7R) – Posso dire una cosa sola, che è dura ma bisogna continuare ad andare avanti. E dopo l’unica cosa è essere sereni con se stessi. Questo è il classico insegnamento che posso dare anche nei gravi problemi e se qualcuno ti prende in giro, che può essere una cosa normale, non si può fare niente, anche se ci dispiace.

8D) – Certamente sull’esempio di Concetta anche tu avrai messo delle grandi intenzioni alle tue sofferenze. Potresti dircele?

8R) Io non mi sono mai chiesto quello che vorrei. Però per me conta la serenità che è già mezza malattia guarita. Vorrei dire alle persone vecchie che sono sempre di malumore, anche se sono vecchie ma possono bere con il bicchiere da sole, è una grande cosa. Possono sentirsi fortunate che sono arrivate alla vecchiaia, che pensino a quelle persone che non possono bere da sole e che non arrivano alla vecchiaia. Quello che voglio dire, non arrendersi mai, andare avanti, anche se la vita è dura, mai mollare, cosa importante è la serenità e la fiducia.

9D) Io ti ho conosciuto che avevi 14 anni, 22 anni fa, ora hai 36 anni, in ottobre 2012 ne compi 37. Ho visto un poco lo sviluppo della tua ribellione nel sentire i tuoi amici che correvano in motorino in piazza e tu ti trovavi impedito nei movimenti. Anche all’inizio quando camminavi dovevi sempre essere accompagnato. Quindi sono stati momenti brutti anche per te trovarti in una gabbia chiusa e non poterti muovere non è stato facile e hai avuto la ribellione. Io ti raccontavo la mia vita in missione, le mie malattie ecc. Anche questo ti aiutò a proseguire. Ora vedo che dopo tanti anni sei di una maturità semplice, saggia e non parli a vanvera, ma vai nella sostanza – non parli a livello di osteria – ma dici verità che sono anche indirettamente positive. In te lavora lo Spirito Santo.

9R) – Proprio perché ho una certa età, ho incominciato a capire che non occorre prendersela con il mondo per il mio soffrire, non ha colpa il mondo. Invece dì adagiarmi bisogna continuare e andare avanti, essere contenti di quello che si è e non volere ciò che non si può avere. Si vede che l’età mi ha cambiato, sono diventato più sereno e contento di come sono.

10D) – Bisogna ringraziare il Signore. Tu per me sei il “gigante”. Speriamo che questa testimonianza serva a qualcuno.

10R) – Altra cosa da dire: io non ho paura della morte, anzi avrei piacere di andare a vedere com’è il Signore, perché io parlo sempre con lui come a una persona normale, a volte mi arrabbio anche, e discuto vivacemente con lui.

 

PRESUNTI MIRACOLI DI CONCETTA BERTOLI  (in attesa di approvazione)

Tra i tanti fatti riferiti come “miracolosi” mentre Concetta era in vita, particolarmente toccante è quello di un ex soldato della Seconda Guerra Mondiale, nipote della venerabile, sulla cui vita sotto le armi venne fatta una profezia, che puntualmente si avverrò. Il militare partì nel 1936, ritornò nel 1945, dopo nove anni costellati di incredibili e drammatiche vicissitudini: “Ero quasi sempre al fronte – racconta – e non conobbi mai paura, mi sentivo sicuro sulle parole di Concetta: ritornerai”. Si dice che in periodo di guerra, anche a Mereto, suonò ripetutamente l’allarme in vista di bombardamenti nemici; tutti gli abitanti si ritirarono sempre nei rifugi, lei la venerabile, tutte le volte rimase immobile e “serena” nel suo letto. (dal Messaggero Veneto del 9 febbraio 2011)

 

RELAZIONE DI UN PEDIATRA

10 marzo 2013
In data 7 gennaio 2011 venivo a conoscenza da una Collega del caso un bambino di 12 anni ricoverato lo stesso giorno presso la Pediatria di San Daniele. Il ragazzino. riferiva la Mamma, sintomi sospetti quali mal di testa che non passava con i farmaci, febbre elevata vomito. ll sospetto clinico riferitomi era quello di meningite .
Dopo la telefonata della Collega contattai immediatamente sia il reparto di Pediatria sia i Genitori che mi confermavano il sospetto di meningite in via di accertamento (puntura lombare, esami del sangue)
Per ridurre il dolore alla testa non erano sufficienti i farmaci normalmente utilizzati nei bambini perciò i medici della Pediatria di San Daniele decisero di somministrare la morfina.
Tuttavia nei giorni successivi Io stato clinico generale continuava a peggiorare nonostante il pronto avvio della terapia di supporto nonché antibiotica ed anti-virale in attesa dei risultati delle analisi.
La Mamma, più volte nelle diverse giornate, mi contattava per confrontarsi sull’andamento clinico e per aggiornarmi in tempo reale.
Nonostante le cure impostate vi fu, in data 10 gennaio, quindi dopo 3 giorni dal ricovero, un progressivo aggravarsi che fecero decidere al primario della Pediatria di San Daniele di trasferire il piccolo presso il reparto di Clinica Pediatrica dell’Ospedale Burlo Garofolo Trieste.
All’arrivo a Trieste il paziente progressivamente peggiorava fino al corna che si manteneva poi, costante e stabile.
Iniziarono poi i primi segni di danno neurologico corna profondo. EEG alterato, battito cardiaco lento fino a 25-38 battiti al minuto, estrema riduzione della pressione e degli atti respiratori.
Alla Risonanza Magnetica dell’11 gennaio si rilevava un quadro normale. il 12 gennaio quando al controllo RMN si iniziavano ad osservare i primi segni di danno cerebrale a livello dei centri vitali, parti del cervello iniziavano a deteriorarsi fino a “sciogliersi”. Questo dato di lesione si confermava nella RMN del 14 gennaio.
In data 14 gennaio 2011 parlai con la mamma nel primo pomeriggio della grave situazione clinica, alle ore 17.30 ebbi, poi, un colloquio telefonico con il Collega del Burlo, il quale mi comunicava la loro estrema preoccupazione circa l’evoluzione clinica generale che, ora, iniziava a contemplare anche l’esito fatale tanto da invitarmi ad “aprire la strada” con i Genitori della comunicazione di tale possibilità e cioé che il piccolo avesse poche ore di vita.
Appena dopo la telefonata intercorsa con il Collega di Trieste, contattai la mamma ed iniziai a prospettare svariate possibilità cliniche compresa l’irreversibilità della lesione al cervello.
Conclusi che solo un miracolo poteva salvare il piccolo. Lo affidai perciò alle preghiere di una persona che sapevo essere devota di Concetta e la raccomandai di chiedere aiuto per intercessione sua.
Alle ore 22,15 del 14 gennaio pensando agli eventi che avrei dovuto affrontare nei giorni successivi venni a conoscenza dell’avvenuta invocazione a Concetta Bertoli mediante la preghiera presente sul retro di un santino regalato da Don Giovanni.
Sul retro dello stesso è infatti stampata l’invocazione per la Sua intercessione nei momenti di difficoltà.
La mattina riferii alla Mamma che era stato invocato l’aiuto della Venerabile di Mereto di Tomba Concetta Bertoli.
Nel giorno successivo la mamma ci comunicò di alcune reazioni positive agli stimoli più grossolani. Dal diario di reparto si può leggere chiaramente che alle ore 2.00 del 15 gennaio quindi la notte tra il 14 ed il 15 gennaio, l’operatore sanitario definisce i valori in miglioramento con possibilità di risveglio autonomo. Il 15.1 alle ore 11.30 il paziente si risveglia e tenta di togliersi la flebo. Alle ore 19.00 il livello di coscienza è migliorato, risponde a stimoli verbali. La visita del 16.1 ore 6.15 del prof Ventura evidenzia un netto miglioramento. Il diario clinico successivo riassume l’ulteriore miglioramento sia generale che dei parametri vitali.
Increduli ma fiduciosi attendemmo l’evoluzione dei fatti fino a ricevere un messaggio sms scritto e firmato dal ragazzino.
La lesione presente nel cervello per alcuni centimetri nel midollo non poteva ripararsi in così poco tempo senza nessuna conseguenza generale; il miglioramento clinico poteva essere una bizzaria clinica ed anche il risultato delle terapie di supporto fin lì eseguite. Tuttavia. per stessa ammissione dei medici del Burlo, la terapia eseguita non dava risultati certi. Si aggiunga il fatto che le lesioni neurologiche importanti non sono suscettibili di guarigione completa e, se ci fosse, lascerebbe almeno un’importante cicatrice con conseguenze sul movimento, sulla memoria, sulla parola.
Solo, quindi, la scomparsa della lesione midollare poteva indirizzarci verso qualcosa di inspiegabile, di miracoloso.  Al controllo RMN pochi giorni dopo la lesione al cervello era scomparsa senza cicatrice. Il dato venne confermato anche alla RMN dopo circa un mese dalla dimissione.
A distanza di circa un anno il ragazzino subisce, insieme con tutta la famiglia un’intossicazione da monossido di carbonio per il malfunzionamento di una caldaia e tra tutti i membri è quello che sta peggio. Viene perciò sottoposto a RMN per controllo, nella quale si conferma il perfetto e normale quadro radiologico cerebrale.
Questi sono i fatti accaduti. Gli illustri clinici che a Roma hanno ragionato sugli eventi hanno dato pareri controversi, un professore afferma con chiarezza la straordinarietà dell’evento il secondo che, a mio avviso, non ha approfondito con precisione la cartella clinica pone dubbi non ben definiti. Un dato preme sottolineare: il miglioramento è avvenuto nelle ore successive l’invocazione a Concetta. La cicatrice al cervello non c’è. Ragioneremo meglio su questa seconda relazione per correggerne le imprecisioni.
li ragazzino racconta di aver vista, quando era in coma, la figura di una donna vestita di bianco cinta da una fascia azzurra, un vestito quindi simile a quello della Madonna di Lourdes, che lo rassicurava sulla sua guarigione.
Alla luce della fede ed in base alle conoscenze mediche sono convinto che Concetta Bertoli non sia estranea a quanto accaduto .

 

PREGHIERA SULL’ICONA DI CONCETTA BERTOLI PER OTTENERE GRAZIE

Di fronte all’icona di Concetta, riconosco in me una mentalità materialista della vita, per cui mi interessa raggiungere il successo, l’efficienza, la ricchezza, il piacere. Non amo la vita come valore in sé e per sé. E Tu, Gesù, con la tua preferenza per i peccatori, i malati, gli emarginati, mi riveli che considera importanti tutti gli uomini, qualsiasi sia la loro dizione: la persona vale più di tutto il mondo. Signore, in questa camera santificata dal sacrificio della tua fedele Concetta, mi riconosco insoddisfatto di me, incerte dei mio avvenire, ferito dalle tante ingiustizie che mi circondano e dalle tante mie debolezze personali, familiari e sociali. Sono povero di tutto quello che non sono più e di tutto quello che non sono ancora.

Ma vorrei credere nella possibilità dei miei entusiasmi e delle mie illusioni. E Tu Signore, mi dici: “Vai, osa rischiare te stesso nell’avventura della vita. Anch’io sono stato incompreso quando a 12 anni, ho insegnato ai dottori nel Tempio. Sono stato trattato come un folle e un utopista quando ho rischiato la mia parola d’ amore sulle strade della Palestina. Oggi ho bisogno di te, come ho avuto bisogno dei bambini e dei giovani per gridare “Osanna”, nel giorno delle palme. Ho bisogno di te, come ho avuto bisogno di Concetta, ammalatasi a 16 anni, e si chiedeva: Perché proprio a me? Non voglio, non voglio! Ed é diventata la missionaria del dolore, I’ espiatrice dei peccatori, la serenità per le persone in pena, I’orante e I’ offerente della sua croce per la Chiesa, per i sacerdoti, per i giovani che andavano a ballare e ritornavano a ore piccole, senza soldi (e forse senza grazia). Giovane, apri la porta del tuo cuore quando busso, getta la zavorra, non sei uno schiavo, ma un amico ed IO desidero essere il tuo compagno di viaggio. Ti prego, se vuoi, fai il cammino con me, come ha saputo farlo Concetta ed era felice. Chiedi la tua grazia” …………………

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo

 

PREGHIERA PER OTTENERE L’INTERCESSIONE DELLA VENERABILE CONCETTA

BERTOLI (dell’autore)

 

Signore, Tu che hai voluto donarci come esempio la venerabile Concetta Bertoli, fa’ che comprendiamo anche noi come lei l’importanza della nostra missione in questa nostra vita terrena. Ella ha accettato di essere annullata in un letto di dolore per molti anni offrendo tutto per la salvezza delle anime, per i sacerdoti, i missionari e per la Chiesa stessa. Fa’ che per sua intercessione anche noi possiamo amarti per offrirti i nostri disagi quotidiani, le preoccupazioni, le sofferenze fisiche e morali che stiamo patendo. Fa’, o Signore, che possiamo portare quotidianamente la nostra croce, come tu ci hai raccomandato, nella serenità e nella certezza che ci doni anche la forza per superare gli ostacoli e crescere nell’amore verso di Te ed il prossimo. Concetta, il tuo amore unito a quello di Cristo sta avendo i suoi frutti: aiutaci  credere nell’opera redentrice della Croce e per tua intercessione fa’ che anche noi possiamo portare con amore la croce che Gesù ci ha donato, consapevoli che solo nell’altra vita potremo comprenderla appieno.

 

https://www.facebook.com/notes/renza-cisilino/venerabile-concetta-bertoli-terziaria-francescana-la-crocifissa-di-mereto-di-tom/155561391189941/

Il 24 aprile 2001, il S. Padre ha riconosciuto l’eroicità delle sue virtù per cui d’ora innanzi è Venerabile, basta un solo miracolo perché sia dichiarata Beata: chiediamolo insieme per sua intercessione.

Novena per ottenere grazie e la glorificazione della Venerabile Concetta Bertoli

Santissima Trinità, Padre, Figlio, Spirito Santo, sempre ammirabile nei tuoi Santi che li esalti in Cielo, ascolta la preghiera che ti innalziamo perché la tua Serva fedele Concetta Bertoli che accettò la lunga e dolorosa infermità con pazienza, serenità e gioia, offrendosi vittima per i sacerdoti, i missionari e i peccatori, sia glorificata qui in terra, come la riteniamo glorificata già in Cielo; e per la sua intercessione concedici la grazia….

Che umilmente imploriamo.

Gloria al Padre, al Figlio, e allo Spirito Santo, Come era in principio, ora e sempre. Amen.

 

INNO A CONCETTA BERTOLI

 

Qual pianta appassita vivesti,

fioristi di grazia e d’amore

ed ogni tuo affanno e dolore

unisti alla croce di Cristo.

 

Rit.: A noi tuoi occhi volgi, o Concetta,

a croce ci aiuta a portare,

che sempre possiamo accettare

il santo volere di Dio.

 

Per anni trentuno fu questa

la tua giovinezza e tua storia;

qual tuo piedestallo di gloria

da Cristo accettasti la croce. Rit.

 

Offristi alla Chiesa ogni pena,

immobil serena su un letto;

unita allo sposo diletto

per tutti implorasti perdono. Rit.

 

A quanti ti stavano accanto

parlasti di Dio e del bene;

tributo, ogni giorno, di pene

offristi per tutti i fratelli. Rit.

 

IN QUESTA POVERA CASA LA SERVA DI DIO CONCETTA BERTOLI CHE SI ERA OFFERTA VITTIMA PER I SACERDOTI, I MISSIONARI E I PECCATORI, RIMASE 31 ANNI INFERMA, 26 COMPLETAMENTE PARALIZZATA, 6 ANNI IN TOTALE CECITÀ SEMPRE SERENA E SEMPRE BENEDICENTE DIO.

QUI NACQUE 14 aprile 1908.

QUI MORÍ 11 MARZO 1956

 

IN ESPAGNOL

Mereto di Tomba es una pequeña ciudad en la llanura central de Friuli ubicada al sur de las colinas de morrena, no lejos de Udine. Concetta Bertoli nació en esta localidad típicamente agrícola el 14 de abril de 1908. Hasta los 16 años, después de ir a la escuela, se dedicó al trabajo duro en el campo ya pesar de esto en el pueblo se la conocía como una niña siempre alegre, amable y respetuosa. A los 22 años, una terrible enfermedad, que había comenzado a contraer seis años antes, en 1924, la obligó a vivir inmovilizada: una artritis deformante poliarticular (entonces poco conocida) que le impedía incluso comer con normalidad porque tenía la boca cerrada herméticamente. Solo podía alimentarse de alimentos líquidos.

Concetta inicialmente no pudo aceptar esta enfermedad. Los contactos frecuentes con el párroco la convencieron de que tenía una misión que cumplir si se combinaba con los sufrimientos de Jesucristo. Dijeron que su cuerpo inmóvil se había torcido como una “S” mayúscula y por eso la llamaron “El crucifijo de Mereto di Tomba”, para indicar su aceptación para unirse al Calvario.

Le encantaba oír hablar de San Francisco y por eso se convirtió en Franciscana Terciaria a los 32 años (7 de agosto de 1940). De esta manera pretendía glorificar a Dios con el espíritu de San Francisco, edificando a todos los que venían a visitarla.

En 1950, a los 42 años, la enfermedad la llevó a la ceguera total. No se desanimó y también ofreció este estado suyo por los pecadores y misioneros. Por eso solía decir que era una misionera del dolor para quienes venían a visitarla. También dijo: “El Señor confía a cada uno un lugar, me lo ha dado, estoy feliz”. Había alcanzado un nivel tan alto de espiritualidad que continuamente agradecía al Señor por ponerla en esas condiciones.

A Concetta le gustaba mucho la Eucaristía porque confiaba en el apoyo de Jesús en la Eucaristía. Cuando pasaron 25 años desde el día de “su crucifixión” hizo que se celebrara la Santa Misa en su habitación de los pobres el 24 de diciembre de 1949 y su emoción fue grande, porque consideraba este hecho una gran gracia consoladora. Concetta tenía muchas ganas de ir a Lourdes no para recuperarse físicamente, sino para tener la fuerza para continuar su misión a favor de los pobres pecadores. En julio de 1938 consiguió realizar la peregrinación gracias a UNITALSI y fue transportada frente a la cueva. Allí mismo pudo comunicarse con normalidad, lo cual fue imposible para ella porque sus mandíbulas y dientes estaban clavados.

Cuando fue llevada por UNITALSI al Santuario de Loreto, el 11 de septiembre de 1951, a pesar de ser ciega logró ver la Santa Casa de la Virgen: presenciaron a los presentes porque la escucharon describir detalladamente toda la casa “ladrillo a ladrillo”. . Cuando regresó a casa volvió a quedar ciega, pero feliz con la gran gracia recibida. “He perdido de vista mis ojos, pero tengo el ojo de la fe”, dijo a todos.

El 6 de marzo de 1956 recibió su última comunión. Anteriormente, en enero de 1956, anunció que moriría ese año.

Murió el 11 de marzo de 1956 en su casa de Mereto di Tomba; fue enterrada en el cementerio local, desde donde el 5 de agosto de 1973 fue trasladada y enterrada en la iglesia parroquial.

La causa de su beatificación comenzó en Udine el 13 de enero de 1969; su habitación se ha convertido en un destino de devoción; en 1985 se celebró un juicio en Udine sobre una curación considerada milagrosa.

 

FRANCAIS

Mereto di Tomba est une petite ville de la haute plaine centrale du Frioul située au sud des collines morainiques, non loin d’Udine. Concetta Bertoli est née dans cette ville typiquement agricole le 14 avril 1908. Jusqu’à l’âge de 16 ans, après avoir fréquenté l’école, elle s’est consacrée à un travail acharné dans les champs et malgré cela dans le village, elle était connue comme une fille toujours joyeuse, amicale et respectueuse. À 22 ans, une terrible maladie, qu’elle avait commencé à contracter six ans plus tôt en 1924, la contraignit à vivre immobilisée: une polyarthrite déformante polyarticulaire (alors peu connue) qui l’empêchait même de s’alimenter normalement car sa bouche était hermétiquement fermée. Il ne pouvait se nourrir que de nourriture liquide.

Concetta ne pouvait initialement pas accepter cette maladie. Des contacts fréquents avec le curé de la paroisse l’ont convaincue qu’elle avait une mission à remplir si elle était combinée avec les souffrances de Jésus-Christ. Ils ont dit que son corps immobile était devenu tordu comme un «S» majuscule et pour cette raison, elle a été appelée «Le crucifix de Mereto di Tomba», pour indiquer son acceptation de rejoindre le Calvaire.

Elle adorait entendre parler de saint François et c’est pour cette raison qu’elle devint tertiaire franciscaine à l’âge de 32 ans (7 août 1940). Elle entendait ainsi glorifier Dieu avec l’esprit de saint François, édifiant tous ceux qui venaient la visiter.

En 1950, à 42 ans, la maladie conduit à une cécité complète. Il n’a pas perdu courage et a également offert son état aux pécheurs et aux missionnaires. Pour cette raison, elle a souvent dit qu’elle était une missionnaire de la douleur pour ceux qui venaient lui rendre visite. Il a également dit: «le Seigneur confie à chacun une place, il m’a donné ceci, je suis heureux». Elle avait atteint un niveau de spiritualité si élevé qu’elle remerciait continuellement le Seigneur de l’avoir mise dans ces conditions.

Concetta aimait beaucoup l’Eucharistie parce qu’elle était confiante dans le soutien de Jésus dans l’Eucharistie. 25 ans après le jour de «sa crucifixion», il eut une messe célébrée dans sa pauvre chambre le 24 décembre 1949 et son émotion fut grande, car il considérait ce fait comme une grande grâce consolante. Concetta était très désireuse d’aller à Lourdes non pas pour récupérer physiquement, mais pour avoir la force de continuer sa mission en faveur des pauvres pécheurs. En juillet 1938, elle réussit à faire le pèlerinage grâce à UNITALSI et fut transportée devant la grotte. Là, elle a pu communiquer normalement, ce qui était impossible pour elle parce que ses mâchoires et ses dents étaient clouées.

Lorsqu’elle a été emmenée par l’UNITALSI au Sanctuaire de Lorette, le 11 septembre 1951, elle, bien qu’aveugle, parvient à voir la Sainte Maison de la Vierge: en témoignent les personnes présentes car elles l’entendent décrire en détail toute la maison «brique par brique» . De retour chez elle, elle redevint aveugle, mais heureuse de la grande grâce reçue. «J’ai perdu de vue mes yeux, mais j’ai l’œil de la foi», dit-il à tout le monde.

Le 6 mars 1956, il reçut sa dernière communion. Auparavant, en janvier 1956, elle avait annoncé qu’elle mourrait dans l’année.

Il mourut le 11 mars 1956 à son domicile de Mereto di Tomba; elle a été enterrée dans le cimetière local, d’où le 5 août 1973 elle a été déplacée et enterrée dans l’église paroissiale.

La cause de sa béatification a commencé à Udine le 13 janvier 1969; sa chambre est devenue une destination de dévotion; en 1985, un procès a eu lieu à Udine concernant une guérison considérée comme miraculeuse.

 

ENGLISH

Mereto di Tomba is a small town in the central Friuli high plain located south of the moraine hills, not far from Udine. Concetta Bertoli was born in this typically agricultural town on April 14, 1908. Until she was 16, after attending school, she devoted herself to hard work in the fields and despite this in the village she was known as a girl who was always cheerful, friendly and respectful. At the age of 22, a terrible disease, which she had begun to contract six years earlier in 1924, forced her to live immobilized: polyarticular deforming arthritis (then little known) which prevented her even from eating normally because her mouth was hermetically closed. He could only feed on liquid food.

Concetta initially could not accept this disease. Frequent contacts with the parish priest convinced her that she had a mission to fulfill if combined with the sufferings of Jesus Christ. They said that her immobile body had become twisted like a capital “S” and for this reason she was called “The crucifix of Mereto di Tomba”, to indicate her acceptance to join Calvary.

She loved to hear about St. Francis and for this reason she became a Franciscan Tertiary at the age of 32 (7 August 1940). In this way she intended to glorify God with the spirit of St. Francis, edifying all those who came to visit her.

In 1950, at 42, the disease led to complete blindness. He did not lose heart and also offered this state of his for sinners and missionaries. For this reason she often said that she was a missionary of pain to those who came to visit her. He also said: “the Lord entrusts everyone with a place, he has given me this, I am happy”. She had reached such a high level of spirituality that she continually thanked the Lord for putting her in those conditions.

Concetta was very fond of the Eucharist because she was confident of the support of Jesus in the Eucharist. When 25 years passed from the day of “his crucifixion” he had a Holy Mass celebrated in his poor room on December 24, 1949 and his emotion was great, because he considered this fact a great consoling grace. Concetta was very keen to go to Lourdes not to recover physically, but to have the strength to continue her mission in favor of poor sinners. In July 1938 she managed to make the pilgrimage thanks to UNITALSI and was transported in front of the cave. Right there she was able to communicate normally, which was impossible for her because her jaws and teeth were nailed down.

When she was taken by UNITALSI to the Sanctuary of Loreto, on 11 September 1951, she, despite being blind, managed to see the Holy House of the Virgin: witnessed by those present because they heard her describe the whole house in detail “brick by brick” . When she returned home she became blind again, but happy with the great grace received. “I have lost sight of my eyes, but I have the eye of faith”, he said to everyone.

On March 6, 1956, he received his last communion. Previously, in January 1956, she announced that she would die within that year.

He died on 11 March 1956 in his home in Mereto di Tomba; she was buried in the local cemetery, from where on 5 August 1973 she was moved and buried in the parish church.

The cause for his beatification began in Udine on January 13, 1969; her room has become a destination for devotion; in 1985 a trial was held in Udine concerning a healing considered miraculous.

DEUTSCHE

Mereto di Tomba ist eine kleine Stadt in der zentralen Friaul-Hochebene südlich der Moränenhügel, nicht weit von Udine entfernt. Concetta Bertoli wurde am 14. April 1908 in dieser typisch landwirtschaftlichen Stadt geboren. Bis sie 16 Jahre alt war, widmete sie sich nach dem Schulbesuch der harten Arbeit auf den Feldern und trotzdem war sie im Dorf als Mädchen bekannt, das immer fröhlich, freundlich und respektvoll war. Im Alter von 22 Jahren zwang eine schreckliche Krankheit, an der sie sich sechs Jahre zuvor im Jahr 1924 zu erkranken begann, sie dazu, immobilisiert zu leben: polyartikuläre deformierende Arthritis (damals wenig bekannt), die sie daran hinderte, normal zu essen, weil ihr Mund hermetisch geschlossen war. Er konnte sich nur von flüssigem Essen ernähren.

Concetta konnte diese Krankheit zunächst nicht akzeptieren. Häufige Kontakte mit dem Pfarrer überzeugten sie davon, dass sie eine Mission zu erfüllen hatte, wenn sie mit den Leiden Jesu Christi verbunden war. Sie sagten, ihr unbeweglicher Körper sei wie ein großes “S” verdreht worden, und aus diesem Grund wurde sie “Das Kruzifix von Mereto di Tomba” genannt, um ihre Akzeptanz für Golgatha anzuzeigen.

Sie hörte gern von St. Francis und wurde aus diesem Grund im Alter von 32 Jahren (7. August 1940) Franziskaner-Tertiär. Auf diese Weise wollte sie Gott mit dem Geist des heiligen Franziskus verherrlichen und alle erbauen, die sie besuchten.

1950, mit 42 Jahren, führte die Krankheit zu völliger Blindheit. Er verlor nicht den Mut und bot diesen Zustand auch für Sünder und Missionare an. Aus diesem Grund sagte sie oft, sie sei eine Missionarin des Schmerzes für diejenigen, die sie besuchten. Er sagte auch: „Der Herr vertraut jedem einen Platz an, er hat mir diesen gegeben, ich bin glücklich“. Sie hatte ein so hohes Maß an Spiritualität erreicht, dass sie dem Herrn immer wieder dafür dankte, dass er sie in diese Bedingungen gebracht hatte.

Concetta liebte die Eucharistie sehr, weil sie von der Unterstützung Jesu in der Eucharistie überzeugt war. Als 25 Jahre nach dem Tag “seiner Kreuzigung” vergingen, ließ er am 24. Dezember 1949 in seinem armen Zimmer eine heilige Messe feiern, und seine Emotionen waren groß, weil er dies für eine große tröstende Gnade hielt. Concetta wollte unbedingt nach Lourdes, um nicht körperlich geheilt zu werden, sondern um die Kraft zu haben, ihre Mission zugunsten armer Sünder fortzusetzen. Im Juli 1938 gelang ihr dank UNITALSI die Pilgerfahrt und sie wurde vor die Höhle transportiert. Genau dort konnte sie normal kommunizieren, was für sie unmöglich war, weil ihre Kiefer und Zähne festgenagelt waren.

Als sie am 11. September 1951 von UNITALSI in das Heiligtum von Loreto gebracht wurde, gelang es ihr, obwohl sie blind war, das Heilige Haus der Jungfrau zu sehen: Zeugen der Anwesenden, weil sie hörte, wie sie das ganze Haus “Stein für Stein” ausführlich beschrieb. . Als sie nach Hause zurückkehrte, wurde sie wieder blind, aber glücklich über die große Gnade. “Ich habe meine Augen aus den Augen verloren, aber ich habe das Auge des Glaubens”, sagte er zu allen.

Am 6. März 1956 erhielt er seine letzte Kommunion. Zuvor, im Januar 1956, gab sie bekannt, dass sie innerhalb dieses Jahres sterben würde.

Er starb am 11. März 1956 in seinem Haus in Mereto di Tomba; Sie wurde auf dem örtlichen Friedhof beigesetzt, von wo aus sie am 5. August 1973 in die Pfarrkirche verlegt und beigesetzt wurde.

Der Grund für seine Seligsprechung begann am 13. Januar 1969 in Udine; ihr Zimmer ist zu einem Ziel der Hingabe geworden; 1985 fand in Udine ein Prozess wegen einer als wunderbar geltenden Heilung statt.

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