FESTA
DEI SETTE PRIMI PADRI 2015
At 42,42.44-48 – Mt 20, 25-28
Suore, frati, amici ricordiamo oggi le nostre radici
sante: celebriamo la memoria ispiratrice dei sette primi Padri.
La loro vita fu Vangelo incarnato ed è proposta per
tutti, chiamati tutti a vivere una vita più evangelica, più generosa, più profonda.
La santità è vocazione di tutti i discepoli e consiste
in due cose: salvare un pezzetto di Dio nel mondo, e umanizzare la vita.
-Dice il Signore: I potenti
delle nazioni dominano, tra voi non sia così. Invece tra noi è ancora così,
e rimane questa voglia di essere sopra gli altri e non a loro aiuto. Per questo
ti domandiamo perdono. Kyrie eleison
-I grandi del mondo si impongono sugli altri, tra voi non sia così. Invece tra
noi è ancora così, continua il desiderio di imporci, dettare legge, di averla
vinta anziché costruire armonia. Di questo, Kyrie eleison
-Gli uomini
vogliono i primi posti, tra voi non sia così. Invece anche da noi si sgomita per un piccolo ruolo, si calunnia per
un po’ di prestigio, ci si vende per un po’ di successo. Di questo, Kyrie
eleison
Omelia
Abbiamo sentito Gesù lanciare la sua sfida, spalancare
l’alternativa cristiana: tra voi non sia così. I grandi della terra dominano sugli altri… Tra voi non sarà
così! Credono di vincere con la forza… tra voi non è così! Gesù prende le radici del potere e le capovolge
al sole e all’aria.
Chi vuole
diventare grande tra voi… Gesù non
condanna, anzi promette una grandezza, non vuole uomini umiliati, ma che
diventino grandi, regali, nobili, fieri, liberi. E tutti abbiamo incontrato
uomini e donne con grandezza d’animo, con nobiltà, e la intuisci subito, in
coloro che si dedicano agli altri, come madri generose…
Chi vuole diventare grande sarà vostro servitore. Servizio, il nome difficile dell’amore. Ma che è anche
il nome segreto della civiltà. Anzi, è il nome di Dio. Come assicura Gesù: “Non
sono venuto per farmi servire, ma per essere servo”. La più disarmata e
disarmante di tutte le definizioni di Gesù. Parole che danno una vertigine: Dio
mio servitore! Vanno a pezzi le vecchie idee su Dio e sull’uomo: Dio non è il
Padrone dell’universo, non è il Signore dei signori, il Re dei re: è il Servo,
di tutti!
Dio non tiene il
mondo ai suoi piedi, è inginocchiato ai piedi delle sue creature. Ma io tremo,
se penso alla brocca e all’asciugamano di cui Gesù si cinge l’ultima sera. La
sua veste sacerdotale mi fa paura. Eppure ve la immaginate un’umanità dove
ognuno corre ai piedi dell’altro? E si inchina non davanti ai potenti del
mondo, ma davanti all’ultimo? La globalizzazione ma non del mercato, dove la
merce è tutto, e allora tutto diventa merce, anche il cuore e la vita e perfino
la morte. Ma la globalizzazione della dignità di ogni persona
I sette primi
Padri hanno preso come loro emblema, come nome questo punto capovolgente del
vangelo, ci hanno creduto, ci hanno scommesso: si sono trasformati da mercanti
a servitori: dalla vita monetizzata alla gratuità, al gratis degli affetti, del
servizio, della preghiera.
Da mercanti a mendicanti,
era come un contagio sociale nel Duecento: Francesco d’Assisi, Valdo di Lione,
i Sette Fiorentini, una vena profonda sorgiva di mille e mille comunità.. Gli uomini si dannano per il proprio interesse, e
danno la morte per denaro, voi no, voi darete la vita dell’amicizia e della comunione
L’Ordine dei Servi viene
identificato dai primi documenti con un nome bellissimo: La settima città di rifugio. Dio aveva chiesto a Mosè di stabilire
in Israele sei città di rifugio (Numeri 35,14) dove poteva rifugiarsi chi,
israelita o straniero, aveva involontariamente ucciso qualcuno, per sfuggire
alla vendetta dell’occhio per occhio,
dente per dente. Erano sei città che accoglievano
coloro che avevano ucciso senza aver prima odiato.
L’Ordine dei Servi fu dall’inizio
la Settima città di rifugio per
Firenze, per l’Italia, per l’Europa, luogo dell’inflessibile misericordia. Uno
dei primi documenti della nostra storia – una bolla papale del 1250 – autorizza i Fondatori ad accogliere i
soldati che vogliono smettere con le armi e a togliere la scomunica: si
trattava di soldati nemici, quelli di Federico II, sconfitti nella guerra
contro il Papa. Non solo soldati, ma nemici; non pericolo da evitare, ma
sconfitti in fuga su cui puoi infierire impunemente. Ed ecco che i 7, di parte
guelfa, accolgono i nemici ghibellini; a Monte Senario gli avversari si
riconciliano, il perdono disarma la vendetta, i nemici si stringono la mano.
Per questo, lungo tutta la
nostra storia, nessun frate Servo di Maria è mai stato nell’Inquisizione, mai un
inquisitor!
Ma vorrei raccontare tre aspetti della storia dei
Primi Padri, con l’icona a fianco dell’altare, la riproduzione l’avete fra le
mani.
1. Il primo messaggio è il
fondo-oro su cui si stagliano le figure. L’oro è la luce diventata materia, materia
preziosa che non si corrompe e non degrada; è il divino, l’eterno, l’amore: il
prezioso della vita.
I Sette sono immersi in questa luce. E’ la loro
atmosfera vitale. Scrive un grande Servo di Maria, p. Vannucci: il nostro male fratelli è che siamo immersi
in un mare d’amore e non ce ne rendiamo conto!
2. La seconda parola dell’icona sono i due
monti che quasi strappano la terra verso l’alto. Sono le colonne del mondo, il
fondamento antico. Ma insieme anche la verticalità della terra, simbolo di una
forza di attrazione celeste, di gravità verso l’alto, che ci solleva tutti, che
fa alzare verso l’alto la fiamma, gli alberi, il filo d’erba, le maree, le
persone.
I monti che
penetrano nel cielo, sono il vertice della terra e insieme il suo sconfinamento.
Così noi, chiamati a pienezza e poi a sconfinare oltre, nel dono.
3. Al centro dell’Icona
i Sette Santi, in cerchio. Nessun leader, nessun fondatore, è la comunione, il
gruppo, l’amicizia che hanno fondato l’Ordine. E le mani, le mani che si tendono,
mani tese, mani in fame di abbracci, mani che trasmettono un’ansia di relazione.
Ma il gruppo dei Sette ha un secondo movimento: osservate come dal basso verso
l’alto le figure si alzano, si sollevano, sempre più verticali man mano che si
avvicinano al centro, per attrazione celeste. E. Dikinson:
fino a che
non siamo chiamati al alzarci
non
conosciamo la nostra altezza,
ma se ci alziamo davvero
arriva al
cielo la nostra statura.
Celebrare la festa dei Sette
non significa riesumare una storia vecchia di quasi 800 anni, ma lasciarci
convocare ancora dalla santa utopia della comunione. “Vogliamo custodire quel
fuoco. Non adorare la cenere”.
La comunione, che ci chiama
fin dalla fisiologia dei nostri corpi, di uomo e donna; che sale dalla profondità
della vita, che geme nel tempo della solitudine, che esulta nell’ora
dell’amore, dell’amicizia. Cuore del vangelo: dal momento che ti mette in vita
Dio ti invita alla comunione, alle nozze con lui.
Teniamo alta, come i Sette,
la parola della comunione:
dei due che si amano, nella
speranza dei molti che si amino, nell’attesa dei tutti che si amino:
“Noi non arriveremo
alla meta
ad uno ad
uno
ma a due
a due.
Se noi ci ameremo
a due a
due
noi ci ameremo tutti,
e i figli rideranno
della leggenda nera
dove un
uomo piange
in solitudine”
(Paul Eluard).
Preghiera alla Comunione
Padre santo,
dona a noi,
per intercessione dei Sette Santi Padri,
lo spirito di
comunione e di servizio,
dona la sete
della sapienza,
dona il gusto
della bellezza
dona la nostalgia
della luce.
Dona profezia
al nostro sguardo,
parola al
nostro silenzio,
dona fuoco al
nostro cuore,
sollecitudine
alle nostre mani.
Amen
Una preghiera a nome di tutte le vostre attese:
A
voi veniamo nostri Padri antichi
come
figli, discepoli, amici
per
apprendere da voi come si ami Dio sopra ogni cosa,
come
per i fratelli si spenda la vita,
come
il perdono vinca l’offesa,
come
insieme si costruisca la pace,
come
si accolgano perfino i nemici in casa
e si
ripaghi il male con il bene e la paura sia vinta dalla fiducia.
Per
apprendere da voi come nella casa si diventi santi insieme,
come
insieme si tenda la mano al bisognoso,
insieme
ci si rialzi,
e
la vera forza sia la preghiera, canto libero e fidente.
Ci
accompagni, o Padri, il vostro esempio,
ci
accompagni l’amore per Santa Maria,
ci
sostenga l’intercessione nel tempo della nostra vita.
Amen.
p. Ermes Ronchi