4 Febbraio 2003

La dolcezza

Il saggio possiede l’equità d’animo

La dolcezza è il rimedio a tutti i mali generati dall’amor proprio, ma c’è una indifferenza che non arriva a ditruggerli se non distruggendoci. Ora, non è la cosa più facile essere dolci con se stessi. Molti esseri sono in uno stato quasi costante di impazienza e irritazione, non contro gli altri, ma contro di sè; e gli altri, quando sopraggiungono, non ne ricevono che le esplosioni (L. Lavelle)

Non dobbiamo meravigliarci se scopriamo dentro di noi un mondo dissociato. Convivono nel nostro “io” più interiore diverse caratteristiche e realtà. Se scopriamo con coraggio le multiformi frammentazioni che coesistono, ci rendiamo conto di essere più individui che tendono all’integrazione.
Gli altri vedono solo un piccolo aspetto della nostra personalità e superficialmente ci catalogano in base alle loro categorie mentali, come spesso facciamo con il prossimo.
Egoismo ed altruismo, umiltà ed orgoglio, dominio e passione, ammirazione ed invidia, sobrietà ed avidità, coraggio e paura spesso sono presenti in noi insieme, anche se in modo conflittuale.

“Noi siamo composti di molte sfaccettature; a volte siamo risentiti, gelosi, violenti, altre volte siamo umili, attenti agli altri, calmi. In momenti differenti siamo persone differenti; non siamo mai interi, mai totalmente integrati: quando un essere umano ha molti bisogni, internamente è frammentato in tanti diversi individui.” (Krishnamurti )

Chi possiede una certa equità d’animo smette di giudicarsi e di giudicare, ma osserva con distacco il tumulto interiore ed esteriore, senza per questo lasciarsi prendere dallo sconforto o dall’esaltazione. Non si scandalizza se prende coscienza del suo enorme egoismo, ma contrappone ad esso l’altruismo operando fino a che avviene una conversione interiore, nel senso che la sua attività proverrà spontaneamente da una sensibilità acquisita pazientemente nel tempo, frutto di una lunga ed attenta osservazione interiore che comunemente viene denominata “dolcezza”.

“L’uomo più forte non è colui che resiste alla passione – alla propria o a quella degli altri – attraverso la violenza di uno sforzo, ma per la dolcezza della ragione” (L.Lavelle)
Poi aggiunge : “Bisogna placare il tumulto del corpo, le cieche reazioni dell’istinto, e giungere ad una perfetta dolcezza interiore per cui le cose ci mostrino un volto chiaro e ci testimoniano amicizia”

Pier Angelo Piai