Un saggio orientale sosteneva che il compito principale dell’educazione consiste nel risvegliare.
Ma per “risvegliare” gli altri è necessario risvegliare noi stessi.
Gran parte dei guai che avvengono nella società e in noi stessi sono dovuti al fatto che non si prende coscienza della provvisorietà della vita terrena e non si pensa sufficientemente al nostro destino.
Ci lasciamo sommergere dagli eventi quotidiani e trainare dall’opinione dei “guru” mediatici. Dimentichiamo che in fondo, questa vita, è un allenamento all’autoconoscenza : eventi, sensazioni, emozioni, desideri e qualsiasi attività fisica e mentale sollecitano una nostra reazione, la quale, se ben osservata dal nostro vigile sguardo interiore, ci aiuta a capire chi realmente siamo.
Ci vuole costanza e coraggio, ma soprattutto momenti di vera solitudine. Ognuno di noi dovrebbe giornalmente sospendere tutte le attività e preoccupazioni più comuni per ritirarsi nella sua cella interiore. Pascal sosteneva che gran parte dei guai sono causati dal fatto che non sappiamo starcene tranquilli in una stanza. La cella interiore è una metafora per indicare che l’autosservazione è fondamentale nella nostra vita.
Bisognerebbe andare anche oltre al semplice sondaggio dei contenuti mentali: cercare di capire il loro modo di presentarsi e come li interpretiamo. Allora emergerebbero i numerosi pregiudizi che devastano il nostro modo di vedere la vita e gli altri. Conosceremmo meglio il nostro egoismo e tutte le altre forme di superficialità.
Intuiremmo molte profondità legate alla nostra esistenza.
Possiamo immaginare le conseguenze se tutti gli uomini diventassero dei leali osservatori del proprio “io” : chi oserebbe più scatenare guerre, diffondere odio e attuare ingiustizie sociali?
Ma la nostra vita è destinata ad ascendere a diversi livelli. Per ora siamo su quelli più bassi. La tentazione è quella di ridiscendere le spire evolutive fino al nucleo della carnalità.
Quando cominciamo a conoscerci (ribadisco che la vita è un allenamento all’autoconoscenza) possiamo con coraggio risalire le spire che portano a diverse altezze, consapevoli che lasciamo dietro di noi solo delle impalcature. Quando un edificio è finito, si tolgono le impalcature. Chi non prende coscienza della transitorietà di questa vita terrena è proprio come uno che non vorrebbe lasciare le impalcature dell’edificio che ha appena finito di costruire
La creatività consiste soprattutto nel non essere ripetitivi, nello scoprire giorno dopo giorno il misterioso tessuto della vita partendo da noi stessi.
La vita non dovrebbe essere “ripetitività” monotona, ma riscoperta di cose nuove da elementi che davamo per scontati.
E’ dentro di noi che avviene il processo di riconoscimento delle novità, ma ci vuole una rivoluzione radicale del nostro modo di pensare e di agire.
Lo spirito di ricerca ed amore per la verità dovrebbe accendere continuamente il nostro interesse per la vita e tutto il suo mistero. Se in noi c’è questa fiamma, nulla è nioioso, tutto diventa interessante, cominciando dalla consapevolezza del nostro processo mentale. Allora forse non porremmo più nella gerarchia dei nostri valori certe banali priorità a cui siamo attaccati.
Chi è abituato a ripercorrere il cerchio della ripetitività rischia la fossilizzazione dello spìrito, chi invece ha sete di verità ascenderà la spirale dell’esistenza verso le mete più alte, dove la ricerca produrrà continue sorprese che recheranno la vera gioia interiore.