Una delle questioni più insolute della scienza odierna è quella relativa all’esistenza dell’antimateria e sul perché esistono più particelle di un tipo (materia) che dell’altro (antimateria). Qualcuno sostiene che probabilmente gli anti-atomi hanno una vita più breve degli altri.
E forse hanno ragione.
Spesso la ricerca epistemologica si è rivelata utile anche er la scienza.
Presupponiamo che si possa formulare un concetto quale l’anti-tempo.
Naturalmente per poter intuire che cos’è l’anti-tempo dovremmo cercare di capire cosa è realmente il tempo.
Il tempo, come lo intendiamo noi, è la successione determinata di istanti, i quali, secondo questa logica, dovrebbero essere a-temporali, perché dal momento che li immaginiamo come frazioni temporali infinitesimali, essi rimarrebbero sempre contenitori di altre infinitesimali frazioni temporali e così all’infinito.
Da questo semplice ragionamento, quindi, intuiamo che il tempo è una “entità” mentale che noi percepiamo solo deducendola dalla fenomenologia cosmica, all’interno di ciò che denominiamo “divenire”.
Infatti diciamo che il tempo inizia e termina sempre all’interno di una successione di fenomeni che la mente percepisce nel loro insieme.
Nella realtà, è noto che il tempo cronologico è una nostra finzione mentale che ha la funzione di coordinare soggettivamente la visione del mondo in divenire.
Si potrebbe dichiarare, allora, che l’istante che noi concettualmente immaginiamo non può essere considerato un “quid” nella logica spazio-temporale perché non si colloca in un passato-presente e futuro che trascende continuamente.
Paradossalmete l’istante, così come lo concepiamo, è proprio l’anti-tempo perché non presuppone un inizio ed una fine e quindi lo annulla.
Non potremmo nemmeno supporre che il tempo in sè è la sommatoria di infiniti istanti perché quest’ultimi, non avendo né inizio né fine, non possono essere considerati atomi temporali e l’idea che ogni entità temporale sia composta da infiniti infinitesimali di tempo è piuttosto assurda nella logica comune.
Il tempo cronologico, quindi, ha un inizio ed una fine ed è divisibile in porzioni di tempo quantificabili, ma l’istante, così come lo concepiamo, è sempre sfuggevole perché non divisibile e trascendente.
Su questo orizzonte cognitivo possiamo sostenere che l’istante è l’anti-tempo per eccellenza e potrebbe essere un valido interlocutore per l’epistemologia e la filosofia della scienza al cui orizzonte si situa la genesi e la struttura della materia e dell’anti-materia.
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a cura di http://mondocrea.it