23 Novembre 2002

Vegetali, animali o uomini?

Vegliate…perché non giunga all’improvviso, trovandovi addormentati” (Mc,13-36)

Vegetali, animali o uomini?

Dio non ci ha creati per vivere come vegetali od animali. Essi esistono per l’uomo, il quale è candidato alla progressiva divinizzazione fino a diventare figlio di Dio. Se dovessimo rimanere a livello animale che senso avrebbe tutta la creazione? C’è un destino infinitamente superiore che ci attende, il quale supera ogni immaginazione. Può essere intuito solo da chi non dorme interiormente.
Quando si è sopraffatti da preoccupazioni od ansie si rischia di ricadere nello stato di animalità.

Ma l’importante è prenderne coscienza. L’animale non sa di esserlo. L’uomo può conoscere l’animalitàagrave; che c’è in lui e ciò costituisce già un primo progresso evolutivo. Quando ci rifiutiamo di ammettere l’esistenza di caratteristiche animali che esistono nel nostro modo di essere per proiettarci in un ideale, spesso ci illudiamo. Viviamo una forma di schizofrenia esistenziale.

Se conoscessimo a fondo e con serenità l’egocentrismo e l’avidità che albergano in noi, le caratteristiche animali passerebbero gradualmente in secondo piano. Ogni sforzo per cercare di non essere a tutti i costi quello che siamo è un dispendio energetico notevole che porta a frustrazione e a più sottili forme di egoismo spiritualizzato.
Sotto il termine “spiritualità” si mimetizzano molte tendenze animali da noi respinte.
Da qui si desume che il primo passo evolutivo è l’auto-accettazione serena e dinamica attraverso la coscientizzazione del proprio “io”.

Non ci dobbiamo spaventare di quello che siamo. Dio lo sa bene, infinitamente meglio di noi.
Ma desidera che prendiamo coscienza davvero del nostro essere avidi, passionali, egocentrici, orgogliosi. Permette fatti, contesti, tentazioni, eventi proprio per temprare in noi lo slancio vitale che ci catapulterà nel mondo spirituale.

Fin che siamo in questa dimensione terrena il nostro essere carnale ci accompagnerà. “Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c’è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio…con la mente servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato. ((Rm.7-25,18)

Chi vuole fare l’angelo fa la bestia, diceva Pascal. Chi non accetta profondamente anche l’animalità che agisce in lui rischia di vivere da vero “addormentato”, perché non vuole rendersi conto che molti suoi ideali vengono costruiti sulle sue passioni.

Gesù ci fa intuire come è importante conoscere il nostro “io”. Come nel caso della prostituta a cui vengono perdonati tutti i suoi peccati perché nella consapevolezza ha molto amato. O il pubblicano che viene giustificato semplicemente perché riconosce quello che è. Per non parlare del ladrone sulla croce a cui viene promesso il paradiso “oggi” stesso solo per aver capito chi era, anche alla fine della sua vita.
Gesù è piuttosto severo con i farisei che credono di essere giusti solo osservando alcuni precetti.

Essi vivono da “addormentati”. Anestetizzano la coscienza attraverso rituali, come se il rapporto con Dio fosse un mero commercio. Non sanno che tutto appartiene al Dio Creatore, pertanto non vivono nella verità. Si avvicina più alla verità chi prende realisticamente coscienza di quello che é e non chi addormenta il proprio “io” con le illusioni.

Pier Angelo Piai