Il filosofo francesce Henri Bergson sosteneva che ognuno di noi sviluppa anche da adulto un’intuizione che già aveva sin dall’infanzia.

Da bambino (ed anche ora) avevo una grande attrazione per gli alberi. Mi soffermavo spesso ad osservarne le fronde, il tronco e la corteccia.
Quando trovavo un ceppo passavo molto tempo a riflettere su quei misteriosi cerchi concentrici fantasticando sul passato e sul presente. Avevo sempre in mente la parabola del granellino di senapa, quello che un uomo ha preso e gettato nell’orto; poi è cresciuto e diventato un arbusto, e gli uccelli del cielo di sono posati tra i suoi rami (Lc, 13,18).

Nella mia ingenuità mi chiedevo come mai il Regno di Dio fosse paragonato a quel granellino : in me si stava sedimentando un’intuizione che prendeva corpo a sprazzi.
Da giovane Theilhard de Chardin esercitava in me un certo fascino per i suoi geniali tentativi di conciliare scienza e fede.
Poi mi chiedevo: tutto ciò che esiste deve avere un senso! In effetti, procedendo nella ricerca, mi sono reso conto che ogni significante nasconde infiniti significati. I cerchi concentrici dei tronchi, la struttura elicoidale del DNA, la forma spiralica della galassia sono lì ad indicarmi il senso della nostra evoluzione : dal microcosmo al macrocosmo intravedevo un leit-motiv, quasi un comune denominatore: la spirale.

E’ così nata l’opera “La spirale della vita – una proposta di ricerca sul senso dell’Universo” che contiene una serie di riflessioni sulla fenomenologia cosmica, senza avere la pretesa di un trattato scientifico. In esso comunico molte intuizioni che dalla dimensione materiale riconducono a quella spirituale.
Ma ciò che pìù mi affascinava era la constatazione della progressiva coscientizzazione dell’uomo significata da questo archetipo “spirale”.

Nessun uomo è appagato in questa dimensione terrena: tutti abbiamo estremo bisogno di cercare la Verità.
Tra le domande che più ci poniamo è il senso della vita e della morte e se sussiste un aldilà.

Nel saggio romanzato “Come ci vedono dall’aldilà – cronache di un vagabondo veggente” immagino un giovane vagabondo che è in continua ricerca sul senso della propria vita, partendo dai fatti più dolorosi come quello della sua infanzia passata all’orfanotrofio e il senso di colpa originato dall’uccisione involontaria di un ragazzo in un incidente stradale. Pensa di farsi monaco per redimersi, ma i vari personaggi che dialogano con lui lo aiutano a percepire nuove realtà rassicurandolo e facendogli scoprire che la sua vocazione più autentica era paradossalmente quella di non possedere alcuna “vocazione”: egli doveva entrare nel Regno dei Cieli nel distacco più assoluto.

I personaggi che appaiono hanno realmente accompagnato il mio percorso formativo come autodidatta : Leopardi, Theilhard de Chardin, Teresa di Lisieux, E. Drummond, p. Albino Candido (intimo amico di p. Turoldo). Anche le letture appassionate del giovane Luca Alberti, il protagonista, sono state le mie : I filosofi greci, I Padri della Chiesa,sant’Agostino, Teresa d’Avila, Kierkergaard, H. Bergson,L. Lavelle, R. Varillon.

E’ insomma un saggio romanzato che propone un avvincente viaggio nella dimensione più interiore dell’uomo per aiutarlo a liberarsi dallo smarrimento, dal frastornamento e dalla superficialità a cui sembra condannarlo l’attuale civiltà consumistica.

Questa ricerca continua con l’ultimo saggio “Creati per creare – una presa di coscienza sulla propria dignità di dèi” che sviluppa l’affermazione evangelica “voi siete dèi”.
Il termine “creatività” è tra i pù difficili da definire perché è una delle connotazioni più importanti dell’essere umano, creato ad immagine e somiglianza divina.

Si intuisce che la creatività tende ad uscire dagli schemi e dai preconcetti in cui giornalmente la imprigioniamo e respira la libertà interiore.
Essa soggiace in ognuno di noi. E’ a livello profondo. Dal momento che esistiamo come persone, siamo tutti “potenzialmente” creativi. Nella nostra mente, ad esempio, affiorano pensieri, idee che possono mutare, prendere forma o svilupparsi in base alla nostra indole, agli eventi esteriori e alla nostra volontà.

Sbagliamo quando affermiamo perentoriamente : “io non so essere creativo”.
Forse non abbiamo preso sufficiente coscienza di quello che siamo. Infatti la creatività si esprime meglio nell’autoconoscenza. Inizia dal pensiero e dalla percezione del sé. Sarebbe sufficiente soffermarci spesso sui nostri pensieri ed osservarli con coraggio. Non serve fare enormi sforzi per voler apparire “creativi”.
Si tratta solo di convincerci che la creatività già esiste in noi. Si può esprimere in infiniti modi, proprio perché il pensiero tende a tradursi spesso in azione.

Sosteneva F.Varillon: “preferisco dire che nel creare Dio non fa nulla, ma esiste in modo contagioso. (L’umiltà di Dio)”
Si tratta di incanalare le nostre pulsioni in modo positivo, anche se spesso siamo insoddisfatti.
Creatività non è solo tecnica o capacità espressiva.
E’ qualcosa di molto più interiore in ogni persona e che viene trasmessa per contagio. Ecco perché alcuni grandi saggi dell’umanità non hanno prodotto opere d’arte o scritti, ma hanno trasmesso spontaneamente le loro incredibili scoperte interiori, come traspare, ad esempio, dallo stesso Cristo il quale affermava: “voi siete déi”.

Esistiamo perché ci ha voluti. Ci ama dall’eternità.
Dal nulla all’essere : ricordiamoci spesso di questo profondo mistero se vogliamo realmente contraccambiare un po’ l’amore che Dio ha per noi.

Abbiamo in noi, nella stessa nostra coscienza, un tesoro inestimabile che non è comparabile con tutto l’oro del mondo o con il potere che esercitato in tutte le nazioni.
Non ce ne accorgiamo perché ci lasciamo prendere da mille preoccupazioni o desideri superficiali.

Ma soffermiamoci sul fatto che “esistiamo in Lui”. L’abbondanza dei contenuti di coscienza ci disorienta, ma sta a noi scartare il superfluo per puntare all’essenziale.

L’essenziale è il fatto che esistiamo per amore. Non spetta a noi giudicare la qualità della nostra esistenza terrena. Esistiamo, e basta.
Se osservassimo attentamente i nostri flussi di coscienza ci meraviglieremmo dell’infinita creatività di Colui che ci ha fatti. Ci ha posti in un mare di tentazioni perché ci rendessimo conto dell’essenziale, che è Lui. Egli è così delicato, discreto che vuole che arriviamo alla Verità gradualmente, attraverso lotte interiori ed esteriori, per scegliere alla fine l’Unico Bene che non ci sarà mai tolto! Dobbiamo amarlo spontanaemente, dopo il discernimento della verità che c’è nella gerarchia dell’essere.

Tutto viene da Lui e tutto ritorna a Lui.
E’ Lui l’Unità: la molteplicità ha senso se ci fa prendere coscienza dell’unità.
E’ Lui la Verità : la coscienza dei numerosissimi sbagli insiti nelle nostre scelte ci deve portare a conoscere la verità.
E’ lui la Bellezza : le disfasie interiori devono contribuire nella coscientizzazione a trasformare l’oggetto del desiderio per desiderare solo Lui, Bellezza assoluta.
E’ Lui la Bontà : ciò che non accettiamo e ciò che non ci accetta ci inducono a fidarci ciecamente in Lui, fedele per sempre alle sue promesse.
L’essenziale è già tutto dentro di noi, ma non lo vogliamo recepire.
E’ vero che non si entra in paradiso se non l’abbiamo già dentro!

Pier Angelo Piai