IV
dopo il Martirio A (21 settembre)
(Gv 6, 24-35)
Il Signore Gesù annuncia la sua
pretesa totale: io sono il pane della vita. Il resto non ti sazierà mai. Per
questo siamo qui, per ritrovare inesauribili sorgenti di vita.
– Dice il profeta: Nessuno si risvegliava per stringersi a te.
Siamo dentro sogni sbagliati, non ci stringiamo a te, non ti stringiamo in noi,
x qs Kyrie
– Dice il profeta: noi siamo argilla nelle tue mani. Per
questa nostra argilla che è dura, per il cuore che non prende forma da te, Kyrie
– Dice il Signore: io sono il pane della vita. Per aver
alimentato la nostra vita con altre cose, con pane di terra e non di cielo, Kyrie
La folla ha inseguito Gesù lungo le
rotte del lago. Questo inseguimento ha qualcosa di commovente e di emblematico.
Cos’era successo il giorno prima? Con cinque pani Gesù aveva sfamato 5000
persone. C’è fame, fame passata, fame nemica, fame futura in quella rincorsa
della folla: vogliono farlo re, quel rabbi che può risolvere per sempre
l’assillo del pane quotidiano. Così pensa la gente e il lago si riempie di
barche e di illusioni.
Ma Gesù non inganna l’uomo: potrebbe
dando loro il pane averli tutti dalla sua parte, ma lo seguirebbero soltanto perché
è una mano che porge il cibo, come fanno i cagnolini, per interesse non per
amore.
Il racconto di Giovanni si articola
attorno a 3 domande e risposte.
1. Rabbi, quando sei venuto qua? Tutti ti cercano, perché ti nascondi?
E Gesù svela la sua distanza: Molto di
più di un lago c’è di mezzo tra me e voi. E accende fame di cose grandi in
loro sazi di solo pane: passate dalla
fame di pane alla fame di Dio.
Ora io mi chiedo: Di che cosa
abbiamo fame? Fame di proteine e di zuccheri, o fame di amore per noi e per gli
altri? Fame di prestigio o fame di pace per noi e per gli altri?
In questa corsa della vita, in
questa furia di vivere che ci prende tutti, chi si preoccupa più di
moltiplicare le sorgenti interiori che rinnovano, loro sole, la gioia e la
forza del vivere?
2. Nasce allora la seconda domanda
della folla, che sembra aver accolto la provocazione di Gesù: Cosa dobbiamo fare per compiere le opere di
Dio? Per stringerci a Dio, diceva Isaia.
Ed ecco la risposta sorprendente: Credere! L’opera più grande di Dio è
Gesù Cristo, racconto della tenerezza di Dio. A questa opera noi dobbiamo
aderire, opera che precede tutte le altre opere, un fare che vale più di ogni
altro fare: credere in Cristo. Ma come
fare?
Ed è proprio per mostrare cosa
significa credere che Gesù adopera il
simbolo del pane. Come il pane viene mangiato, assimilato e diventa energia,
diventa calore e fibra del mio esistere, così bisogna assimilare Gesù per avere
energia, calore, futuro. Credere è
assimilare.
Gesù è una vita da assimilare. Un
Dio da assimilare, da esserne vivi.
Il cristianesimo non è un corpo
dottrinale, cui aggiungere sempre qualche nuova definizione, qualche nuovo
dogma, una calda corrente d’amore da assimilare, da entrarci dentro. Qui, nel
vangelo, negli incontri…
3. La folla capisce che questo è il
punto decisivo e pone a Gesù la terza domanda: Quale segno fai perché ti crediamo? Mosè ci ha dato la manna, tu che
cosa ci dai? Gesù risponde cambiando prospettiva, allargando le attese, e
lo fa mutando i tempi del verbo ‘dare’, dal passato al presente, e cambiando il
soggetto: Non Mosè ha dato, ma Dio. E ancora
oggi il Padre dà.
Dio dà. Due parole
semplicissime eppure chiave di volta del Vangelo.
Dio non chiede, Dio dà.
Dio non pretende, Dio dà.
Non prende nulla, dona tutto.
Non dà
pane in cambio di un dominio sulle anime. Nessuna logica di baratto in lui! Dio dà il pane, e il pane dà la vita al
mondo.
E la
folla capisce, la folla lo prega: Dacci
sempre di questo pane.
E si
giunge al vertice del discorso, al momento assoluto: sono io il pane della vita. Gesù annuncia la sua pretesa: io che ho
saziato per un giorno la vostra fame, io ho la capacità di colmare tutta la
vostra vita.
Pane
vero. Le cose non ci bastano. Non abbiamo bisogno di qualcosa, ma di qualcuno.
Eppure anche quando le persone ci hanno dato tutto ciò che potevano darci:
affetti, stima, amore, ci accorgiamo che nemmeno le persone colmano la vita. E
se ne vanno, in tanti modi, e in fretta. Affrettiamoci
ad amare, le persone se ne vanno così presto. Di loro restano un paio di scarpe
e un telefono muto…amiamo sempre troppo poco e sempre troppo tardi.
Affrettiamoci ad amare. (Twardowski).
L’uomo
nasce affamato, ed è la sua fortuna. Il bambino ha fame di sua madre e lei lo
nutre di latte, di sogni, di carezze. Il giovane ha fame di amare e di essere
amato. Gli sposi hanno fame l’uno dell’altra e di qualcuno in cui si incarni il
loro amore.
Eppure, quando la famiglia è
completa e felice, a quel punto l’uomo ha ancora fame e paura per questa
felicità sempre minacciata. L’uomo ha fame e paura, desidera amici e teme tradimenti,
ha fame di corpi e improvvisamente anche di eternità.
La risposta a questa fame è un pane dal cielo. Un pezzo di Dio in
noi. L’uomo è l’unica creatura che ha Dio nel sangue (Vannucci).
Noi di che cosa ci nutriamo? Di che cosa nutriamo anima e pensieri? Stiamo
mangiando generosità, bellezza, profondità? O stiamo nutrendoci di egoismi,
intolleranze, miopie dello spirito, insensatezza del vivere, paure di tutto?
Se accogliamo pensieri
degradati questi ci fanno come loro; se accogliamo pensieri di vangelo, di
bellezza, essi ci fanno uomini e donne della bellezza. Se ci nutriamo di vangelo, Gesù Cristo ci abita e dà forma al pensare, al sentire, all’amare.
Io sono il pane della vita. Pane è un termine che non indica solo quel pugno di grano
germogliato, macinato e passato al fuoco, ma contiene tutto ciò che ci fa
vivere. Indica amore, necessario più del pane; senso, perché io preferisco
morire di fame che morire di assurdo!
Indica libertà, coraggio, pace,
energia. Tutto questo è il nostro pane quotidiano. Tutto questo è Cristo, il
pane della vita.
C’è in noi una vita che è istinto di
conservazione e una che è istinto di dono. Una come istinto di difesa e una
come istinto di abbracci.
Una vita di terra e una vita di
cielo in lotta tra loro.
Gesù è
venuto a farci superare questa divisione, a unificare il cuore, a farci amare
con la stessa intensità il cielo e la terra.
Non ci
sono due amori, uno per Dio e uno per le creature, c’è un unico grande amore,
che muove il sole e l’altre stelle, muove Adamo ed Eva l’uno verso l’altra. E
ciascuno verso chi chiede aiuto.
Allora respirare è respirarTi, amare è amarTi (Turoldo),
allora ogni volta che avete dato amore a
uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete dato a me.
Signore dacci sempre questo pane. Donaci il pane, la vita,
l’amore, perché per il pane, per la vita e per l’amore tu ci hai creati. Amen.
Preghiera alla comunione
+
Vorrei offrire una cosa al
Signore,
ma non so che cosa.
ti offro la mia fame,
di cielo e di creature.
Ti offro la mia vita vuota, Signore,
rendila semplice e diritta
come un flauto
perché Tu la possa riempire,
riempire con la tua musica.
La
mia vita, Signore,
che
sia argilla tenera nelle tue mani
perché
tu possa darle forma,
darle
la forma che Tu vorrai.
La mia vita, Signore,
seme libero nel vento
perché Tu possa seminarlo,
seminarlo dove vorrai.
La
mia vita, Signore,
piccolo
legno secco
perché
Tu possa accenderlo,
e
possa bruciare
per
il povero e per Te.
Amen.
p.Ermes Ronchi