da “La ricerca della felicità” di J. Krishnamurti, ed. Rizzoli

Cos’è la verità?

Uno straordinario mistero, qualcosa di remoto, di inimmaginabile, di astratto?
Oppure la verità è qualcosa che scopri attimo per attimo, di giorno in giorno? Se può essere accumulata, raccolta attraverso l’esperienza, allora non è verità; dietro quets accumulazione, infatti, si nasconde la medesima sete di possesso. Se è qualcosa di distante, che si può trovare solo attraverso una tecnica di meditazione oppure attraverso la pratica della rinuncia e del sacrificio, ancora una volta non si tratta di verità, perché anche lì è in atto un processo di acquisizione.

La verità deve essere scoperta e cimpresa in ogni azione, in ogni pensiero, in ogni sentimento, per quanto banale o passeggero; deve essere osservata in ogni momento di ogni giornata; deve essere ascoltata in ciò che dicono il marito e la moglie, oppure il giardiniere, o gli amici, e nel processo del proprio pensiero.

Il tuo pensiero può essere falso, condizionato, limitato; e scoprire che è l’appunto condizionato, limitato, rappresenta la verità. Quella stessa scoperta libera la tua mente da ogni limitazione.
Se scopri che sei avido – se lo scopri, e non semplicemente se qualcuno te lo dice – quella scoperta è la verità, e quella verità agisce sulla tua avidità.

La verità non è qualcosa che puoi raccogliere, accumulare, immagazzinare, e sulla quale poi fare affidamento come fosse una guida. Questa è solo un’altra forma di possesso.Ed è molto difficile per la mente non acquisire, non immagazzinare.
Quando ti rendi conto del significato di tutto questo, scoprirai che cosa straordinaria è la verità.
La verità è senza tempo; nel momento in cui la catturi – come quando uno dice: “Ho trovato la verità, è mia” – non è più verità.

(Krishnamurti)