Spesso consideriamo il nostro progresso morale come un fine importante per la serenità interiore e per la salvezza eterna.
C’è chi riesce a sconfiggere alcuni vizi, chi cerca di rendersi più disponibile nella sua comunità, chi aderisce ad alcune forme di volontariato, chi aiuta altri a risolvere i loro problemi.
Tutte cose molto buone ed importanti.

Ma attenzione a non farne medaglie decorative della nostra immagine per gli altri e per se stessi.
Chi si sente a posto con la coscienza perché non ha più quel vizio che lo tormentava o ha più iniziative filantropiche, dimentica spesso che il vero indicatore del nostro progresso spirituale è la qualità dell’amore con cui pensiamo od operiamo.
Per questo molti, nonostante si sforzino e preghino, non riescono a vincere certe fragilità.

Probabilmente Dio gradisce di più il nostro desiderio di amarlo nella fragilità, e quindi nella consapevolezza di quello che realmente siamo, piuttosto che l’ostentazione delle virtù conquistate, ma svuotate del vero amore.

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a cura di http://mondocrea.it