Una delle sorprese che ho avuto, arrivando come Arcivescovo di Udine, è stato proprio il Credo di Aquileia
che, ormai, mi è divenuto familiare.
Non è usuale che una Chiesa conservi per tanti secoli un suo «Credo». Lo ha conservato la Chiesa di Aquileia; segno della sua autorevolezza e della grandezza delle sue tradizioni.
Mi ha, poi, subito colpito l’espressione finale nella quale c’è la dichiarazione che la fede, in esso professata,
è comune alle altre Chiese apostoliche di Roma, Alessandria e Gerusalemme. Esso, perciò – come commenta Rufino – è un vero «simbolo»; un segno, cioè, e una norma che garantisce che quanti lo professano sono dentro la stessa fede e la comunione ecclesiale.
Nella sua essenzialità è un capolavoro perché sintetizza in poche frasi tutta la Rivelazione contenuta nell’Antico e nel Nuovo Testamento. Per questo resta il criterio autorevole per comprendere la Sacra
Scrittura che va compresa alla luce del Credo nel quale troviamo le verità fondamentali sulle quali erano
in accodo gli apostoli e lo sono i cristiani di ogni epoca.
(mons. Andrea Bruno Mazzocato, Arcivescovo di Udine)
«Credo in Dio Padre onnipotente,
invisibile e impassibile;
e in Gesù Cristo unico Figlio suo nostro Signore
che è nato per opera dello Spirito Santo
da Maria Vergine,
fu crocifisso sotto Ponzio Pilato e sepolto,
discese negli inferi, il terzo giorno è risorto,
è asceso al cielo, siede alla destra del Padre:
di lì verrà a giudicare i vivi e i morti;
e nello Spirito Santo,
la santa Chiesa,
la remissione dei peccati,
la risurrezione di questa carne.
Al di fuori di questa fede, che è comune a Roma,
Alessandria e Aquileia,
e che si professa anche a Gerusalemme,
altra non ho avuto, non ho e non ne avrò
in nome di Cristo. Amen»