gobbo12 picture

In un certo senso la felicità dipende molto anche da noi. Il nostro modo di vedere la vita è determinato indubbiamente da tanti fattori e predisposizioni. Ma possiamo anche orientare i desideri cercando di scandagliare l’ interiorità per individuare le fonti delle nostre ansie, paure o preoccupazioni. Scopriremo molta zavorra da eliminare e tanta supeficialità con noi stessi, con gli altri e con il Creatore.

Molta infelicità dipende dalla nostra cecità interiore ed esteriore. Non sappiamo valutare obiettivamente fatti ed eventi con lo sguardo stupito della purezza. Molti rapporti interpersonali sono più o meno strumentali e calcolati, raramente amiamo cose, piante, animali e persone per quello che sono, semplicemente perché esistono e sono voluti dall’unico Creatore. Gran parte delle nostre azioni sono finalizzate alla ricerca di una certa sicurezza personale (economica, affettiva o relazionale) che in seguito, poi, si rivelano fallimentari. Quei pochi momenti di lucidità che potrebbero aiutarci ad individuare l’essenziale per la nostra felicità, vengono sbiaditi e soffocati dalla nostra indole utilitaristica, adeguata alla società consumistica in cui ci troviamo.

Quando, invece, Cristo diventa il nostro maestro sia nella teoria che nella prassi, scopriamo che sotto i nostri stessi occhi appannati si cela la realtà misteriosa dell’Essere che attraverso lo Spirito continua a richiamarci la dimensione più autentica della vita fatta di semplici cose.
Allora tutto assume una luce diversa partendo dalla realtà più vicina : la famiglia, la casa, il posto di lavoro, le persone con siamo soliti trattare, coloro che soffrono ecc. Anche la visione della morte fisica assume un’altra prospettiva. Gradualmente il terrore si stempera per dar posto alla speranza nei confronti del nostro orizzonte che intuiamo più libero e terso oltre il quale ci attende una dimensione più completa ed autentica.
San Paolo desiderava ardentemente essere sciolto dal corpo per essere con Cristo. Non temeva la morte terrena perché conosceva bene l’infinita misericordia di Dio attraverso suo Figlio. Nulla avrebbe potuto separarlo da Lui. Né vita né morte! Il suo amore per Cristo era così autentico che riteneva cosa migliore fare la sua volontà, anche se era necessario rimanere a lungo nella carne.

Così ogni cristiano che ama realmente il Signore compie la sua volontà, qualsiasi. Il suo paradiso interiore consiste proprio nel compiere la volontà del Signore, nel compiacerlo…

Quanto siamo fragili!!! Spesso ci chiediamo: come fa il Signore a sopportarci e a volere la nostra esistenza. Siamo così tiepidi! Eppure Egli ci vuole un bene immenso…un bene che nemmeno immaginiamo. Egli è Onnipotente e guarda le sue creature plasmate dalla polvere che si dimenano.

Ha però piacere se lo cerchiamo con cuore retto, Lui che potrebbe attorniarsi di infinite creature che lo adorano nella massima purezza. Invece si compiace di queste creature così ingrate, incerte, oscillanti, superficiali. Attende da loro un palpito di attenzione, uno sguardo di supplica, un briciolo di autentica esistenza. Nel suo Figlio ci ama infinitamente e ci perdona sempre!!

Pier Angelo Piai