FESTA
DELLA SANTISSIMA TRINITA’ – “Anno A”

Es 3,1-15 – Rom 8,14-17 – Gv 16, 12-15

 

Il Padre che
è la fonte della vita,

il Figlio che
mi innamora,

lo Spirito
che accende di comunione tutte le nostre solitudini,

siano sempre
con voi.

Trinità, mistero primo, fonte dell’armonia e
dell’unità dei mondi, che ci coinvolge tutti dentro l’unica vocazione di tutto
il vivente, dal primo all’ultimo giorno, vocazione alla comunione.

Cos’è la Trinità? è la nostra suprema vocazione, il
destino del mondo.

Ad essa ci accostiamo domandando perdono e orizzonti.

 

O Padre, fonte amorosa della vita: per avere peccato contro la vita, per non esserci
presi cura di ogni vivente, Kyrie eleison

O Gesù Cristo, amore crocifisso: per le nostre vite chiuse, che non sanno donarsi,
noi ti domandiamo perdono. Kyrie eleison.

O Spirito Santo, roveto mai spento: se ci siamo opposti alla libertà e alla comunione, Kyrie
eleison

 

Omelia

Dio è
Trinità”:
così noi cerchiamo di
definire Dio. Ma appena lo circoscrivi Dio evade. Si comunica solo per fessure,
esili fessure, da cui prendiamo frammenti di una immagine buona di Dio per
camminare sulla terra, nella storia, fra di noi.

Fessure.
Nel racconto del roveto ardente, Mosè incontra un Dio dal nome misterioso, io sono colui che sono, Colui che c’è; che
non è un fantasma o la proiezione dei desideri o delle paure, ma che c’è
davvero e che è per te, in tuo favore.

Il
Signore che parla dal fuoco – simbolo che riassume tutti gli altri simboli
divini- si presenta anche con un altro nome, un nome fatto di molti nomi: io sono il Dio di tuo padre, il Dio di
Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe.

Questa
voce di fiamma dice che Abramo è parte del nome di Dio, che Dio prende i nomi
dei suoi amici e li fa diventare parte integrante del suo nome. È il Dio di mio
padre, e di mia madre, Lui li ha legati a sé in modo tale che ora formano la
sua definizione. Dio definisce se stesso attraverso coloro che ama. Il nome di
Dio è il mosaico dei suoi amori. Io sono sillaba del nome di Dio. È un Dio che
spinto dall’amore cerca, non sta chiuso nel cielo o in un roveto, si apre, si
appassiona, si dona.

E
ancora Mosè domanda: come ti presenterò
al popolo che ti ha dimenticato? Mi presenterai come il Dio che ha udito il grido, che ascolta il gemito. Bellissimo: il Dio che se anche tu lo
dimentichi, lui non ti dimenticherà mai; che anche se tu non lo ascolti, lui ode
e ascolta il tuo pianto. Il Dio che sta nella fiamma tra le spine, le spine del
roveto e le spine della sua creatura.

Lui
ascolta quel grido senza parole, che è il suono del dolore, che non si rivolge
a nessuno, voce dell’uomo pressato nel torchio del dolore.

Israele
grida e non sa a chi, perché non conosce più Dio, non lo prega più; grida il
suo male come farebbe un bambino buttato via. E il Signore ascolta questa
preghiera senza parole e senza Dio.

Lui
sta nelle spine, nel dolore del suo popolo.

Mia
madre, sul letto dell’ultima malattia, mi diceva: figlio, prega adesso che stai bene, perché quando starai male non avrai
neppure voglia di pregare. Ma anche quando stai male una preghiera c’è,
senza parole, è il gemito della carne che sale e fa piaga nel cuore di Dio, il
Dio nelle spine. Il Dio che naviga in un fiume di lacrime (Turoldo).

Qui è la sapienza del
vivere. Noi figli, come Lui, andiamo spinti da passione d’amore, come Lui siamo
figli che osservano, odono, provano compassione, scendono, liberano, sollevano.
Allora sì, siamo figli.

Fessure nel vangelo. Dice Gesù: “Molte cose ho ancora
da dirvi”. Guardate: neppure Lui ha potuto dire tutto. E noi, specialmente
noi preti, invece parliamo come se potessimo dire tutto, definire tutto, con la
presunzione di sapere tutto. Neppure Gesù l’ha fatto.

Lo Spirito verrà e vi guiderà alla verità
tutta intera”. “Lo Spirito vi
guiderà” il verbo al futuro indica un viaggio, un maturare, un itinerario.
Indica che devo mettermi in cammino.

Cosa è l’uomo?. L’uomo è un cercatore
guidato, un essere di domande e di ricerca.

La ricerca di oggi è che Dio è Trinità. Dio non è in se stesso
solitudine, l’oceano della sua vita vibra di un infinito movimento di
comunione. Il dogma della Trinità dice che non sono le persone algide o gelide
a rappresentare Dio, ma le persone appassionate

In principio a tutto c’è la relazione, in principio
a tutto è un legame. La relazione, il legame d’amore, la comunione è il segreto
dell’essenza di Dio. Dice sant’Agostino: “Se
vedi l’amore, vedi la Trinità”.

La Trinità mi
rivela, allora, una verità che diventa verità
del mio vivere. Io scopro in Lui quella sapienza del vivere, sapienza sulla
nascita, sulla vita, sulla morte, sull’amore, che mi fa dire: in principio a tutto ciò che esiste c’è un
legame, legame d’amore.

Al termine di
una giornata puoi anche non aver mai pensato a Dio, mai pronunciato il suo
nome. Ma se hai amato, se ti sei lasciato amare, se hai sorriso a qualcuno
procurandogli un po’ di gioia, se hai dato un aiuto disinteressato, senza
saperlo tu hai fatto la più bella professione di fede nella Trinità.

Il vero ateo è
chi non sa amare. Chi non lavora a creare legami, comunione, relazioni di
accoglienza, di conforto, di dono, di gratitudine. Chi non entra nella danza
delle cose e nella bellezza delle relazioni non è ancora entrato in Dio. Se vedi l’amore vedi la Trinità. 

Perfino
i nomi che Gesù sceglie per rivelare Dio sono nomi che contengono relazione,
legame di affetto: Padre e Figlio sono nomi che dicono affetto, nomi che
abbracciano, profezia di abbracci. Spirito è nome che dice respiro, alito, fiato.
Lo Spirito incalza la mia vita con un respiro di abbracci, racchiusi dentro i
nomi di Padre e di Figlio.

L’uomo non è
creato a immagine di Dio: molto di più! E’ creato e fatto ad immagine della
Trinità. Siamo fatti ad immagine e somiglianza della comunione.

Allora capisco
perché la solitudine mi pesa tanto e mi fa paura: perché è contro la mia
natura.

Allora capisco perché quando
sono con chi mi vuole bene, quando accolgo qualcuno e sono a mia volta accolto
sto così bene: perché realizzo la mia vocazione di comunione.

Allora fede e reale
coincidono, verità e vita coincidono. Il Dio della religione e il Dio della
vita si incontrano. E questo fa esultare.

Io aderisco a questo Dio che
è là dove due o tre sono uniti in comunione, che è là dove i due diventano una
carne sola.

Questo Dio è con Israele ma
non è ebreo, questo Dio è con le Chiese ma non è solo cristiano, è il Dio
dell’universo, seme di eternità dentro i nostri giorni, anima di comunione
dentro le nostre solitudini.

Davanti alla
Trinità, io mi sento piccolo e tuttavia abbracciato dal mistero. Ci sentiamo piccoli
ma abbracciati, come bambini.

Abbracciati dentro un vento in cui naviga l’intero creato e che ha nome amore.

 

 

Preghiera
alla comunione

 

Dì loro ciò
che il vento dice alle rocce,

ciò che il
mare dice alle montagne.

Dì loro che
una bontà immensa penetra l’universo,

 dì loro che Dio non è quello che
credono,

che è un vino
di festa, un banchetto di condivisione

 in cui ciascuno dà e riceve.

Dì loro che
Dio è Colui che suona il flauto

nella luce
piena del giorno,

si avvicina e
scompare chiamandoci alle sorgenti.

Dì loro
l’innocenza del suo volto,

i suoi
lineamenti, il suo sorriso.

Dì loro che
Egli è il tuo spazio e la tua notte,

 la tua ferita e la tua gioia.

Ma dì loro,
anche, che Egli non è ciò che tu dici

 e che tu non sai nulla di Lui.

Eppure ti
fidi e lo preghi,

 lo cerchi nel nome di ogni creatura

e soprattutto
nel nome di Colui che è Figlio,

 il Nazzareno, che ha saputo amare come
nessuno,

nel nome di Colui
che è Spirito e ancora dà la vita

 adesso, e lo farà per i secoli dei
secoli. Amen

 

 

p.Ermes Ronchi