VI domenica di Pasqua
Atti degli Apostoli 4, 8-14; Prima Corinzi 2, 12-16; Giovanni 14, 25-29
La pietra
scartata dai costruttori ora è pietra angolare. Così abbiamo cantato al salmo responsoriale. Sono
tornato questa notte da un pellegrinaggio in Terra Santa, lì ho capito che cosa
è una pietra angolare, toccando le immense pietre all’angolo sud-ovest del
tempio di Gerusalemme: pietre enormi che né i terremoti, né i legionari di Tito,
né i millenni hanno scalzato. Qualcosa su cui puoi edificare cose che durano
per sempre. Così è Gesù per noi.
Il Paraclito,
lo Spirito santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa
e vi ricorderà tutto quello che io vi ho detto.
Perché è inviato lo Spirito? La spiegazione sta nel termine stesso che Gesù impiega, il Paraclito, cioè ‘Colui che è chiamato accanto’. ‘Uno accanto a
noi’, uno a nostro favore, non ‘contro’ di noi, perché quando il cuore ci
accusi, ci sia qualcuno più grande del nostro cuore:
il nostro Difensore.
Perché quando siamo sterili e
tristi, sia accanto come vento che porta pollini di primavera, come fuoco che
illumina la notte:
il Consolatore e il Creatore.
Perché quando siamo soli, di
solitudine nemica, sia colui che riempie la casa, che rimane con noi per
sempre:
il Dio vicino.
Che compie due azioni: lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che io vi ho
detto.
Vi insegnerà
ogni cosa: lo Spirito ama insegnare,
accompagnare oltre verso paesaggi inesplorati, scoprire vertici di pensiero e
conoscenze nuove. Vento che soffia avanti.
Vi ricorderà
tutto: vi riporterà al cuore gesti e
parole di Gesù, di quando passava e guariva il cuore, e diceva parole di cui
non si vedeva il fondo.
Neanche Gesù ha detto e insegnato tutto. L’umiltà di
Gesù, e poi la sua totale fiducia, che apre davanti a noi uno spazio di
conquiste e di scoperte: imparerete, vi
insegnerà ogni cosa.
Perché lo Spirito soffia adesso, soffia nelle vite,
nelle attese, nei dolori e nella bellezza delle persone. Continua a compiere
ciò che ha sempre fatto: incarnare la Parola, in una terra e in una storia: allora
in Maria di Nazareth, adesso qui, in me e in te.
I
dubbi e i problemi del nostro tempo non sono quelli del tempo di Gesù, e non ci
sono risposte preconfezionate. Lo hanno sperimentato da subito gli apostoli
stessi, quando scrivono ai cristiani di Antiochia: abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi di fare una cosa nuova. Ed
ecco che Pietro accoglie tra i discepoli un pagano, cosa che neppure Gesù aveva
mai fatto.
La Chiesa va’, forte e
pronta a cambiare. Che bella questa
Chiesa, questa umanità profetiche, catturate dal Soffio di Dio! Perché sappiano rispondere
creativamente alle nuove sfide, ai conflitti nuovi.
Questo Spirito che convoca tutti. Non investe soltanto
i profeti di un tempo, o le gerarchie della Chiesa, o i grandi personaggi.
Convoca noi tutti, cercatori di tesori, cercatrici di perle, che ci sentiamo
toccati al cuore da Cristo e non finiamo di inseguirne le tracce;
che diventiamo a nostra volta consolatori di uomini e
donne, come lo Spirito Santo Consolatore; che siamo gente che parla con amore
dell’amore, che non ne parla mai con rancore o condanna.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace.
Non come la dà il mondo, io la do a voi. La pace. Prima parola del risorto. Shalom in ebraico è pienezza, non solo la fine delle guerre, non
solo la sicurezza dai nemici intorno, è molto di più. È il coraggio della
generosità, della creatività, della fioritura.
Gesù non fa un augurio, ma un
annuncio, al presente: la pace “è” già qui, oramai siete in pace con Dio,
con gli uomini, con voi stessi; scende ormai la pace sui vostri
giorni. Basta col dominio della
paura e del male su di voi; la violenza non vince. È pace. E a questa
esperienza anche noi ci arrendiamo.
Ieri stavo a Gerusalemme, la
Città della Pace, dove però tutto grida ansia e assenza della pace. Desiderio e
lontananza.
Non come la dà il mondo, io ve la do… il mondo cerca la pace come un equilibrio di paure;
non si preoccupa di come riconoscere i diritti dell’altro, ma di come
strappargli via un altro pezzo del suo diritto; il mondo crea la pace come la
vittoria del più forte, del più armato, del più violento, ma questa non è lo shalom di Dio. Non è questa la pace di
Gesù, che ha invece un sapore di
totalità, di pienezza, di completezza, di fresco.
In Terra santa, la sicurezza
degli uni sta dietro un muro di cemento alto sette metri, e per gli altri lo
stesso muro è assedio e furto e aggressione.
Ieri all’aeroporto di Tel
Aviv ho potuto leggere questo messaggio di papa Francesco pellegrino in
Medioriente, con il suo tipico coraggio
della generosità e della creatività: “La pace non si vende e non si compra,
è un dono da ricercare pazientemente e costruire ‘artigianalmente’ mediante
piccoli e grandi gesti che coinvolgano la nostra vita quotidiana. Il cammino
della pace si consolida se riconosciamo che tutti abbiamo lo stesso sangue e facciamo parte del genere umano”.
Costruire la pace è difficile. Ma vivere senza pace è un tormento.
Cristo è la nostra pace (Ef 2,14), è venuto a disarmare il cuore, a disarmare
le mani, a disarmare la mente: metti via
la spada. Anzi: metti via, cancella il concetto stesso di nemico. È venuto
a dire l’indicibile: amate i vostri nemici. Si può vincere il male con il bene,
e non con un male più forte. Uccidendo l’inimicizia e non il nemico.
La Vergine canta nel
Magnificat: “Ha rovesciato i potenti dai
troni”, ha rovesciato ma non umiliato o ucciso.
“Ha disperso i progetti dei superbi”, ma non ha schiacciato o
imprigionato i loro figli .
“Ha rimandato i ricchi a mani vuote” ma non ha distrutto il loro oliveto
o la loro vigna. Non crea un deserto per poi chiamarlo pace.
Due
sono i doni del Risorto: la pace e lo Spirito.
Pace,
miracolo fragile infinitamente infranto. Che si custodisce solo disseminandolo.
Con piccole oasi da piantare, ciascuno di noi con la sua piccola palma di pace,
nel deserto della storia. E quando le oasi saranno migliaia, e milioni, conquisteranno
e faranno fiorire il deserto.
Il
secondo dono è lo Spirito, che è accensione del cuore e dinamismo, che è vento
e non ama le porte chiuse. Tesoro che non finisce. Sorgente che non tace mai. Vento
che non posa.
Lo
Spirito ci fa innamorare di un cristianesimo che sia visione, incantamento,
fervore, poesia, testimonianza viva.
Consolatore è il suo nome, e non perché
esorcizza solitudini, lacrime o fallimenti, ma perchè ci salva da una vita senza
cuore.
Viene
lo Spirito e continua a nominare Cristo in noi, e nominare Cristo equivale a
confortare la vita. Allora la vita riprende a sedurci.
E
noi riprendiamo a rendere ragione della nostra speranza, di ciò che sogniamo
per questo mondo: tutto ciò che di più
bello possiamo mettere dentro la parola pace, dentro la
parola vita.
Gesù è la
pietra angolare che dà eternità a tutto ciò che di più bello portiamo nel
cuore.
p.Ermes Ronchi