(su p.Davide Maria Turoldo…)



Quando il problema del finire diventa personale e
prossimo per la presenza di una malattia dagli esiti letali siamo chiamati ad
una verità con noi stessi senza paratie ed infingimenti.


Gli interrogativi circa il senso dell’esistenza e
il suo esito definitivo si fanno cruciali.


Ancora una volta il vissuto si fa canto: Canti
ultimi
e Mie notti con Qohelet (postumo) diventano meditazione
intima, inquietudine adulta, interrogativo sofferto, percezione lacerante,
grido soffocato, abbandono rassegnato, tensione risolutiva, ancoraggio sperato.


I connotati culturali in cui si sono incarnati il
mistero dell’uomo e il mistero di Dio si rivelano insufficienti. Lui e noi
siamo “altro”.


Una “solitudine” senza confini ci rende finalmente “liberi”
per il “nulla” o per il “tutto”.

 

[1]

Solo «occhio»

 

E mai uno che sappia quale

nome più gli convenga:

 

baluginosa Presenza che acceca

come i raggi schiantati del sole

a mezzodì

sulle rocce salate

del mare morto.

 

O come un punto nero quando

impotente assisti alla pagina

che si fonde in danza di segni

e solo, appunto, quel punto

nero emerge, punta

di lancia a ferirti

le pupille.

 

Ora indistinto per troppa

chiarezza, ora quale

in nebbia di luce ombra

immobile, e tu pure

immobile, di stupore:

non una immagine mai.

 

Solo «occhio», ricorda,

che ti guardava

dalla volta della chiesa

fin dall’infanzia, e poi

dall’architrave della cella,

dal punto più alto

del cielo

nella notte buia.

 

Né ragioni di fuga persuadono,

«perché anche laggiù Tu sei».

 

[2]

In purissima follia

 

O cercarti solo

senza nominarti,

chiamarti appena a gesti

e suoni, quando

amore ispiri

in purissima follia

 

[3]

Questo il buio

 

È l’Informe

l’Indeterminato

neppure mostruoso

semplicemente indefinibile

quanto di più reale:

 

il «Non-razionale» ci cinge

ci assedia, questo

il buio che copre l’abisso

l’oceano delle

nere acque

 

[4]

Il dramma è anche tuo

 

E ancora: questa

particola del nostro esistere

che mai può giungere ad essere

 

E tu sempre dentro la tua

divina solitudine, Tu

condannato

a solamente essere:

 

Tu

e il caos

e la morte

e il Nulla

 

Non è contro di te

la delusione:

il dramma è anche tuo,

o misterioso Amore.

Brani
da

David M. Turoldo. Una voce
del Friuli
.
Ideazione, riflessioni e scelta dei testi a cura di Nicolino Borgo, Basaldella
2006 [pubblicazione per il centenario della banca di credito cooperativo del
Friuli centrale, 1906-2006]