La sobrietà e i popoli poveri sono stati una costante
tematica piena di accenti affettivo-emotivi in tutti i suoi interventi.
La povertà come condizione positiva perché
generatrice di libertà morale necessaria alla convivenza civile è
indispensabile per la testimonianza della vita ecclesiale.
La povertà, o più concretamente la miseria dei
popoli come frutto di ingiustizia e di oppressione è un’offesa insopportabile e
va combattuta.
Un uso sobrio e partecipato dei beni è la prima
“povertà” che s’impone in forza della libertà conquistata e condivisa. Un uso qualificato delle risorse nasce
da una scelta ancora partecipata e condivisa per i valori che si scelgono come prioritari
per una convivenza degna di questo nome.
Su queste direttrici si configurano i giudizi su
politiche, progresso scientifico, scelte economiche, istituzioni italiane,
europee, mondiali.
[1]
Senti
che è di troppo
il
sapore di una pesca
in
questa povertà
di
case diroccate;
senti
che non ti è lecito
provare
questo dolciore
d’anima
emigrata
dalla
strada
della
tua umanità.
Sposata
hai
una
pena
di
non sentire mai
dolcezza
alcuna
che
non sia di tutti;
ed
ora ti tenta
questo
profumo
di
pesche e di aranci,
ed
ora ti seduce
questo
languore di tigli,
ed
ora vorresti
andartene
in pace
in
quest’orlo di città
in
queste ghirlande
di
bimbi a dimenticare.
E
invece è tuo soltanto
il
grido della città
disfatta
sotto il sole,
e
tu solo
puoi
rianimare i corpi
abbattuti
ai piedi
delle
piante
nell’afosità
dell’estate.
Ah
tu non puoi
concederti
a queste
momentanee
paci.
[2]
Povera
che dorme entro giornali
C’è
una povera in via Ciovasso
che
non può più camminare,
e
dorme entro giornali
nessuno
di quelli che stanno
di
sopra
ha
tempo di scendere a salutare.
Per
lei è di troppo
un
po’ di scatole per guanciale
e
stare
nel
cuore di Milano.
[3]
Spirito,
fa’
Spirito,
fa’ che ogni giorno componga
una
lode al mio Dio: voce che raccolga
il
gemito delle cose.
Voce
per il silenzio
Voce
per chi non ha voce:
per
il povero e il disperato,
per
chi è solo,
per
chi è nato ora
in
ogni punto del globo
Dio
della vita,
sei
tu che nasci,
che
continui a nascere
in
ogni vita.
Voce
per chi muore ora:
perché
non muore,
non
muore nessuno:
niente
e nessuno muore
perché
tu sei.
Tu
sei
e
tutto vive,
è
il Tutto in te che vive:
anche
la morte!
[4]
Perché
nessuno saluta
Perché
nessuno saluta?
Sulla
stessa via
tutti
stranieri.
Una
minuta pioggia ti isola,
appena
qualche uccello dalle piante
sospira
al tuo rumore.
Una
pecora sola,
sul
clivio di Rancio
bela
al tuo passaggio:
gemito
più che umano,
a
segnare
la
solitudine di tutti.
Siamo
soli,
soli,
amico, né vale che tu grida
«fratelli»
dall’altare,
o
che tutti s’affollino
allo
stesso ciborio.
Nessuno,
nessuno saluta
in
questi termitai che sono
le
nostre città.
Tutti
murati in selve di condomini
più
soli di quanto
lo
siamo nei deserti
dove
pare non abiti più
neppure
Iddio.
Brani
da
David M. Turoldo. Una voce
del Friuli.
Ideazione, riflessioni e scelta dei testi a cura di Nicolino Borgo, Basaldella
2006 [pubblicazione per il centenario della banca di credito cooperativo del
Friuli centrale, 1906-2006]