Stiamo parlando della paura in se stessa e non delle diverse forme in cui essa si esprime – paura della vecchiaia, paura della morte, paura della solitudine, paura di non arrivare a ottenere quello che vogliamo, paura di non realizzarsi spiritualmente… Che cos’è la paura? Quando c’è paura, la si riconosce come paura proprio in quel momento?
Nel momento in cui ha luogo la reazione di patita, posso descriverla? o è solo più tardi che sono in grado di parlarne? “Più tardi” significa tempo. Supponiamo che io abbia paura. Ho paura di qualcosa, ho paura che si scopra qualcosa che ho fatto in passato e che non voglio si venga a sapere. Oppure, tempo fa, è successo un fatto che mi spaventa ancora adesso. Esiste una paura in se stessa senza l’oggetto che la provoca?
Nell’istante in cui c’è paura, è in quel momento che la chiamate paura? Oppure potete farlo solo dopo, più tardi? Certamente potete farlo solo dopo il momento in cui la reazione si verifica. E questo che cosa significa? Il cervello ha conservato il ricordo di altri momenti di paura, e nell’istante in cui ha luogo questa reazione, il pensiero la riconosce e dice: “Questa è paura”.
Mi rendo conto che nell’istante in cui affiora una sensazione di paura, non ho il tempo di riconoscerla e di chiamarla paura. E solo più tardi, dopo che si è manifestata, che le do il nome di paura. Questo significa che l’ho riconosciuta in base ai ricordi di altre situazioni che in me hanno provocato paura. Mi ricordo di quelle sensazioni provate in passato e quando sorgono nuove sensazioni simili immediatamente le identifico con il termine “paura”.
È abbastanza semplice, no? Così il ricordo del passato esercita una continua interferenza sul presente. Ora ci chiediamo: che cos’è la paura? La paura è tempo? E successo qualcosa la settimana scorsa che ha provocato in me quella sensazione che chiamo paura; e ora temo che potrebbe succedere un’altra volta, oppure spero che non si ripeta. Così mi chiedo: “E il tempo la radice della paura?”. Allora, che cos’è il tempo? Il tempo segnato dall’orologio è molto semplice. Il sole sorge ad una certa ora e tramonta ad una cena ora. C’è l’ieri, l’oggi, il domani. C’è una naturale sequenza del tempo.
Ma in noi c’è anche un tempo psicologico. L’avvenimento accaduto la settimana scorsa, che mi ha dato piacere o che ha risvegliato in me il senso della paura, me lo ricordo e lo proietto nel futuro. Potrei rimanere senza lavoro, potrei perdere la mia posizione, potrei perdere il mio denaro, potrei perdere mia moglie: questo è tempo.
Ma allora, la paura è parte del tempo psicologico? Sembra che sia così. E che cosa significa tempo psicologico? Tempo implica spazio. Non è soltanto il tempo fisico a richiedere spazio, ma anche il tempo psicologico richiede spazio: ieri, la settimana scorsa, oggi, domani. Ci sono spazio e tempo. È semplice.
E la paura e un movimento del tempo? Ma il movimento del tempo, psicologicamente, non è il movimento del pensiero? Così pensiero è tempo, e tempo è paura. È ovvio. Sono andato dal dentista, e mi ha fatto male. Me ne ricordo, proietto questo fatto nel futuro e spero di non dover provare ancora quel dolore. Il pensiero è in movimento. Così la paura è un movimento nello spazio e nel tempo psicologico.
Per vedere tutto ciò come un fatto, e non per farcene solamente un’idea si deve stare molto attenti a questa sensazione di paura legata a quello che è successo in passato. Si deve dare a questa paura un attenzione completa nel momento in cui sorge; allora essa non si imprimerà nella memoria. Fatelo, e lo scoprirete per conto vostro. Quando qualcuno vi offende, se voi siete completamente attenti, non c’è offesa, non c’è insulto.
E quando qualcuno viene a dirvi: “Che persona meravigliosa sei!”, se siete completamente attenti questo apprezzamento scivola via come l’acqua sulle penne di un’anatra. Così, per favore, rendetevi conto da soli di questa verità: che spazio, tempo, pensiero significano paura. E un fatto. E se non vi fermate alla descrizione che è stata data da chi vi parla, ma vi mettete ad osservare per conto vostro, non potete evitate di percepire questo fatto, non potete ignorarlo.
Un fatto non potete sfuggirlo. E sempre lì. Anche se tentate di evitarlo, di sopprimerlo, di sfuggirlo, il fatto rimane sempre lì. Ma se dedicate un’attenzione completa al fatto che la paura è pensiero In movimento, allora la paura, a livello psicologico, scompare.
La paura insorge quando desidero essere parte di uno schema. Vivere senza paura significa vivere senza schemi. Quando aspiro ad un particolare stile di vita, questo è già in sé fonte di paura.
Estratto da:
J. Krishnamurti – La rete del pensiero – Ed. Aequilibrium
© 1982 Krishnamurti Foundation Trust LTD
© 1987 Aequilibrium – Ing. G. Turchi, Milano
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