dal Gazzettino del Friuli del 31/03/2002
SUL FILO DEI GIORNI
di PIERLUIGI DI PIAZZA
I Vangeli non ci raccontano come è avvenuta la Risurrezione di Gesù; ci riferiscono di donne che si recano al sepolcro per onorare il suo corpo, della pietra rotolata, del sepolcro vuoto, della presenza dell’angelo; e ancora Pietro e Giovanni che, dopo aver ascoltato alcune notizie ancora confuse sulla risurrezione di Gesù, corrono al sepolcro, lo trovano vuoto, scorgono le bende che avvolgevano il corpo del Maestro.
Il sepolcro vuoto è un indizio, non una prova, perché il corpo potrebbe essere stato prelevato: infatti i tutori del potere cercano di diffondere questa diceria, pagando alcune persone. I Vangeli ci narrano gli incontri con le donne e gli uomini amici ed amiche di Gesù nei luoghi e negli itinerari della laicità e della quotidianità: non lo riconoscono subito, ma proprio dentro alla relazione più profonda; l’esito dell’incontro è il superamento dello sconforto, del dolore, della mancanza di speranza in cui erano sprofondati durante e dopo la passione e l’uccisione violenta del Maestro: tutto sembrava finito.
Ora proprio dall’incontro con Lui, Crocifisso Vivente oltre la morte, riescono dal profondo del cuore speranza, prospettive, coraggio; tutte le parole e i gesti di Gesù riprendono consistenza e verità; il coinvolgimento viene rivissuto al livello più profondo; la Buona Notizia del Vangelo ridiventa itinerario di vita, annuncio e testimonianza. Non si tratta di testimoni speciali, ma donne e uomini senza istruzione, qualità particolari e prestigio; alcuni sono pescatori, un altro pubblicano e così via; alcune donne sono coinvolte in questa testimonianza straordinaria in una società nella quale la loro parola non ha alcun valore giuridico; la donna peccatrice, Maria di Magdala è la privilegiata alla quale Gesù Vivente si fa presente per primo; è una autentica rivoluzione che gente considerata comune, ignorante, peccatrice testimoni l’esperienza più inattesa, sorprendente e rivoluzionaria.
Nelle situazioni personali, relazionali, sociali, storiche di conferma, di ingiustizia che impoverisce, affama e uccide, di guerre distruttrici e omicide; di varie forme di violenza; di umanità ferite ed escluse, di tristezza e angoscia non è facile riprendere speranze, prospettiva, coraggio; non lo è dentro al dolore per la morte delle persone familiari ed amiche.
«Per la sua fede il Padre lo ha accolto e resuscitato dai morti». L’incontro con Lui Vivente oltre la morte può essere esperienza dell’itinerario interiore personale, soprattutto dell’affidamento a Lui in ogni momento e situazione della vita; esperienza di incontro con persone e comunità che comunicano parole e segni di speranza, di vita, di perseveranza; possono essere momenti «estremi» in cui ci si incoraggia reciprocamente, in cui si spera anche per gli altri che aspettano la nostra speranza.
Questa relazione con Gesù Vivente riguarda noi stessi, le relazioni, le situazioni di ingiustizia, di violenza, di morte; immette un dinamismo di liberazione, di vita, di senso positivo; non può esserci una vita che continua oltre la morte se non comincia già nel frammento qui ed ora; e questo inizio si esprime nell’amore disponibile e gratuito che dona e non pretende, che libera e non possiede; si esprime nella speranza nonostante tutto; si esprime nel coraggio nonostante le paure; nel silenzio e nella preghiera nonostante l’apparente inutilità; nell’azione nonostante l’apparente insignificanza; nella perseveranza nonostante l’esperienza della stanchezza; nella vita nonostante i segni di morte, nonostante la morte.