dal Messaggero Veneto del 27/03/2002
La rubrica delle lettere al direttore è generalmente una delle più seguite in tutti i quotidiani italiani
C’è sempre voglia di far sentire la propria opinione
Tra le varie pagine che compongono i quotidiani sfogliati nelle case italiane, credo che meriti particolare attenzione un inserto speciale: la “Posta dei lettori”.
Personalmente, tutte le volte che un quotidiano mi passa tra le mani, qualunque esso sia, dopo aver letto gli articoli che più mi interessano, per curiosità o abitudine, sono sempre attratto da quel paginone che riporta la parola dei cittadini.
Scorrendo tra le righe, si possono trovare lettere, opinioni o commenti di ogni tipo e redatti dalle mani più diverse: dal pensionato allo studente.
Tuttavia, tra gli interventi di quel foglio, non è difficile vedere come una linea sottile unisca tutte le voci dei lettori, creando un coro unisono che canta il bisogno di mettere in luce un problema o una questione sociale, sentita in prima persona da chi scrive.
Si potrebbe dire sportivamente che “l’importante è partecipare”, ma io ritengo che chi scrive ai giornali, non si accontenti solamente di veder pubblicato il suo scritto.
Il fatto di apparire su una testata, solleva a mio avviso una questione più profonda, le cui radici, se si scava a fondo, risalgono alla seconda metà del ’700.
È proprio in quest’epoca che nel Vecchio continente nascono i primi giornali, dalla necessità dei cittadini di contribuire attivamente al bene pubblico, portando agli occhi e alle orecchie del maggior numero possibile di persone una problematica (generalmente di natura politica o civile), nel tentativo di risolverla nel rispetto delle esigenze di tutti. Dal ’700 ad oggi, lo stesso pirito che animava gente come Cesare Beccaria e Piero Verri a scagliarsi contro la tortura e la pena di morte, anima nuovamente coloro che, non per mania di protagonismo, scrivono ai giornali, nella speranza – spesso non vana – che la loro voce venga udita, e che la loro necessità venga soddisfatta.
Propri la consapevolezza di essere elementi di una società, dotati di diritti e di doveri, fa scattare la voglia di intervenire, nel momento in cui i propri diritti vengono violati.
La grande importanza di un giornale è questa, secondo me: esso trova il suo fine ultimo nel dovere di informare con chiarezza, trasparenza e veridicità quanti lo leggono, riportando tutte le notizie e contribuendo alla creazione di un’attenta opinione pubblica.
La peculiarità giornalistica di informare dei fatti con maggior oggettività (possibile), deve poi però tradursi nel sensibilizzare – nel caso di problemi – chi è preposto a risolverli, di cui l’importanza delle lettere dei lettori.
Essi, informando che qualche cosa non va, segnalano una disfunzione nel sistema sociale, una falla che va chiusa.
Gli interventi sono importantissimi da questo punto di vista, perché permettono un reale progresso sociale ed un continuo miglioramento dei servizi elargiti dallo Stato sulla base delle richieste dei singoli.
Concludendo, trovo molto confortante il fatto che ci sia ancora gente che scrive e che ha voglia di gridare: “Io ci sono!”. È segno di vivacità intellettuale e di operosità, in un’epoca in cui vengono esaltati “valori” come l’individualismo, l’egoismo e l’interesse personale.
Fa davvero piacere leggere le lettere. Significa che ci sono ancora persone che, ribellandosi all’annichilimento culturale generale, si prendono cura degli interessi di chi è troppo debole per far sentire la sua voce nel rumore di questa società.
F.R.
liceo delle scienze sociali Percoto
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