Seduto sull’aereo fermo in pista, con i motori al
massimo, attendo il decollo. Il tempo è piovigginoso, c’è una fitta nebbia
stagnante: mi pervade un senso di pigrizia e di sonnolenza.  E’ l’alba.


Siamo pregati di spegnere il telefonino: lo ricevo
come un invito a tagliare il rapporto con gli uomini per privilegiare quello
con Dio. Alla successiva raccomandazione di allacciare le cinture, avverti che
sei chiamato a deciderti per Dio, a legarti a Lui, qualunque cosa accada.


Sono tutti momenti, passaggi che mi scuotono, mi
svegliano per fare attenzione alla meraviglia che accade, in pista e
soprattutto nel tuo animo, quando ci si fida e ci si abbandona.


Sulla pista l’aereo ha una partenza decisa,
perentoria, determinata e con una progressione di velocità tale da farti
schiacciare la schiena contro il sedile


Poi il balzo, il decolloMeno maleperché a quella
velocità non si può stare sulla terra; è il cielo la pista per quella
velocità;  l’aereo è fatto per
abitare l’altezza; salendo s’inerpica, s’impenna, aggredisce il cielo con
determinazione, in un rumore inizialmente assordante.


Su, su, vola per qualche minuto fra nuvole, nebbia e
acqua. Vorresti quasi aiutarlo nell’operazione faticosa dello stacco. Al serbatoio
è chiesto di donare un notevole consumo di carburante per abitare il cielo.


A te è chiesto di spendere, per amore, il tuo io,
ottimo carburante che ti consente di possedere e godere Dio.

p.Andrea Panont