Era un periodo in cui, con
amici miei e della montagna, potevo passare il periodo delle mie vacanze
percorrendo le Alte vie delle dolomiti. La macchina fotografica era la compagna
di viaggio che facevo lavorare per poi comunicare e raccontare agli amici.
Tornato dalla montagna con tante foto negli occhi, nel cuore e tanti flash su
splendidi panorami, ci siamo concessi con gli amici una serata di proiezioni.


Quasi ad ogni foto che
mostravo loro, riconoscendo i paesaggi, i miei amici mi sapevano dire: tu sei
stato sulla tale montagna, sei salito sulla Tofana, sei arrivato al Lagazzuoi,
sulla Tognola, sulla Rosetta, hai fotografato dalla Malga Palao dai rifugi
Lavaredo, Locatelli; ecc… Non è difficile indovinare, perché questi panorami,
quelle vette si possono guardare, osservare solo da quel preciso punto di
vista


Un amico che ha letto uno
dei libretti in cui racconto le vicende normali della mia, della tua giornata,
mi ha detto: si capisce che tu vivi in Dio. Solo stando in Dio si può osservare
quello che dici. Un simile punto di vista fa di te un contemplativo.


Chi guarda con l’occhio di
Dio vede e gode il positivo d’ogni persona, si rallegra della bellezza d’ogni
cosa, si stupisce dell’infinito svelato in un immenso cielo stellato, come nel
più tenue e nascosto filo d’erba. “Ovunque il guardo io giro, immenso Dio ti
vedo; nell’opre tue t’ammiro; ti riconosco in me”.


Mi stupisce sempre il senso
di gioiosa novità che gli amici scoprono nel leggere questi miei racconti. A me
sembrano quotidianità normali e banali quasi non degne di essere narrate. Ma mi
hanno convinto che ho il dovere di raccontarle perché nuove e avvincenti le
rivela il guardarle con l’occhio della fede che è il punto di vista di Dio.


È un dovere stare in Dio per
raccontarne con la propria vita l’esperienza e rivelare a tutti la luce, la
bellezza e la meraviglia di ciò che ognuno porta in sé e attorno a sé vede. E’
un dovere preciso dei contemplativi dare la luce della contemplazione, riflettere
il cielo sulla terra.

p.Andrea Panont