Quando
mi è stato chiesto di passare da Bolzano a Catania, mille e trecento no
risuonavano in me. Nulla mi attirava su quella strada; troppe montagne lungo il
tragitto, troppe difficoltà per me insormontabili.


La logica era dire semplicemente il mio no. Ma
quel no mi appariva assurdo per me, per la mia vocazione, per la scelta che ho
fatto. Ormai non sono più mio, sono di Dio.

Troppe persone mi tenevano stretto, troppi
parenti e amici frenavano il mio passoe, senza saperlo, mi tendevano agguati.


Per sfuggire questi lacci, saltai in Dio e con
Dio ho potuto saltare tutto e “sorvolare”. Tentavo di spiegare e rendere
comprensibile agli amici il salto nella “volontà di Dio”. Ma suscitavo le più
aspre reazioni: “tu sei matto; ti hanno lavato il cervello; i tuoi superiori ;
non andiamo più in chiesa”.


Il percorso via terra  mi appariva lungo e interminabile Per
snellire il mio “sì”, al treno ho preferito l’aereo. Non volevo strisciare nel
rispondere al volere di Dio; ma volevo volare, sorvolando l’umano.


Un’ora e mezzo di volo mi ha aiutato a liberami
da tutto e da tutti, cioè da me stesso. Questa è libertà. Questo è il volo che
mi porta non tanto da un posto all’altro della terra, ma dalla terra al cielo.


Dal cielo piove solo Dio. Ed è ciò che mi fa essere quel Gesù che è tutto, è di
tutti, è per tutti.

Ho capito meglio allora perché i voti di chi si
consacra a Dio si chiamano opportunamente “voli”.

p.Andrea Panont