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Perché nella vita raramente siamo contenti? Moltissime persone si alzano il mattino fondamentalmente insoddisfatte della propria situazione e trovano qualsiasi pretesto per esternare le loro lamentele. Quando si suggerisce loro di trovarsi degli spazi di silenzio per intraprendere nella calma il viaggio interiore, ci si sente subito rispondere che non c’é tempo, che la giornata é piena di occupazioni per la sopravvivenza. Fanno capire che è una stravaganza inutile, che solo pochi possono permettersi. Raramente confessano che non ne hanno la voglia, perché ciò implica coraggio, rinuncia e bisogna mettersi seriamente in discussione.

Personalmente a me sembra quasi impossibile che una persona, per quanto possa essere impegnata, non riesca a trovare momenti simili.
Quando si hanno determinate reazioni che ci turbano, dovremmo sempre indagare e chiederci il perché, fino ad individuare gli anelli più vicini alle fonti. Ma questo richiede coraggio, calma interiore e spirito di osservazione.

Niente è più complesso come l’autoconoscenza, proprio perché siamo sempre pronti a giudicarci e a confrontarci con gli altri, dimenticando di rispettare profondamente anche il proprio “io”, il quale è unico e irripetibile. Nella calma interiore i conflitti si collocano sullo sfondo per allontanarsene mano a mano che sondiamo il nostro “centro”.

Quando ci si rende conto che la stessa esistenza è un evento misterioso ed estremamente interessante ogni volta che si ripropone alla nostra mente indagatrice, lo sfondo dei tumulti, delle superficialità e delle preoccupazione si dirada per dare spazio allo stupore, che poi è l’humus del senso della vita nella sua completezza.

Che cos’é la vita se non continua scoperta e riconoscimento dei doni che stiamo continuamente ricevendo?
Qualora riuscissimo a trovarli dovremmo perseverare e vivere nello stato di meditazione che si dovrà gradualmente protrarre anche quando si lavora, si legge, si cammina, si cura il proprio giardino o si sta vicino al prossimo, o si dorme.

Nello stato meditativo si ama più autenticamente perché subentra un profondo rispetto per se stessi, per la vita, per gli altri, proprio perché ci si rende conto che tutto può essere una manifestazione più o meno latente del divino.
Allora nulla ci turba e riusciremmo a mantenere la calma interiore anche se tutti dovessero vivere nel tumulto.

Ricordiamoci che il profeta Elia sentì la presenza di Dio nel mormorio di un vento leggero…(1Re12), ma non nella tempesta o nel terremoto.

Pier Angelo Piai