“Veramente tu sei un Dio nascosto” (Is. 45,15)

Essendo la nostra conoscenza di Dio limitata, lo è anche il nostro linguaggio su Dio. Non possiamo parlare di Dio che a partire dalle creature e secondo il nostro modo umano, limitato, di conoscere e di pensare.
Le creature hanno tutte una certa somiglianza con Dio, in modo particolarissimo l’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio. Le molteplici perfezioni delle creature (la loro verità, bontà, bellezza) riflettono dunque la perfezione infinita di Dio. Di conseguenza, noi possiamo parlare di Dio a partire dalle perfezioni delle sue creature, « difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si conosce l’autore » (Sap 13,5).

Dio trascende ogni creatura. Occorre dunque purificare continuamente il nostro linguaggio da ciò che ha di limitato, di immaginoso, di imperfetto per non confondere il Dio « ineffabile, incomprensibile, invisibile, inafferrabile » con le nostre rappresentazioni umane. Le parole umane restano sempre al di qua del mistero di Dio.

Parlando così di Dio, il nostro linguaggio certo si esprime alla maniera umana, ma raggiunge realmente Dio stesso, senza tuttavia poterlo esprimere nella sua infinita semplicità. Ci si deve infatti ricordare che « non si può rilevare una qualche somiglianza tra Creatore e creatura senza che si debba notare tra di loro una dissomiglianza ancora maggiore », e che « noi non possiamo cogliere di Dio ciò che egli è, ma solamente ciò che egli non è, e come gli altri esseri si pongano in rapporto a lui ».

Il tetragramma YHWH: “Io sono colui che è” oppure “Io sono colui che sono” o anche “Io sono chi Io sono”.
Non possiamo dare un nome all’Altissimo Onnipotente, perché qualsiasi nome dato da una creatura non corrisponde alla realtà. Infatti Egli trascende tutto ciò che esiste perché è Lui che fa esistere ogni cosa. Nessuno può comprenderlo con la sola ragione, altrimenti non sarebbe “Dio”.