VI di Avvento –

 Incarnazione e maternità di Maria Anno C

Is 62, 40-63-3b ; Filippesi 4, 4-9 Lc 1, 26-38°

 

Domenica dell’Incarnazione mai finita, del
venire di Dio mai interrotto. Il suo venire come luce nel buio, come coraggio
nella paura, come abbraccio nella solitudine. Abbiamo tutti la stessa vocazione
di Santa Maria, portare Dio nel mondo, essere breccia attraverso la quale lui
traspare. E per questo domandiamo il dono di un cuore che lo accoglie.

Eccomi, sono la Serva del Signore. Per noi, per quando ci manca il coraggio di essere
tuoi servitori, di appartenere a un disegno più grande, per questo Kyrie
eleison

Avvenga per me quello che hai detto E io, invece, sempre a domandare che avvenga in me
quello che desidero, che mi gratifica, che mi interessa. Per questo Kyrie
eleison

Come è possibile che io diventi madre? Per noi chiamati tutti a diventare madri, a prenderci
cura di Dio in noi e nel mondo, per la fecondità mancata, Kyrie
eleison

 

OMELIA

Domenica della divina maternità: Dio cerca madri.
Che lo portino oggi, che lo aiutino a nascere in questa città.

A Natale non celebriamo un
ricordo, ma una profezia; non una storia di ieri, ma un fatto contemporaneo a
me, che concerne me, adesso, è cosa mia: Se
Gesù fosse nato mille volte a Betlemme ma non nasce in te, allora è nato invano
(A. Silesio).

Dio cerca madri, a me il
compito di rispondere come santa Maria: a
vvenga
per me secondo la tua parola
.

Prima, nella Bibbia, in tutti i dialoghi tra
cielo e terra, l’ultima parola spettava sempre a Dio o al suo angelo. A Nazaret,
per la prima volta, l’ultima parola spetta ad una creatura, alla libertà
dell’uomo, al sì di una ragazza inesperta di vita, e che parla con l’angelo con
la sapienza di un patriarca antico.

Dio, fonte di libere vite, si inchina davanti a
Maria, attende da lei la misericordia assoluta: un grembo, viscere d’amore, in
cui farsi carne, in cui farsi amare.

Avvenga a me secondo la tua Parola”. Non
come nel Padre Nostro, Sia fatta la tua volontà, No, Maria dice: Per
me avvenga, a me sia fatto,
e mette il suo cuore, il suo corpo, la sua
femminilità ad essere impregnati di Dio. E’ un fatto personale: a me.

E dice a noi credenti che il Natale è un fatto
personale, e che le cose più grandi nel mondo accadono sempre attraverso un sì
personale, e che le cose più importanti nella tua casa e nella tua vita
avverranno sempre sotto la tua responsabilità individuale: a me accada, io
ci sono!

Mi accada Dio! Io mi dò, tutto, al vangelo. Anche a rischio di non essere capito, anche a rischio
di essere considerato sciocco o superato, anche a rischio di essere deriso, o
lapidato come un eretico, a me accada di essere vita impregnata di Dio, intrisa
di divino. Nella mia storia nulla avviene se non sei tu colui che accade in me.

Il verbo usato da Luca non è un imperativo come
i verbi del Padre Nostro. Usa l’ottativo, con il suo tono gioioso,
festoso, con dentro il desiderio, sono
felice di ciò che mi hai detto, desidero che accada, lo voglio con tutto il cuore.

E sono porte che si aprono, braccia che si allargano,
cuore che fa spazio. Una nota di gioia nella prima parola dell’angelo kaire
Maria, rallegrati,
sii lieta, sii felice, e una nota di gioia alla fine del
dialogo: “Avvenga il prima possibile quello che tu dici”. L’Annunciazione è
davvero l’estasi della storia.

Vorrei pregare anch’io come lei: Dammi
questo Figlio, che non mi apparterà se non per il tempo di farne un uomo, lo
desidero, desidero il venire di Dio in me, che io lo faccia uomo che Lui mi
faccia uomo. Avvenga di me quello che hai detto!

Avvenga
del mio futuro, avvenga del cuore quello che Dio vuole, perché io so già che
Dio vuole cose di luce. Sono parole per farci gravidi di cielo.

“L’augurio
di Natale è questo: che desideriamo che Dio voglia nascere in noi.” Avvenga
di me
ed è la parola definitiva della mia fede, parola assoluta cui risponde
ormai solo l’esultanza dei cieli. E non c’è più nulla da dire, perché non di
adesione passiva, non di sottomissione arresa, ma di desiderio: Accada
finalmente, accada presto, avvenga davvero ciò che Tu mi dici.

Maria modello del credente ci guida alla conversione definitiva, che è passare
da Dio come dovere a Dio come desiderio.

Mi sia fatto secondo la tua Parola! E la
tua parola è luce, io chiamato ad essere piccola breccia di luce, feritoia
attraverso cui filtra un raggio, una nostalgia di stelle, che continui a
rischiarare ogni uomo sotto il cielo.

Noi tutti chiamati ad essere sguardo attraverso il
quale gli occhi di Dio continuano a guardare amorevolmente ogni creatura.

Noi tutti chiamati ad essere braccia aperte donate da
Dio al mondo. Come ho visto stanotte. Un centinaio di ragazzi sono venuti qui
in questa chiesa, prima abbiamo pregato, poi dopo le 21 sono usciti per andare
incontro ai fratelli senza fissa dimora, a quelli che dormono nei cartoni, tra
il Duomo e san Babila sono decine di sventurati. Non per portare un aiuto prima
di tutto, ma per portare una condivisione. Per dare un saluto a coloro ai quali
nessuno augura buonanotte, neanche fossero cani, perché al cane magari fai una
carezza, ma queste persone vengono evitate da tutti.

Si fermavano i venditori di rose del Bangladesh, c’erano una decina di mazzi
di rose rosse posati sui gradini di porfido di San Carlo, per il tempo di una
chiacchierata e un tè caldo. Uscivano dai letti di carta e vecchie coperte
quelli dell’Est Europa e raccontavano storie da piangere. E i ragazzi
ascoltavano e mangiavano un panino insieme, fianco a fianco.

Non dimentichiamo mai che quando un povero busserà
alla vostra porta, capirà subito quanto lo amate. I poveri, prima ancora che si
risponda al loro bisogno. Chiedono di essere amati.

Dio nasce in noi quando cominciamo a vedere la realtà
non alla moda degli uomini, ma secondo Dio.

Il verbo si è vestito di povertà, di carne povera. Di
più, perché dire che il Verbo si è vestito di carne è come dire che i due
restano separati come il corpo e il vestito, invece no: ogni fibra della carne
di ogni creatura è luogo sacro, ogni fibra di ogni creatura è tempio, è grotta
di Betlemme, è culla di questa incarnazione che non è finita, che accade adesso
in me, e in te, in ogni figlio della terra.

Mi sia fatto
secondo la tua parola,
proprio a me.
E mi viene da dire, come Pietro: No, allontanati da me perché non sono altro
che un peccatore. Invece Dio non si allontana, Lui non se ne è mai andato.
L’angelo ci parla così come siamo, il Signore ci prende così come siamo, per
trasformarci. Con le fragilità e i difetti, con le ombre perché nell’ombra sia
la luce.

Ma come si fa a dire sì? come si fa ad essere
luogo, ferita, feritoia attraverso la quale Dio si fa compagnia umana, come si
fa ad essere anche noi madri di Dio? Si tratta di realizzare la parola di santa
Maria: avvenga per me la tua parola, accada in me il tuo vangelo!

Perché
il Natale? “Perché Dio nasca nell’anima, perché l’anima nasca in Dio.” (Meister
Eckart). Cristo nasce perché io nasca nuovo e diverso, aurora di luce, braccia
aperte inviate al mondo, custode della vita.

Signore, Io ci sono! Eccomi:

nella mia storia nulla avviene

se non sei tu

colui che accade in me.

 

 

Preghiera
alla Comunione

 

Avvenga
per me secondo la tua parola.

Avvenga
finalmente,

dammi
Tu finalmente un Natale di fede.

Fede
che Cristo è carne di questa nostra carne,

destino  di questo nostro destino.

Che
Lui è qui mite ma possente energia,

lievito
dei mondi,

ma
che Lui è anche oltre,

orizzonte
e destino e flauto

che
ci chiama d’altrove.

Venga
il tuo angelo, Signore,

e
ripeta a ciascuno di noi

“Sii
lieto, non temere, Dio sta per nascere anche in te”

Essere
dimora del Padre e della Ruah,

è
cosa così grande che ci turba

Ma
ci conforta, perché non ci lascia orfani.

Essere
abitati, essere dimore:

Fare
miracoli ne è la conseguenza.

Questo
ci avvenga.

Nasci
in noi, Signore. Facci nascere in te.

Amen