NATALE 2012 – MESSA DELLA NOTTE

Is 52, 7-10 –
Eb 1, 1-6 – Gv 1, 1-5-9-14

 

A voi tutti, amici o
sconosciuti fratelli di umanità, a tutti quelli che amate e per i quali
trepidate, da parte di Dio che ci dona suo Figlio Buon Natale.

Il Signore che abita come
una luce nuova la notte del mondo, il
Signore sia con voi.

Noi in questa notte
aiutiamo, come madri amorevoli, il Signore ad abitare la terra, a starci dentro,
come nella sua casa, a dimorare in noi, anch’io culla del suo Natale.

Se Cristo non nasce in me,
allora è nato invano a Betlemme.

Signore Gesù, vita di Dio per chi non vive
più, noi ti domandiamo un cuore nuovo e vivo, Kyrie eleison

Signore Gesù, parola di Dio per ogni
silenzio, luce di Dio su ogni sentiero, noi ti domandiamo un cuore nuovo e luminoso,
Kyrie
eleison

Signore Gesù, amore di Dio per chi ha il
cuore spezzato, noi ti domandiamo un cuore nuovo e libero. Kyrie eleison

 

Omelia

Un Vangelo immenso abbiamo ascoltato, che nel colmo della notte  spalanca la porta dell’infinito e
dell’eterno.

 In principio era il
Verbo e il Verbo era Dio. E il Verbo carne si è fatto”. Dio che in
principio ha plasmato Adamo con la polvere del suolo si fa Lui stesso polvere
di questo suolo. Il vasaio che ha formato l’uomo come un vaso di argilla,
diventa Lui stesso argilla di un piccolo vaso, fragile e bellissimo.

E
se io devo piangere anche Lui imparerà a piangere. E se io devo morire anche
Lui conoscerà la morte.

Dio con noi, nell’umiltà, è questa la parola
rivoluzionaria, la parola appassionata del Natale.

Dio ama ciò che è piccolo, è questa la forza dirompente
del Natale, che dirotta l’attenzione non sul grande, sul famoso, sul sacro, ma
sulla carne di un Bambino, in un angolo buio del mondo senza riflettori, su un
piccolo d’uomo.

Capace
solo di piangere e di attaccarsi al seno.

Il
Natale è la certezza che la nostra carne in qualche sua radice è santa, che la
nostra storia in qualche sua pagina è sacra.

E
nessuno può più dire: qui finisce l’uomo qui comincia Dio, perché Creatore e
creatura sono abbracciati. Finito e infinito sono intrecciati dentro di noi.

A
Natale non celebriamo un ricordo, ma una profezia; non un compleanno, ma un
progetto.

La
grande ruota della storia aveva sempre girato nella stessa direzione: dal
piccolo verso il grande, chi ha meno alle dipendenze di chi ha più, il debole
sottomesso al più forte.

Quella
notte, la grande ruota della storia, per un attimo, alla nascita di Gesù, si è
bloccata. C’è stato un nuovo “in principio”, da lì qualcosa ha cominciato a
girare all’incontrario, il senso della storia ha imboccato un’altra direzione:
Dio verso l’uomo, il grande verso il piccolo, dal cielo verso il basso, da una
città verso una grotta, dal Tempio verso il campo dei pastori.

Dio è la chiave di un mondo
che non esiste ancora
! Se capiamo questo capiamo anche il Natale. Natale è l’inizio del
capovolgimento delle cose, Natale è il giudizio del mondo. È un nuovo in principio. Un altro mondo e
un altro uomo sono possibili. Cristo nasce perché io nasca.

Non sopporto l’idea di auguri innocui, formali, di
routine. Allora, cari fratelli, tanti auguri impegnativi e scomodi.

Dio che si incarna per amore, ci faccia star male in
una vita egoista, senza donazione, senza spinte verticali.

Dio che si fa bambino, ci faccia sentire dei vermi
quando facciamo della carriera l’idolo della vita, e cerchiamo di farci grandi
sopra le spalle degli altri.

Un Dio sulla paglia ci tolga il sonno finché non
procuriamo di che dormire a uno sfrattato, a un povero, a un migrante.

Maria che trova una culla solo nella greppia degli
animali per il suo piccolo ci costringa con i suoi occhi feriti a non aver pace
per tutti i bambini non voluti, rifiutati, gettati via, violati. Per questo
sacrilegio continuo.

Giuseppe che a Betlemme trova solo porte chiuse, ci
metta in crisi davanti al dolore di tanti genitori per i figli senza fortuna,
senza lavoro, senza salute.

Gli angeli che annunciano pace portino ancora guerra
alla vostra coscienza incapace di vedere che a una spanna da noi si consumano
ingiustizie, si fabbricano armi, si avvelena la terra e l’acqua e l’aria.

Ma anche sul nostro vecchio mondo nasce la speranza.

E
se ha voluto nascere in una stalla non si scandalizzerà di me, abiterà le mie
miserie, quel tanto di sporco e di ombra che ho dentro, ma come una luce abita
la notte, come il lievito abita il pane. Per trasformarlo.

Maria disse: “lasciami entrare in
questa grotta. Io amo le grotte e sento compassione per chi vi cerca rifugio. È
in una grotta che io ho messo al mondo il mio bambino ed è in una grotta che
l’ho affidato senza timore alla morte perché subisse la seconda nascita della
risurrezione”

La grotta – come le barche e le baracche – diventino
luoghi in cui togliere i calzari, come davanti a fuoco che arde e non consuma.

Il Natale è nella grotta, e tutte le situazioni che in
essa possiamo raccogliere sono Natale. La crisi economica, chi ha perso il
lavoro, gli esodati, i cassintegrati, chi neppure cerca più il lavoro, i 4
milioni di italiani che hanno chiesto aiuto quest’anno alle mense.

Buon Natale a voi, perché
Dio guarda ancora alla povertà dei suoi servi, e si mette dalla vostra parte.
Attraverso di noi i figli più fortunati.

Buon Natale a voi che avete ancora paura
di Dio e lo temete come un giudice senza appello. Che temete i castighi di Dio.
Egli viene come un bambino. Non puoi temere un bambino, è la più disarmata e
sorridente delle creature. Lo puoi rifiutare ma Lui non ti rifiuterà mai.

Buon Natale a voi che avete abbandonato
Dio e dite di aver perso la fede in Lui. Anche se tu lo perdi Lui, Dio, non ti
perde. Tu lo puoi rinnegare ma lui non ti rinnegherà mai.

Buon Natale a tutti quelli che vivono in
situazioni che chiamano ‘irregolari’, che vivono le ferite di amori finiti o
lacerati, o la speranza di amori ricomincianti. Voi siete come i pastori di
Betlemme: fuori dalla comunione, fuori dal paese, fuori dalle regole, quelli che
stanno nelle grotte.

Ebbene
proprio voi siete i primi a ricevere la Bella
Notizia dagli angeli, i primi a essere avvolti di luce, perché davanti a
Dio non vale la Legge ma l’uomo, vale la carne affamata di vita, non i decreti
religiosi.

Dio
si è fatto carne, Dio si è fatto cuore; si addossa il cuore sincero e fragile
di voi che vivete amori pieni di cielo. Ogni evento d’amore è sempre un fatto
decretato dal cielo.

Buon Natale a quanti siamo semplicemente
uomini, perché Dio si è fatto uomo. E
l’uomo vivente è la gloria di Dio. In ciò che viviamo di più bello noi siamo la
sua immagine più bella.

Buon Natale a tutti, nella frenesia di
questi giorni. Il Bambino ci insegna che sono così poche le cose che contano
davvero. Così poche: latte, fuoco, acqua… e due mani calde su cui poggiare la
vita.

E Buon Natale a voi che siete oppressi dai
lati duri della vita, incapaci di capire il senso di tanta sofferenza.

Buon Natale a voi che avete sofferto
troppo. Questo bambino può darvi un po’ di luce. È rifiutato, nasce in una
stalla. Ma l’oscurità non vince su di lui: qualcosa si muove, un virgulto, un
bambino, una voce!  Mai tanti
angeli si sono trovati insieme come in quel fazzoletto sperduto e buio di  terra!

Buon Natale anche a voi che avete perso
il gusto di vivere perché nulla più vi soddisfa, tanto meno il benessere o il
successo.

Questo
Bambino può restituire il sapore alla vita, Egli porta ciò che ci manca: la
bellezza, il gusto di dare e ricevere amore, porta mistero e grandi sorsate di
cielo, e la bontà come legge, e l’onestà e la trasparenza come strade piene di
sole.

Buon Natale perché non saremo mai soli,
mai abbandonati.

Come
accogliamo questo augurio? Forse qualcuno è venuto qui questa notte portando in
cuore una speranza, e ritornerà a casa con la sua attesa inappagata, la sua
malinconia intatta, senza aver trovato. Dio conosce e rispetta anche questo.

Ma
può essere che qualcun altro, e speriamo che siano molti, e preghiamo che siano
tutti, accolga e custodisca l’augurio degli angeli

come
un segreto buono,

come
una luce discreta sul nostro cammino,

come
un sommesso canto di gioia

dentro
la nostra fatica di vivere,

come
un’ansia di amore

che si posa sugli uomini che non sperano più.