CRISTO RE – Anno B 2012

Is 49,1-7; Fil 2,5-11; Lc
23,36-43

 

E’ la solennità di Cristo
Re, termina l’anno liturgico e si apre la nostra storia rivolta verso l’Eterno
e verso l’Assoluto. Noi pellegrini sulla strada del grande ritorno alla
sorgente da cui siamo partiti, preghiamo che si compia quel Regno che già pulsa
nel profondo, che il seme diventi albero, gonfio di vita.

Ma questo a cominciare da noi stessi, perciò
domandiamo per prima cosa la nostra stessa trasformazione.

Signore Gesù, per esserci tutti lasciati affascinare dal potere,  per il nostro desiderio di contare più
degli altri anziché di essere umili lavoratori del regno, kyrie eleison.

Tu hai detto: Beati i poveri, perché loro è il Regno, e nessuno che voglia essere povero, nessuno con il
coraggio di servire fino alla Croce, per questo: kyrie eleison.

Signore, per quelle volte che in
virtù del nostro potere, qualunque esso sia, abbiamo sfruttato, offeso,
umiliato, fatto soffrire qualcuno,
 Kyrie eleison

 

Omelia

Nostro Signore Gesù Cristo, re dell’Universo. Ma dove sta il Suo Regno, in questo mondo asservito
alla legge del mercato e dello spettacolo?

Il Vangelo oggi afferma che
il tesoro del Regno sta nel piccolo spazio della Croce. Nel più disarmato
amore.

Ricordati di me prega il ladro morente, “Sarai con me” risponde l’amore. Sintesi
estrema di tutte le possibili preghiere.

Ricordati di me, prega la paura, sarai con me, risponde l’amore. Non
solo il ricordo, ma l’abbraccio che stringe e unisce e non lascia cadere: “
con me”.

Ecco
il primo tratto del volto del Re, il volto forte di chi salva, di chi non
dimentica, di chi lega a sé, di chi ti trascina in alto con sé, di chi si
interessa fino all’estremo non della propria salvezza ma di salvare chi gli
muore a fianco.

Intorno
tutti a irridere. I capi: ‘Tu che hai salvato altri, salva te stesso’, i
soldati: ‘Se tu sei il re salva te stesso’, il ladro: ‘salva Te e noi’.

Per
tre volte risuona questa supplica:
salva!

Immensa parola: salva! Dal nulla, dal vuoto, dal
buio, dallo strazio.

E’ il grido della paura, della perdutezza
dell’uomo.

‘Salva te stesso!’ dicono. C’è forse qualcosa che
vale più della vita?

Sì.
Qualcosa vale di più. E appare un re giustiziato, ma non vinto; un Dio che noi
possiamo rifiutare, ma Lui non può rifiutare noi.

Un salvatore che le ultime parole rivolte all’uomo
le indirizza a un assassino giustiziato. E in quel ladro raggiunge tutti noi,
che nascondiamo in fondo all’anima la tentazione, o la capacità, o la resa a
una cultura di morte.

Ed è lì, nel ladro ucciso, la consacrazione della
dignità della persona umana. Nel suo limiti più basso, nell’inamabile., l’uomo
è ancora amabile per Dio:
amare l’inamabile. Ecco Dio! Il Re!

Allora non c’è nulla e nessuno di definitivamente
perduto, nessuno che non possa riprendere a sperare. Il Paradiso non è pieno di
santi ma di peccatori perdonati, di gente come noi.

Il nostro re sa, con gli occhi semplici di un
bambino che il male si può guarire solo portandolo. Lo vediamo sulla croce, di
che cosa hanno bisogno questi che uccidono il loro re? Della condanna, della
pena di morte? No, di un supplemento d’amore.

Il Regno altro non è che il sorgere di questo sole
sul mondo!

Paolo lo dice con queste parole: “Abbiate in
voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù”
. Il sentimento è più di una emozione, che è istintiva, selvatica,
ribelle. Il sentimento è una emozione accolta, elaborata, evangelizzata.

Avere i sentimenti di Cristo significa uscire dalla
dittatura delle emozioni, che ci condiziona tutti: vale ciò che emoziona.  Significa mettere tutto ciò che provo e
sento sotto la luce del vangelo.

Avere i sentimenti di Cristo inizia dicendo ‘no’ a
tutto ciò che nasce in noi di duro, violento, meschino. Guardando in faccia i
nostri sentimenti e dicendo loro: tu non sei secondo il vangelo e perciò tu non
siederai sul trono del mio cuore; tu non sei sentimento di Cristo e io non ti
do ospitalità nella mia casa, nessun diritto di cittadinanza in me.

Darò invece spazio e cuore a ciò che porta aria di
Vangelo. È un lavoro possibile, giorno per giorno: perché sono io, e io
solo, che decido chi siederà sul trono del mio cuore, chi impartirà ordini alla
mia vita.

Cerco i sentimenti di Cristo, li cerco nelle
sue parole al ladro: “
Oggi sarai con me nel Paradiso”. Tre parole regali, oggi-paradiso-con
me,
tre editti del vero Re.

‘Oggi’ per noi che gustiamo brevi
istanti di godimento e interminabili intervalli vuoti, per noi è detto
oggi, adesso.Subito.
Ogni mio istante si affaccia sull’eterno di Dio, ogni mio respiro oggi si
incrocia con il respiro di Dio. E nulla va perduto: l’aver sofferto e gioito e
amato e temuto e cantato e lavorato, tutto cade adesso e sta da adesso e per
sempre dentro l’eterno oggi di Dio.

Sarai in Paradiso. Il Paradiso che brucia gli
occhi del desiderio. Il paradiso, spazio felice e immenso come il giardino
dell’Eden. Il Paradiso è suo, Lui è il Re che possiede il sogno non contaminato,
dove tutte le creature sono finalmente in armonia. Lui non ha nulla e possiede
tutto. E come Lui quanti Santi che nulla possedevano godevano con stupore il
cielo, le stelle, le albe, il fuoco, i grandi orizzonti e le piccole creature,
non come possesso ma come meraviglia.

Terza
parola: “
Sarai con me e mentre la logica della
nostra storia sembra avanzare per esclusioni, per separazioni, per respingimenti
alle frontiere, il Regno di Dio è inclusione, un amore sempre meno esclusivo.

  Sarai con me” e le braccia di Gesù
distese, inchiodate sulla C
roce in un abbraccio che non può più rinnegarsi, dicono
accoglienza che non si rinchiude, porte dell’Eden spalancate per sempre, cuore
dilatato fino a lacerarsi prima ancora del colpo di lancia. La Croce è l’abisso
dove Cristo Gesù diviene il Re.

Lì vedo come Dio salva. Non evitandomi il dolore, ma dentro il dolore;
Dio non mi protegge dalla sofferenza ma nella sofferenza. Dio non mi salva
dalla Croce ma nella Croce, non dal Calvario ma sul Calvario.

Ricordati di
me”
prega
il morente “
Oggi sarai con me” risponde l’amante. “Ricordati di
me”
prega
la paura  e il Re offre molto più
del ricordo: “
Sarai con me” in un abbraccio.

Solo ricordati e mi basta” prega l’ultima scintilla di
vita. “
Sarai con me, sotto la mia tenda di luce” risponde la sorgente della
vita.

Festa
di Cristo Re. Re di un Regno già venuto e che ha sempre da crescere. E che noi
invochiamo: “
Venga il tuo Regno”. Pregare così è affermare che i nostri
regni non ci bastano, che nell’uomo c’è un eccesso di desiderio che nulla e
nessuno fra le cose create potrà mai colmare. Dire
Venga il tuo Regno è invocare per noi la
guarigione del cuore e poi con il cuore guarito, con sentimenti di Cristo,
prenderci cura di una porzione di mondo.

Il
Regno di Dio verrà quando nascerà nel centro della storia, quando nascerà nel
cuore nuovo delle creature l’ostinazione dell’amore, quella apparsa sulla croce.
Solo questa ostinazione capovolgerà la nostra cronaca amara in storia
finalmente sacra.

 

Preghiera
alla comunione

Dalla tua Croce, Signore, mi guardi

con occhi che fanno del mio cuore un lago di lacrime.

Quante cose ho sciupato! Ho gettato al vento talenti,

ho bruciato germogli, non ho custodito fratelli,

ho anche fatto cose di cui non mi credevo capace.

Eppure sento il Tuo sguardo che mi apre e mi attira.

 Prendo
coraggio e dico :ho sbagliato tanto, Signore,

ho sbagliato troppo, ma ricordati di me,

oltre che del ladro pentito anche di me.

Sono come lui. Ricordati!

Solo il ricordo ti chiedo e mi basterà.

Ti guardo, vedo le Tue labbra che mi dicono:

“Con me, oggi, nel Paradiso”

E l’ultimo nome sulle  labbra di Te che muori

 è il mio
nome. Passeranno il cielo e la terra

 ma il mio
nome sulle Tue labbra non passerà mai.

Questo Tuo sentimento lo accolgo in me

 e lo
gusto come un frutto impossibile alla nostra terra

e più vero di tutto il mio male.

Vivi in me, Signore,

mio Dio, mio Re, mio Amato. Amen