II
DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI

Anno B Is 63, 7-17
–Eb 3, 1-6 – Gv 5, 37-47

 

Il vangelo affronta un
conflitto di fede tra Gesù e i dirigenti giudei. Qualcuno – o loro o Gesù- si
sbaglia su Dio, e  “sbagliarci su
Dio è il peggio che ci possa capitare, perché poi ci sbagliamo su tutto…”
(Turoldo). Un Dio di cui il profeta Isaia racconta il fremito delle viscere (I
lettura). Un Dio che ha come casa la libertà e la speranza (II lettura). A lui
ora ci accostiamo chiedendo perdono.

Dice il Profeta:
Signore, perché ci lasci vagare lontano da te?
Le nostre strade ci portano lontano, riportaci sulla
via di casa, ti preghiamo: Kyrie eleison

Dice il Profeta:
Perché lasci indurire il nostro cuore?
Per la grande malattia del cuore duro, che ci minaccia sempre, per la
nostra insensibilità,  Kyrie
eleison

Dice il Signore: Voi
non avete dentro di voi l’amore di Dio.
Per quanto di malato abbiamo in noi, per tutto ciò che non è amore, per
le nostre durezze, Kyrie eleison

 

Omelia

Gesù
ha appena guarito un uomo paralizzato da trentotto anni, l’ha fatto di sabato,
e i Giudei lo hanno accusato di essere contro Dio e la religione. Si apre una
sorta di processo, uno scontro tra Gesù e i dirigenti religiosi, condensato in
queste parole: “Io vi conosco, non avete in voi l’amore di Dio”.

Lui
veniva da villaggi e campagne dove il suo andare era come un bagno dentro il
dolore, dovunque arrivava gli portavano i malati, sulle piazze, sulle porte,
dai tetti. Mendicanti ciechi lo chiamavano, donne sofferenti cercavano di toccare
il suo mantello. Almeno che la sua ombra passasse come una carezza su tutta
questa umanità dolente.

Gesù
ha appena guarito un uomo malato da trentotto anni e che cosa trova? Gente che
non sa vedere il bene e non sa goderne, che a uno che riprende a camminare dopo
trentotto anni di immobilità, che vorrebbe danzare, che sposterebbe le montagne
dicono: “E’ sabato, e non ti è lecito portare via la tua barella”.

Ma
che cosa avete dentro? Io vi conosco, non
avete dentro l’amore.

Il
problema decisivo, cruciale anche per noi oggi, è questo. I giudei credevano in
Dio, i sacerdoti e i farisei erano dei credenti convinti, motivatissimi. Ma in
quale Dio credevano? Era una fede militante la loro. Ma, come ha suggerito il
cardinale nella sua lettera pastorale, dobbiamo volgerci più alla testimonianza
che alla militanza. Voi cosa testimoniate? Il mondo d’oggi cerca testimoni più
che maestri (Paolo VI). Gente che racconti una esperienza non delle idee.

Siamo
al vertice del conflitto tra Gesù e i Giudei: chi è Dio per loro e chi è Dio
per Gesù Cristo? Per loro Dio è Legge, per Gesù Dio è Grazia. Loro pensano a un
Dio dei precetti, Gesù racconta il fremito delle viscere di Dio. Per i
dirigenti le regole valgono più della vita di un uomo e di una donna, per Gesù la
legge di Dio è che l’uomo viva, e questa è tutta la sua gioia.

Non avete in noi l’amore. Avete altro.

Bastava leggere i profeti, e il brano di Isaia di
oggi, così emotivo e vibrante: dov’è Signore il fremito delle tue viscere?
Non forzarti ad essere freddo, non forzarti all’insensibilità!!!

E
Gesù: voi cosa testimoniate? Non l’amore! Non ce l’avete!

Io
invece con l’amore che fiorisce dove passo, con la gioia che nasce dove metto
mano. io vi racconto il fremito delle viscere di Dio. Voi discutete di minuzie,
di sofismi, di precetti, di quanti passi fare il sabato, se un malato guarito
può o non può esibire a tutti, come un trofeo, il suo lettuccio sfatto e
finalmente inutile. Dov’è finito Isaia? Il profeta del Dio sensibile: “Tu
sei nostro Padre. Ritorna per amore dei tuoi figli, ritorna, per amore!”

Voi,
sembra dire Gesù, voi dalla fede dura e militante, difensori dell’ortodossia, non
avete conosciuto Dio. Leggete la Bibbia e non capite. È un Dio che si prende
cura. E voi di chi vi prendete cura? La sorte di chi vi prendete a cuore?

E
allora io applico a me questa domanda: io di chi mi prendo cura? Perché non sia
detta di me, di noi, questa parola impressionante: “Tu non hai in te l’amore
di Dio”.
Per distrazione, per incoscienza, per un errore che è mortale.

Un
apologo del fondatore dei Chassidim “Un giorno rabbi Baal Shem chiese ai
discepoli: Dove sta Dio?” I discepoli risposero: Ma come maestro, ci hai
insegnato tu che Dio è in cielo, in terra e in ogni luogo. E il rabbi rispose:
“No, mi sbagliavo, Dio non è in ogni luogo, è solo là dove lo si lascia
entrare
!”. Ricordate? “Ecco, io sto alla porta e busso e attendo che mi
si apra. Allora entrerò”

Aprirsi,
spalancare la porta, accogliere. E conservare. Guardate che bello il finale
della seconda lettura: noi siamo sua casa
se conserviamo libertà e speranza. Che freschezza in queste due parole,
libertà e speranza. Speranza che è la passione per il bene possibile, per il
sorriso possibile, per l’amore possibile. Libertà che è la fine delle paure, la
fine delle catene, vento negli occhi, orizzonti davanti, e il cuore che è
libero di navigare e di volare. Lì abita Dio.

Tu
sei casa di Dio se custodisci libertà e speranza!

Non
c’è amore senza libertà. Speranza non c’è senza libertà. E amore, libertà e
speranza sono la casa di Dio, la casa dell’uomo.

Un’altra
affermazione di Gesù mi ha colpito: “La sua Parola non rimane in voi”. Che
cosa significa questo per la mia vita? Significa che la Parola può restare o
non restare in noi, può ancorarsi nell’intimo o può dissolversi nel nulla.

Secondo
una tradizione ebraica, prima di nascere ogni uomo conosce già tutta la Bibbia
a memoria e i suoi misteri gli sono chiari, ma, alla nascita, un angelo con un
pressione sulla fossetta del mento gli fa dimenticare tutto. Perché? Perché
abbia la gioia di riscoprirla attraverso la lettura e l’ascolto. Cercatore mai
arreso.

Dice ancora Gesù: Voi non volete venire a me per
avere la vita
. E sento che questo
lamento è rivolto a me: Tu non vieni a me per avere la vita. Ma per altre cose,
per avere garanzie, assicurazioni, coscienza a posto, potere.

Ma
n
oi perché
siamo venuti qui? per questo, perché siamo
mendicanti di vita.

Venuti
da Gesù, che è vita del cuore perché Lui lo allarga, ne dilata le pareti
strette, non lo lascia indurire, come teme Isaia, anzi ne fa un cuore moltiplicato.

Gesù
vita della mente, perché la mente vive di verità, altrimenti si ammala e Gesù è
la verità, e la sua vita è la vita vera. La mente vive di libertà, altrimenti si
spegne: apri il vangelo e senti una ventata di libertà, di freschezza dentro i
soliti discorsi.

Gesù
è Vita dello Spirito, che è la dimensione di cielo, di infinito in me. Vita
dello Spirito che è il soffio di Dio nelle mie vele, il suo respiro
intrecciato con il mio, il suo amore che mi fa santo.

E
vita anche del corpo perché cambia i miei comportamenti, muove le mie mani
verso il povero, fa scendere da cavallo il buon Samaritano, sostiene la corsa
delle donne al mattino di Pasqua. E io divento sua casa se conservo libertà e
speranza.

Ecco, vengo da Te, Signore,
per avere vita. Da chi mai potremmo andare? Tu solo hai parole che fanno viva,
finalmente, la vita.

 

 

Preghiera alla Comunione

 

Sento su dime, su di
noi, il tuo lamento:

 Non avete in voi l’amore di Dio.

 

E
allora, donaci amore,

 che come il vento del mattino

 ripulisca il viso della terra e
addolcisca gli occhi.

 

Donaci
amore

che
aggiunga speranza quando la speranza dispera

 e doni libertà da ogni mia prigione.

 

Donaci
amore

che
raccolga tutte le preghiere

e tutte le vie incapaci
di ritrovare la via di casa.

 

Donaci
amore

che
riduca la distanza dalle altre creature,

origine del nostro male
e della mia tristezza.

 

Donaci
amore

Che sia per noi quello
che la primavera è per i fiori

Quello che il vento è
per l’aquilone.

Amen