dal settimanale “Vita Cattolica”
di Ezio Gosgnach
Politica lontana dai cittadini
Ezio Gosgnach
Il Friuli è, infine, diventato l’ombelico della politica italiana. Le regionali del prossimo mese di giugno sono considerate da tutti il test elettorale più importante del 2003 per misurare lo stato di salute sia alla maggioranza di Centrodestra e al Governo, sia all’opposizione di Centrosinistra che sta cercando di risalire la china dei consensi.
L’attenzione, in queste settimane, è naturalmente tutta puntata sulla Casa delle libertà, impegnata in un estenuante braccio di ferro per designare il candidato a «governatore», com’è abbastanza impropriamente definito da alcuni anni il presidente della Regione. In corsa ci sono l’uscente Renzo Tondo, di Forza Italia, lanciato in pista già la scorsa estate dallo stesso Berlusconi, e la sua vice, Alessandra Guerra, candidata dalla Lega Nord.Entrambe le parti mettono sul tavolo le rispettive ragioni: i forzisti vogliono far valere il proprio peso elettorale quale partito di maggioranza relativa, il Carroccio fa appello a ragioni di coalizione in quanto unica componente della Casa delle libert&aagrave; a non annoverare alcun presidente di regione.
La battaglia è infuocata e si combatte a suon di sondaggi d’opinione e pubbliche manifestazioni, nonché ricerca di candidati terzi, minacce di dimissioni e volontà di sfasciare un’alleanza consolidata qualora non prevalesse il proprio beniamino.La partita si gioca, ormai, a livello centrale e tutti invocano il pronunciamento dei vertici romani. Non è certo uno spettacolo edificante nel mentre si festeggia il quarantesimo dello statuto di autonomia e si discute di devoluzione e federalismo.Ma non è questo il problema principale. Ben peggiore è la condizione di stallo che la lotta per le candidature provoca nell’azione politico-amministrativa della Regione.
Stallo con effetti ancor più negativi per la difficile congiuntura internazionale e conseguente crisi economica che andrebbe gestita con mano sicura. È una condotta irresponsabile, tanto di chi governa che di chi sta all’opposizione, impiegare due anni, quasi metà della legislatura, in beghe elettorali. Sì, ben due anni, perché Riccardo Illy, candidato governatore del Centrosinistra, iniziò l’assalto alla presidenza all’indomani delle politiche nel maggio 2001.
Forte dell’ottimo consenso personale avuto, impose il proprio nome e le proprie esigenze ad una coalizione allo sbando. Diversi esponenti dell’Ulivo dicono, neanche tanto sottovoce, di considerare l’ex sindaco di Trieste come una medicina amarissima, ma indispensabile per avere concrete possibilità di vittoria. Lo stesso atteggiamento sembra farsi strada addirittura in Rifondazione Comunista, apertamente ostile all’industriale del caffè quando amministrava il capoluogo giuliano.Illy ha, dunque, dettato regole e tempi. Fino a pretendere ed ottenere l’abrogazione tramite referendum della nuova legge elettorale regionale – normativa, invero, frutto di troppi compromessi e machiavellismi – per andare al voto con quel «Tatarellum» che darà al futuro presidente potere di vita o di morte sul Consiglio regionale.L’operazione, però, ha fortemente condizionato la vita politica del Friuli-Venezia Giulia. Il che va a demerito della maggioranza, caduta nella rete tesa dall’opposizione.
Ed è l’intera comunità regionale a soffrirne.Erano tre le priorità che la giunta Tondo si era data per gli ultimi anni della legislatura: revisione dello Statuto speciale, legge sulla famiglia e provvedimenti per l’innovazione in campo industriale. Tutte e tre sono lontane dal traguardo.La riscrittura della «magna charta» della Regione, per adeguarla ai nuovi scenari geopolitici, è un processo lungo e delicato. Richiede tempo, probabilmente gli interi prossimi 5 anni: ma una discussione seria e organica avrebbe potuto almeno essere avviata.
La legge sull’innovazione, poi, era considerata dal mondo produttivo indispensabile per far uscire il Friuli-V.G. dalle secche della crisi economica: non se n’è fatto niente. Il provvedimento a favore della famiglia, infine, è arenato: se entro la prossima settimana la competente commissione non riuscirà a varare un testo che raccolga almeno il consenso della maggioranza non ci saranno più i margini per vararlo in questo mandato.Andrà meglio nel prossimo quinquennio? Le premesse di questi giorni non consentono grandi ottimismi. L’attuale quadro politico vede esclusivamente scontri personali e di potere tra le coalizioni e all’interno delle stesse. I programmi, quando esistono, restano inevitabilmente in secondo piano o ancora più lontano. Come i problemi concreti dei cittadini.