Roberto, un vicino di casa di Elia possedeva 5 galline che nutriva abbondantemente, ma che facevano poche uova.  Spesso doveva chiederle ad Elia che ne disponeva abbondantemente pur possedendo anche lui 5 galline.

Un giorno Roberto necessitava di alcune uova e cominciò  a dialogare con Elia.
“Non capisco perché le mie galline facciano così poche uova!” – gli disse Roberto aggiungendo: “e sì che le nutro abbondantemente ogni giorno!.”
“Noi siamo immersi nella natura di cui siamo il frutto più prezioso che Dio ha creato” – disse Elia.
“Eh, già… ma questi animali ci sono indispensabili per il nutrimento e le mie galline sono avare” – osservò Roberto.  

Gli disse Elia: “Ogni essere vivente necessita di considerazione e rispetto. Dalle piante, agli animali e più ancora alle persone”.
“Ma io tengo le mie galline sempre in regola, cambio spesso l’acqua e portò loro vari tipi di mangime!”  
Roberto invitò Elia a vedere il suo pollaio: si trattava di alcuni metri quadri di superficie recintati. Quando le galline videro i due uomini, cominciarono ad avvicinarsi alla rete. Elia tese lentamente la sua mano verso loro, ma esse indietreggiavano.

“Le tue galline temono troppo l’uomo” – disse Elia.
“Cosa significa? È un normale istinto di difesa” – osservò Roberto stupito.
“Se vivono nel timore dell’uomo anche le loro funzioni naturali ne risentono in qualche modo. È una legge di natura: se si sentissero più considerate vivrebbero in modo più tranquillo e questo stimola la loro naturale prolificità” – osservò Elia.

Roberto lo guardava un po’ stupito e non riusciva a comprendere bene il suo strano discorso. Salutò e ringraziò Elia e se ne tronò a casa.
Roberto, però, non si dava pace. Avrebbe voluto a tutti i costi conoscere in che modo Elia pratcasse quello che sosteneva.

Un giorno decise di spiare Elia appostandosi sin dal mattino presto dietro la siepe che faceva da recinto al suo cortile. Sapeva che Elia si alzava presto e che, finite le sue meditazioni usava recarsi nel cortile per curare le piante e gli animali. Vide allora il saggio uscire e le galline ruspanti corrergli incontro.  
Una per una, le accarezzava e parlava con loro chiamandole per nome.
Il loro nome  era stato dato in base al colore delle piume o al loro carattere. Una si chiamava Chiaretta, le altre Bruna, Matilde, Curiosetta ed Anita, quella che spesso saltava il recinto.  

Poi Elia puliva il pollaio, cambiava l’acqua, e  giocherellava un po’ con loro prendendole in braccio e facendole volteggiare. Una di loro, sentendosi più trascurata delle altre, toccava il suo piede con il becco e subito il saggio passava la sua mano sulla sua schiena, fino alla coda. La gallina aveva un fremito e si allontanava a  caccia dei  suoi vermetti.

Roberto era sempre più stupito dal comportamento così eccentrico di quell’uomo ritenuto famoso per la sua vasta cultura e per la sua saggezza. “Però i frutti c’erano” – pensava tra sé.

Poi comprese bene il significato delle sue parole e cercò anche lui di imitare Elia iniziando ad ampliare la superficie del pollaio e trattandole con affetto.

Le galline, da allora,  cominciarono davvero a depositare più uova.