omelia del 15 agosto 2012 di p.Ermes Ronchi
ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
(Ap 11, 19a; 12, 1-6a.10a ; 1
Cor 15, 20-26 ; Lc 1, 39-56)
Gli Orientali chiamano la
festa dell’Assunzione di Maria la Pasqua d’estate. Come effetto della Pasqua di
primavera, Maria entra nel cielo nella sua pienezza di donna, anticipa il nostro destino: “Poiché
il tuo corpo è fra le stelle, spera Maria la nostra carne oscura”(E. Bono).
Chiediamo al Signore di essere come Lei, creature sempre incamminate, caduti ma
incamminati, peccatori eppure incamminati, verso una vita che non conoscerà
tramonto.
Signore, che in santa Maria
mostri l’immagine del nostro futuro, per quando abbiamo dimenticato la meta del
nostro pellegrinaggio, che sei tu, Kyrie eleison
Signore, che in santa Maria
ci mostri che il segreto della nostra vita è oltre noi, per quando la mia vita ruota
solo intorno a me stesso, come centro del mondo, Kyrie
Signore, che ci hai mostrato
che si resiste al male custodendo la vita, per il poco coraggio nell’opporci al male e
all’ingiustizia, Kyrie
eleison.
OMELIA
Il canto del magnificat,
appena ascoltato, è il rivoluzionario canto d’avvento, canto dell’inizio. La donna
vestita di sole della I lettura è l’immagine affascinante del nostro
futuro, della lunga carovana dell’umanità, incamminata verso la luce.
I dogmi che la Chiesa ha elaborato per santa
Maria non tracciano privilegi che riguardano lei soltanto, sono indicazioni
esistenziali per tutti noi, sono scuola di umanesimo integrale.
L’Assunzione
di Maria in cielo, in anima e corpo, è l’anticipo, il collaudo, la caparra di ciò che
avverrà per ciascuno di noi. Anche noi innalzati, per una divina forza di
gravità che ci attira verso l’alto, come la fiamma; anche noi sollevati, nell’unità
di anima e corpo, verso Dio e l’eterno, avremo un giorno corpi di luce.
La
terra del futuro non è una terra senza volti. Nel cielo futuro splende la
bellezza di volti e di corpi. Questo corpo così fragile, così sublime, così
caro, così dolente, sacramento d’amore e, talvolta, strumento di violenza, in
cui sentiamo la densità dell’amore, in cui soffriamo la profondità del dolore
diventerà nell’ultimo giorno porta aperta, varco spalancato per la comunione,
sacramento gioioso dell’incontro perfetto con Dio e con gli altri.
Il
destino di ognuno è annunciato oggi attraverso un corpo di donna. Un corpo
di madre mostra il disegno di Dio per l’umanità. Un corpo di donna, nella
nostra civiltà così negato e umiliato, così violato è in realtà il primo a
raggiungere la pienezza.
“Vidi
una donna vestita di sole, era incinta e gridava per le doglie del parto!” Una donna vestita di sole, che sta per
partorire, è l’immagine di ciò che tutti siamo chiamati ad essere, simbolo alto
e vivo del nostro futuro. Che ha queste tre caratteristiche: diventare vestiti
di luce, portatori di vita, coraggiosi nella lotta contro il male. Indossare
la luce, portare la vita, opporsi al male!
Immagine
bellissima, questa dell’Apocalisse, tra le più affascinanti visioni bibliche: e
parla della chiesa, dell’umanità intera, di santa Maria, ma poi anche di me,
piccolo cuore ancora vestito d’ombra eppure affamato di sole.
Noi
siamo così: creature luminose, con un seme di luce racchiuso in un guscio di creta;
abbiamo un tesoro trasportato in vasi di argilla. Questo tesoro è un pezzetto
di Dio in noi. Cosa siamo chiamati a fare?
–
primo, liberare tutta la luce sepolta in noi e irradiarla. Indossate le armi della luce, scrive Paolo. Le armi della luce sono
la limpidezza, la trasparenza, la verità. Armarsi di luce, Essere luminosi nel
pensiero nel giudizio nel sorriso.
–
Secondo, essere fecondi, dare vita, sostenere, consolare, confortare,
proteggere ogni germoglio di vita. Vegliare, anche da soli, su tutto ciò che
nasce.
–
Terzo, opporsi al drago che con la sua
coda spazzava via un terzo delle stelle del cielo’. Il drago è il male che
vorrebbe spegnere la luce dentro di noi, è il male nelle sue innumerevoli
forme, nelle mille incarnazioni che oggi assume. Il male è questo scialo di
morte nel mondo. La morte per guerra, per depressione, la morte per strada, la
morte nelle case. La morte che è nel vitello d’oro del denaro. L’onestà umiliata
e derisa. La peggior sventura di una società è quando la gente comincia a
pensare che essere onesti sia inutile. L’onestà inutile è la fine di una
società.
Noi
siamo chiamati ad opporci al drago. A reagire con le armi della luce
(semplicità, chiarezza, visione lungimirante). E con le armi della fiducia,
certi che il mondo non finirà stritolato
fra le spire del drago.
La
bellezza della Donna, il frutto vivo del grembo, la luce buona sarà più forte,
per grazia, della violenza di tutti i draghi della storia. Il fine del mondo
sarà buono.
Apriamo la pagina di Luca, unica scena del vangelo in cui
protagoniste sono due donne, Maria ed Elisabetta, due donne in attesa,
senza nessun’altra presenza che non sia quella del mistero di Dio pulsante nel
grembo.
Ed ecco la prima parola di Elisabetta: “Benedetta tu fra le donne
e benedetto il frutto del tuo grembo”. Il nome Elisabetta significa “Dio mantiene il suo giuramento” e
quale è il giuramento che Dio mantiene? Il suo mai revocato, il suo
irrevocabile giuramento sta nella sua prima parola pronunciata sull’uomo e
sulla donna nel primo capitolo della Genesi: “Dio li benedisse” (Gen1,28).
Il
prima parola di Dio su di noi è una benedizione, non dimentichiamolo mai: noi
siamo benedetti, dal principio benedetti, in ogni debolezza benedetti. Elisabetta
si fa bocca di Dio dicendo: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto
del tuo grembo!” e rilancia il
giuramento originario di Dio, lo estende su Maria e da Lei lo rilancia su ogni donna, su ogni uomo, su ogni
figlio, su di te, su di me.
Così, solo così inizia ogni dialogo vero, quando sai dire all’altro:
che tu sia benedetto. A chi ci sta vicino, a chi condivide strada e
casa, a chi mi porta un mistero, a chi mi porta un abbraccio: che tu sia
benedetto, Dio mi benedice con la tua presenza, possa Lui benedirti con la mia
presenza.
Poi viene la prima parola di Maria: L’anima mia magnifica il Signore! Che mi piace tradurre così: cerco nel cuore le più belle parole,
l’anima danza per il mio amato. Cerco le più belle parole, le migliori che ho,
le più belle che so. Elisabetta ha introdotto la melodia, ha iniziato a battere
il ritmo dell’anima, e Maria è diventata musica e canta.
Il suo corpo si trasforma in salmo, individuale prima
e poi collettivo. Inizia con lo sguardo posato sulla sua vicenda personale e
poi si allarga al popolo e va fino ad abbracciare le generazioni che verranno.
Una ragazzina, una adolescente capace di sentire in grande, di pensare in
grande, radicata nella sua casa ma con le finestre spalancate ai grandi venti
della storia. Una ragazza coraggiosa e libera, credente gioiosa, che descrive
una storia totalmente altra, la rivoluzione di Dio.
E l’esultanza del magnificat nasce da qui, dal vangelo
della vita: Dio viene come vita. Non manda eserciti, ma le armi della luce. Non
invia legioni di angeli ma vita nel grembo delle madri.
Nel disegno cosmico della salvezza la
rappresentazione più luminosa della divina opera creatrice consiste nella procreazione umana. Dio agisce nella storia non con le gesta spettacolari di grandi eroi, ma
attraverso il miracolo umile e strepitoso della vita: un ventre che lievita,
una ragazza che dice sì, un grembo sterile che è fiorito e in cui, nell’abbraccio
delle madri, danza di gioia un bimbo di sei mesi.
Santa Maria assunta in cielo, vittoriosa sul drago, vestita di luce,
portatrice di vita, fa scendere su di noi una benedizione di speranza,
consolante, su tutto ciò che rappresenta il nostro male di vivere: benedizione
sugli anni che passano, sulle tenerezze negate, sulle solitudini patite, sul
decadimento di questo nostro corpo, sulla corruzione della morte, sulle
sofferenze dei nostri cari, sul nostro piccolo o grande drago rosso, che ci insidia
ma che non vincerà, perché la bellezza è più forte della violenza.
Santa Maria ci aiuti ad abitare la terra come Lei, benedicendo le
creature e facendo grande Dio. Ci aiuti a camminare portati dall’avvenire di
cielo che è già in noi, da un futuro che cresce e si arrampica in questo nostro
cuore opaco come un germoglio di luce.
Preghiera alla Comunione
Benedetta Tu fra le donne
che sono tutte benedette.
A tutti i frammenti di
Maria, a tutti gli atomi di Maria
sparsi nel mondo e che hanno
nome donna,
rivolgiamo oggi la nostra benedizione e quella del cielo.
Ave, o donna, che tu sia
piena di grazia,
che con te sia la forza
dello Spirito Santo.
Che sia benedetto e benefico
all’umanità
il frutto del tuo grembo, il frutto di tutta la
tua vita.
Che tu possa pacificare la
terra, riconciliare i fratelli nemici,
far risorgere Abele, cancellare Caino,
ricondurre tutta la terra al
Padre,
nell’amore del Figlio, nella
grazia dello Spirito. Amen
(Giovanni
Vannucci)