I virtuosi camminano, I sapienti corrono. Solo gli innamorati volano.
E’ un detto medievale che fra Davide Montagna citò nell’ultimo incontro a Milano, presentando le sue Carte Cordiali. Si potrà discutere se sono più i virtuosi o i sapienti a correre sulla via della perfezione, della donazione, dell’impegno. E fuor di dubbio però che la vera molla che spinge a compiere in pienezza un’opera è l’amore,
L’esperienza anche quotidiana lo conferma: se c’è la scintilla dell’amore ogni atto o gesto si carica di un colore differente, di un’intensità diversa, conosce un’incisività insospettabile. In questa luce bisognerebbe rileggere più spesso quel gioiello letterario e spirituale che è l’inno all’agape, cioè all’amore di donazione che san Paolo intesse nel cap 13 della prima lettera ai corinzi: Pur possedendo tutti i doni e le doti, se non ho l’amore sono un nulla.
Bettocchi. Dolce è la vita a chi bene le vuole.
Voler bene alla vita è scoprirne l’implacabile grandezza che conosce luce e tenebra, riso e lacrime ma che comprende soprattutto il mistero trascendente che si cela in ognuno di noi.
E’ scoprirne la dolcezza, mistero delle relazioni che si rivela solo a chi vuole bene. E si può applicare alle persone, a Dio stesso. Il voler bene rende dolce e rende bello ciò che ci circonda.
E per dire come l’amore trasforma la realtà un’ultima citazione della poetessa Saffo:
“La cosa più bella? Io dico: Chi uno ama La cosa più bella è colui che ami”.
1. CONOSCENZA.
Il titolo di questo incontro dice: solo gli amanti conoscono Dio. Per prima cosa sottolineo il verbo: conoscere.
La conoscenza nella Bibbia avviene attraverso l’ascolto e nell’ascolto. Nel linguaggio biblico l’ascolto (ascolta Israele) significa adesione, una partecipazione, un’intimità, una comunione, un’esperienza d’amore.
La conoscenza d’amore va oltre la conoscenza razionale. La conoscenza di due innamorati ha canali che sono oltre e altri rispetto a quelli, per esempio della logica formale.
La verità si conosce soprattutto per via d’amore ed è espressa con un vocabolo EMET che ha la stessa radice di una parola che pronunciamo spesso: amen. E’ il sostantivo della fede, ma che di sua natura significa: fedeltà. Stabilità. Sicurezza. Tranquillità, Essere fondati su. Per cui la verità è abbandonarsi a una persona, al suo abbraccio che ti avvolge, ti sostiene, ti dà sicurezza.
Dio non è un problema, è una esperienza. Una esperienza che tocca il nervo della vita.
Da questo sappiamo d’averlo conosciuto, se osserviamo i suoi comandamenti (I Gv 2,3). Giovanni dice: tu puoi dire di aver fatto l’esperienza di Dio solo se osservi, se vivi i comandamenti, solo se realizzi, provi, nella vita, nei fatti, nelle esperienze, i suoi comandamenti che poi sono uno: amerai Dio e amerai il prossimo, con tutto
Esperienza di Dio nell’esperienza dell’amore. Conosci Dio solo se provi l’amore.
Conoscere le definizioni di Dio non è conoscere Dio. Le definizioni sono inconsistenti, dice Giovanni. Conoscere biblicamente vuol dire fare l’esperienza.
Questo è talmente vero e verificabile che da qualche tempo si va facendo strada presso gli adetti ai lavori, coloro che fanno selezione del personale per le grandi imprese, un nuovo sistema per misurare l’intelligenza, la capacità di comprensione del reale. Invece del classico quoziente intellettuale Q.I., ora si sta imponendo il quoziente intellettuale emotivo = E.Q.I. Non fatto di numeri, domande, grafici, quiz, ma quello che sottolinea la forza e la qualità delle emozioni commisurate però alla capacità d’interazione con gli altri, di creare relazioni.
In particolare in Giappone e America. L’emozione quindi è strumento di conoscenza. Tre sono le vie della conoscenza: via veritatis, via pulchritudinis, via amoris. Senza fare classifiche
Ma non voglio solo conoscere, come fatto intellettuale, non mi basta dire Dio, pensare Dio, io voglio sentirlo. Voglio sentire quel Dio che come dice Pascal, è un Dio sensibile al cuore. Perché il cuore ha ragioni che la ragione non conosce. Nei dizionari biblici, dove si parla di dubbio è riportato un incipit di Gertrud Ergot, che dice così: il dubbio non interessa l’intelletto che riflette, ma il cuore che crede e ama.
2. Quale Dio. La seconda parte del titolo concerne Dio: conoscono Dio. Ma quale Dio? Per noi il Dio di Gesù Cristo. . Dio ci seduce non con l’onnipotenza, non con l’onniscienza, non con l’eternità, ma con il volto di Gesù Cristo, il più bello tra i figli dell’uomo, con la bellezza di Gesù Cristo, cioè il suo modo unico di amare, di incontrare, di andare in cerca, di far lievitare la vita, di guarire la vita, di allietare la vita.
Per cercare Dio dobbiamo amare Cristo, Di più: amare l’umanità di Cristo, Era talmente così stupendamente uomo, che i discepoli dissero: un uomo così non può essere che Dio. Ho capito, dice la mistica Heidewick, non potersi amare la divinità di Cristo se non amando al sua umanità. Riscoprire ogni frammento, ogni fremito di umanità nel vangelo, non sappiamo che farcene di un sacro che non faccia fiorire l’umano. Cercare tutte le molecole di umanità di Gesù, tutti i brividi d’umano che affiorano dal vangelo: il suo rapporto con i bambini, con le donne, con il sole e il vento, con gli uccelli e i fiori, con gli amici e le amiche, con il pane e il vino. E poi il suo modo di avere paura e di avere coraggio. E come piangeva e come gridava. E la sua carne bambina, e la sua carne piagata. E un volto vestito di luce sul Tabor, e piedi ubriachi di nardo versato dalla sua amica.
Imparate da me che sono mite e umile di cuore: Cristo si impara, imparandone il cuore. Non dalle sue parole, non da ciò che lui dice, ma dal suo modo di amare. Dal cuore umile e mite, amore senza violenza e senza inganno. Il nostro vero rischio è di restare degli analfabeti del cuore. E DI NON CONOSCERE IL DIO DI GESU’ CRISTO.
3. Kerigma. Quando gli apostoli partono con il loro annuncio, hanno un messaggio centrale. Tecnicamente questo nucleo essenziale di ciò che gli apostoli vogliono trasmettere si chiama Kerigma, il nocciolo duro del cristianesimo, la semplificazione massima, la parola matrice generante è non: fate i bravi, impegnatevi per gli altri, siate onesti in tutto, pregate e digiunate,
ma: Cristo è risorto. Cristo, figlio di Dio, Dio lui stesso. Dio è morto per te, è risorto per te.
Tu sei così importante per Dio, non temere più niente.
Questa importanza che tu hai per Dio, la percepisci, la capisci solo come amore. Solo quando sei stato innamorato hai scoperto tutta quanta l’importanza che aveva preso per te la persona che amavi. Conta come la tua vita, conta più della tua vita. Conta come la morte, più della morte.
Così l’innamorato capisce Dio crocifisso e risorto. Centro della fede.
4. Acquisire fede. Cosa significa? E’ acquisire bellezza della vita. E’ acquisire che è bello voler bene, è bello sposars
i, è bello aver figli, è bello essere frate, è bello vivere perché la vita va verso una libera
zione, verso una soluzione positiva, ha un senso profondo e luminoso, ha uno sbocco qui e nell’eterno.
Qui in un mondo nuovo, più bello e più buono di come l’ho incontrato io, e poi in una vita che non muore più. Acquisire fede è risolvere il problema del senso, significato, prospettiva, speranza della vita. Chi non trova un senso alla vita entra nella malattia (Franck).
La sofferenza ha un nome preciso, mancanza di speranza. La sofferenza è la vita senza senso.
I giovani verso i 15 anni attraversano tutti o quasi tutti un periodo di nihilismo. Non gli importa niente, un vuoto, un amore per il nullaPoi improvvisamente verso i 17, 18 anni o più il cuore palpita per un valore grande, per una persona, per un sogno. La vita acquista un senso, una prospettiva, uno scopo. Si innamora di qualcuno o qualcosa e la vita cambia.
Nel cuore degli altri cerchiamo un perché.
Così esattamente avviene per la fede. Come un innamoramento che svela un senso e una bellezza dentro la vita. Nel cuore di Dio cerchiamo un perché.
GLI INNAMORATI CAPISCONO LA FEDE.
5. Fede nella risurrezione. Gesù si presenta a Marta e Maria vicino alla tomba di Lazzaro: io sono la risurrezione e la vita. A Marta domanda: credi tu questo? Si o no? Si o no? Nucleo della fede. Qui si gioca la fede. E lei come me risponde, io come lei: io credo, Signore, ma tu aumenta la mia fede. Credo, ma poco. Poco forse, non abbastanza certo, ma credo.
Risurrezione si o no? Si o no? Qui si gioca la mia fede.
Risurrezione perché? Perché mi ama.
Quante volte in quel brano di Giovanni, è detto: vedete quanto lo amava! E’ questo il motivo del risorgere di Lazzaro. La gente parlava tra sé: lo amava davvero. Giovanni aggiunge di suo: Gesù voleva molto bene a Lazzaro e alle sue sorelle. Marta dice: il tuo amico è morto! Gesù piange: le lacrime di Dio sono il PERCHE’ della risurrezione futura. Lazzaro sono io, io sono suo amico, per me le lacrime di Dio, Dio non può accettare la morte dell’amico.
Ciò che l’innamorato non può accettare è la separazione, la lontananza, l’esclusione.
Per questo Dio è la mia risurrezione, dovere di innamorato, per questo mi farà risorgere. E non temo la morte, ne ho paura come di una separazione da quelle che sono le luci della mia vita, però la vedo come un battere di ciglia. Per un poco chiudo gli occhi, un poco di buio, poi subito li riapro e vedo tutta la luce. Un battere di ciglia.
Piange il bambino staccato dal seno, subito si rasserena passato all’altro seno (Tagore).
Io gioco la mia fede su un Dio innamorato.
GLI INNAMORATI CAPISCONO LA RISURREZIONE.
6. Conosco la storia di Dio con l’uomo. Bibbia, la storia sacra racconta un desiderio di Dio di entrare in relazione, in comunione con gli uomini. Tutta la storia di Dio con gli uomini è ricerca di unione. I patriarchi, i roveti, i miracoli, i profeti. Fino a che ha trovato una ragazza di un paesino di campagna, di collina, mezza case e mezze grotte, che l’ha accolto senza dubitare e senza condizioni. Ed è entrato nel mondo.
Come capire questo? Una definizione di amore tutti noi la sappiamo, tutti l’abbiamo diversa, non ce n’è due di uguali. Io però voglio quella di san Tommaso, il massimo pensatore e teologo della chiesa d’occidente che afferma:
amore è passione di unirsi all’oggetto amato.
Passione di unirsi: è esattamente la spiegazione per capire tutta la storia sacra, il filo rosso della Bibbia, l’incarnazione, la passione e morte.
GLI INNAMORATI CAPISCONO LA STORIA DI DIO CON L’UOMO. La passione di Dio.
7. Conosco la storia futura: il regno di Cristo. Il re biblico non è colui che ha un gran palazzo, vesti di porpora, cinge la corona ed ha molti servi sono pronti ai suoi ordini. Il re biblico è colui che sta in prima linea in battaglia, che difende il suo popolo anche a costo della sua vita, è in prima fila colui che per primo dà la vita, come il re Davide, come Saul, come i giudici d’Israele, antesignani dei re: Gedeone, Sansone, Deborah, cui dicono: solo se anche tu vieni in battaglia io attaccherò il nemico.
Per questo Gesù diventa re sulla croce. Da’ la vita. Il cartello che era uno sberleffo, diventa realtà.
Due che si sposano fanno una professione regale: io prometto d’essere fedele a te, sempre, nella salute e nella malattia, nei giorni buoni e nei giorni cattivi, e di onorare te per tutti i giorni della mia vita, e di servire te con tutte le mie forze. E’ l’impegno del re verso il suo popolo.
Che affare! Non è certo un grande affare! Se ti vuoi sposare la tua esistenza è data a qualcuno, come il re al popolo, E’ una vita spesa consumata per qualcun altro, come Cristo.
Se cerchi una che ti tratti bene o che ti curi bene, ti prendi un’infermiera, una filippina gentile, ma non ti sposi. Se ti vuoi sposare devi dare la vita. Regalità dell’esistenza è dare, è il dono di sé. CHI SI VUOL SPOSARE CAPISCE CRISTO E IL SUO REGNO.
8. Dall’essere con, all’essere in. Rimanete nel mio amore. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato (1 Gv 2, 5). Io in loro e loro in me; noi in loro come io sono in te. E’ l’ultimo discorso di Gesù. Fino allo spasimo, alla divina monotonia è ripetuto questo: essere in, essere dentro.
Passione di unirsi.
Una parola luminosa del padre dei monaci, Antonio, anzi l’ultima sua parola, il testamento spirituale che ha lasciato a tutti noi, è questa: Respirate sempre Cristo. Siamo avvolti dal divino, come dalla’aria. Ci assedia, dolcemente implacabile, Con quella apparenza di inutile , di non clamoroso, che hanno le cose indispensabili come l’aria, l’acqua, la luce.
Respirate: Dio è facile, come respirare.
Dio è indispensabile, come il respiro.
Dio è dimenticato come il respiro.
Dio è il primo atto dell’uomo, come il respiro per il partorito.
Dio entra in me, come il respiro è dentro e si dirama come ossigeno, vita del mio sangue, per tutto il corpo.
Come si prende coscienza del respiro, così possiamo prendere, dobbiamo prendere coscienza che siamo in Dio, non solo vicino a Dio, ma in Dio, Dio in me. Cristo che vive in me.
Il pellegrino dell’assoluto compie questo primo passo: dalla coscienza di essere con Dio, vicino a Dio, alla consapevolezza di essere dentro Dio; il cammino è passare, lo esprimo in latino, dal ad-esse al in-esse.
Essere in : non puoi smagliarti da quella rete, anche se puoi fingere di liberarti di lui, ma non puoi andare così lontano da non essere raggiunto dalla braccia spalancate sulla croce, fuggi come Giona, ma non esci dal raggio di sua presenza. Un bellissimo salmo dice: davanti ti urto, di dietro mi incombi, dove fuggire lontano da te? Se anche andassi al di là del mare, pure laggiù tu mi hai già preceduto.
Consapevolezza di essere dentro Dio, e che Dio è forza, energia che entra, penetra, abbraccia, solleva, rinfresca, da dentro, in me. Coscienza di vivere in Dio, e Dio in me. Passione di unirsi, come gli amanti. Desiderio dei due di essere uno, come Adamo: veramente, finalmente tu sei carne della mia carne, ossa delle mie ossa. Desiderio dei due di essere uno, Come vorrei dire io: Veramente tu sei vita della mia vita. Come dice il monaco armeno, nella sua professione religiosa: Vogli
o essere uno con te
9. Amore evangelizzante. Le nozze sono sempre state nella sacra Scrittura un simbolo del rapporto con Dio. L&r
squo;amore tra uomo e donna adombra la relazione d’amore con Dio. L’amore giovane può essere anche oggi un luogo privilegiato di evangelizzazione, di apostolato. Il compito primario del credente non si riduce a regolare le erranze di tanti in questo campo, ma consiste nell’ evangelizzare, nel far sentire che non siamo soli, orfani in un mondo oscuro e senza speranza e che, per i nostri fratelli che amano, la dolce carne degli altri è parte della nostra salvezza.
Avvicinare i giovani che vivono situazioni d’amore o sessuali irregolari, avvicinarli con il linguaggio del divieto, del giudizio, della regola, è assurdo e forse anche criminale; significa allontanarli per lungo tempo dalla Chiesa. Dobbiamo far loro sentire l’eternità che si annuncia nell’innocenza e nella dolcezza del vivere l’amore, senza drammatizzare quelle che sono le erranze momentanee. Il vero amore quando è adolescente, aperto al mistero e all’incontro, può costituire il momento prezioso dell’evangelizzazione. Spesso l’amore è una esperienza mistica allo stato selvaggio, l’unica per il maggior numero dei nostri contemporanei.
In questa esperienza tanti uomini e donne sono dei veri mistici nel desiderio appassionato che l’altro esista oltre la morte, che l’amore sia forte quanto almeno la morte. E a partire da questa esperienza mistica primitiva, Dio può essere visto come la sorgente degli incontri, come la forza di attrazione del cosmo, come il nexus amantium, come la vittoria della comunione sulla solitudine. Dobbiamo capire e far capire che c’è nell’amore una sacramentalità, che l’amore è segno efficace di Dio, che costruisce Dio nella terra. Allora potremmo capire il sacramento del matrimonio che apre, riconosce, benedice, solleva il mistero già intuito in ogni autentico amore. Potremmo rovesciare il conflitto tra l’etica della chiesa e quella della cultura contemporanea in luogo e occasione di evangelizzazione.
Allora, nella gloria dei corpi, vissuta come amore, c’è una esperienza della risurrezione, perché l’amore umano ha qualcosa a che vedere con Dio, basti leggere il Cantico dei Cantici; ce lo garantisce anche san Paolo agli Efesini quando unisce senza discontinuità il mistero dell’amore dell’uomo e della donna al mistero di Cristo e della Chiesa, “e questo è un grande mistero . Un unico grande mistero, non due diversi miracoli, ma uno solo. Sarebbe urgente riuscire a fare, a scrivere una teologia della passione amorosa’, come facevano i padri antichi che affrontavano situazioni più elementari ed essenziali delle nostre. Per ora, siamo riusciti solo a fare una morale della passione amorosa’, ma non una teologia.
Nel cammino di amore il desiderio dei due di essere uno si tramuta in qualcosa di ancora più alto: bisogna che ognuno diventi due, cioè che ciascuno assuma l’altro come la parte buona, come la parte migliore della sua vita. Anche i credenti, fanno una enorme difficoltà a credere alla vita eterna. Come riuscite voi a spiegare cos’è il Paradiso e cos’è l’inferno? Ebbene, chi è stato innamorato, ha conosciuto il paradiso e l’inferno; chi ha amato capisce cosa vuol dire paradiso e cosa vuol dire inferno: il destino finale dell’uomo come incontro d’amore, o come assenza di amore. La relazione uomo-donna, energia fondamentale nel vivere, si iscrive nelle immense relazioni dell’uomo e della terra, di Dio e dell’umanità.
L’amore divino-umano, cioè da Dio all’uomo, precede il nostro e può rinnovarlo. Questo è il mistero del matrimonio, dove uomo e donna vivono come alla superficie di una immensa profondità dove si intravede Dio. Il matrimonio è come affacciarsi alla superficie di un pozzo profondissimo da dove riluce qualche barlume d’oro dell’icona di Dio.
10. DIO è AMORE. L’amore è da Dio. Chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio perché Dio è amore. (1 Giovanni 4, 7-8) L’amore è da Dio, preposizione che indica origine e paternità. L’amore ha la sua origine in Dio, è nato da Dio, è figlio di Dio. Inoltre indica la materia, la composizione, ciò di cui è composto: l’amore è composto, è una parte di Dio, un frammento, una scheggia di Dio, è composto di materiale divino.
Per questo chi ama sperimenta qualcosa di Dio. Ogni amante è generato da Dio e conosce Dio. Chiunque ama è generato, adesso, continuamente, da Dio.
Continua ad essere generato, a trovare la sua origine in Dio, e la sua vita è rinnovata, rigenerata, rifatta. Ogni atto d’amore è un atto generativo che ti riporta a Dio, come un frammento al tutto, come l’ago della bussola alla sua stella, come una scintilla al grande braciere della vita. Amare restaura la vita. Amare rende figli di Dio. Ogni amante conosce Dio.
Quale sogno, Frase così usata e così piena di incertezze.
Conoscere non è una operazione della mente, è un incontro con tutto il suo splendore esistenziale. Ogni amante incontra Dio. Nel gesto di tenerezza, nella divina dolcezza dell’amore, nella capacità di dare la vita per chi ami, Chi ama ha capito il segreto di Dio. L’amore non si dimostra con ragionamenti, si mostra, Così Dio non si dimostra, si mostra. Dio è amore: di Lui si può dire l’unica cosa che non si può dire dell’uomo, che è amore. L’uomo ama con il cuore solo Dio ama con tutto il cuore. Dell’uomo si può dire: è uomo chi ama. Ma solo di Dio si può dire che è l’amore stesso. Per Dio si usa un sostantivo, è la sostanza di Dio; per l’uomo si usa un verbo: cioè la traduzione momentanea e parziale di ciò che Dio è nella totalità. Ogni azione amante dell’uomo è un frammento della totalità, una goccia dell’oceano, un istante dell’eternità, appena un affacciarsi sull’abisso.
L’amore nell’uomo è un verbo, cioè azione, gesto fatto, non un sentimento, Amare nel vangelo si traduce sempre con un altro verbo: dare. Dio è amore e non già il suo inverso: l’amore è Dio. Non si tratta di divinizzare l’amore, prendere qualcosa, il meglio della terra e farlo diventare Dio. Questo è solo proiettare nel cielo la parte migliore dell’umanità, farsi un idolo a nostra immagine. Il problema vero è proiettare sulla terra il cielo. Ed evangelizzare il nostro modo di amare. L’amore di Dio è amore che si dona, si dimentica, ama per primo, ama in perdita, ama senza attendere il contraccambio. E’ ricchezza che va in cerca della nostra povertà, per guarire la nostra solitudine per far risplendere la vita.
Conclusione.
Dio disse: Non è bene che l’uomo sia solo, gli voglio fare un aiuto che gli sia simile. Ma la traduzione più corretta sarebbe: gli voglio dare una salvezza che gli cammini a fianco. Questo è la donna per l’uomo e l’uomo per la sua donna: salvezza. E se chi ti cammina a fianco è anche innamorato, allora è Dio che ti cammina a fianco.
Ermes Maria Ronchi