dal Messaggero Veneto del 02/02/03
del prof. Giampaolo Thorel
Molti diffidano della politica, preferiscono starsene fuori. Altri vi entrano per affermare interessi personali o di parte. Ciò che accade soprattutto alla vigilia di competizioni elettorali lo conferma ampiamente. Le lotte forsennate per far parte di questo o quell’assembramento politico lasciano intendere che gli interessi in gioco sono molteplici, enormi.
Ma raramente si tratta di interessi che hanno attinenza al bene comune. È difficile pensare che chi entra in politica lo faccia per un servizio alla collettività. In caso affermativo, bisognerebbe dedurre che i politici sono dei santi da nicchia. I contrasti feroci cui assistiamo anche in regione fanno pensare il contrario.
Chi è preoccupato sinceramente del bene comune “alzi la mano”. Il bene comune di una popolazione consiste – secondo le parole di Tommaso d’Aquino – nell’insieme di quelle condizioni di vita sociale, con le quali gli uomini, la famiglia e le associazioni possono ottenere il conseguimento pieno e completo delle loro normali aspirazioni.
Comprende i diritti fondamentali della persona, i valori morali e culturali che sono oggetto di generale consenso, le strutture e le leggi della convivenza, la prosperità e la sicurezza. La sua figura storica complessiva è mutevole e va ridisegnata continuamente, secondo le esigenze della libertà e della solidarietà.
La legittimità di un governo si misura dalla capacità di rispettare e sostenere i diritti delle persone e dei soggetti sociali intermedi. Il potere deve essere esercitato per il popolo e con il popolo: l’autorità è “vicaria della moltitudine” (secondo una bella espressione di Gregorio Magno).
Si dirà che tali princìpi sono utopici, difficilmente realizzabili. In parte è vero. Ma occorre dire che non si ha la sensazione che i politici si stiano sforzando di metterli in pratica. C’è poi da soggiungere che per governare saggiamente occorre prima saper governare se stessi, controllare i propri istinti, le proprie passioni. Quando si assiste a sedute parlamentari teletrasmesse, l’impressione immediata è che si tratti di una congrega di assatanati che vogliono sommergere i propri avversari politici. Per questo, soprattutto i giovani diffidano della politica. Ma fanno male a disinteressarsene, perché così vanno al potere “i peggiori tra i figli dell’uomo”.
Professor Giampaolo Thorel
Udine
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