dal Messaggero Veneto del 22/01/03
Pensioni, prima della riforma individuare gli obiettivi etici
Nella conferenza “fiume di fine anno, il presidente del consiglio Silvio Berlusconi ha posto nell’agenda dei lavori del suo governo per il 2003 una riforma importante: la riforma pensionistica.
Comprendo che le ragioni per cui è necessario farla non possono essere compiutamente spiegate tra le mille cose che una conferenza stampa di verifica di un anno di attività di governo comporta. Rimane però il fatto che è estremamente importante capire o, meglio, spiegare chiaramente le ragioni e le cause che rendono necessario affrontare, per l’ennesima volta in pochi anni, una riforma di tale portata.
A mio modesto parere, prima di affrontare una riforma pensionistica sul piano dei numeri e delle compatibilità economiche, sarebbe buona cosa individuare gli obiettivi etici, di giustizia, di equità e solidarietà che si vogliono perseguire con la riforma stessa. Ho la netta impressione che questo ultimo aspetto sia completamente sconosciuto al presidente Berlusconi, tutto preso dai numeri e dalla impellente necessità di rispettare il contratto stipulato con gli elettori (sarebbe importante sapere a quale pagina si quel contratto si prevedeva la riforma pensionistica), così come a tanti altri, con in testa il governatore della Banca d’Italia Fazio che, godendo di privilegi previdenziali, non perdono occasione per affermare la necessità di modificare le norme previdenziali degli “altri”.
Vorrei quindi suggerire alcune riflessioni preliminari che, se condivise, potrebbero favorire una seria discussione di merito per un adeguamento della spesa previdenziale coerente con le necessità e la sostenibilità della nostra economia.
1) La previdenza assieme alla sanità e all’assistenza sono le voci che compongono la spesa sociale di una nazione. In Italia, la spesa sociale rispetto al Pil (prodotto interno lordo) è inferiore alla media europea. La vogliamo ridurre ulteriormente attraverso la riduzione delle prestazioni pensionistiche? O vogliamo ridistribuire, come sarebbe auspicabile, la spesa in maniera più equilibrata sulle singole voci?
2) Un sistema previdenziale pubblico deve caratterizzarsi per un insieme di norme che realizzino equità, giustizia, solidarietà non solo tra generazioni ma anche tra categorie forti e deboli del mercato del lavoro. Per realizzare nei fatti questi obiettivi sarebbe necessario costruire un sistema previdenziale dove:
a) Le regole per il diritto alla pensione siano uguali per tutti e venga chiaramente individuato un limite minimo e uno massimo (oggi non presente) di una prestazione pensionistica.
b) In un sistema previdenziale obbligatorio o finanziato attraverso risorse del bilancio pubblico, non possano essere tollerati cittadini di serie A e B. Per brevità, un esempio per tutti: un cittadino comune, per godere della pensione minima, deve versare almeno 20 anni di contributi. Quale etica, giustizia, quale equità può giustificare che cittadini quali: onorevoli, senatori, consiglieri regionali possano godere di una rendita vitalizia anche dopo una sola legislatura?
c) Le giuste differenze retributive presenti durante la vita attiva e derivanti da un diverso impegno professionale, diverso rischio e responsabilità che le mansioni svolte comportano, non siano automaticamente trasferite nella vita da pensionati. Sarebbe più giusto ed equo che, pur restando le differenze, queste fossero ridimensionate a un importo giustificabile sul piano etico.
3) Sarebbe utile un ripensamento dell’istituto della reversibilità, alla luce della modificata composizione del mercato del lavoro.
In conclusione, anche se do per scontato che qualcuno, per difendere interessi particolari e personali, dirà che quanto sopra esposto altro non è che pura demagogia, io credo invece che la riflessione preliminare su questi argomenti, assieme anche ad altri che, per brevità, non ho elencato, sia l’unica via per ottenere un consenso sociale forte e poter eventualmente chiedere ulteriori disponibilità e sacrifici a coloro che con le riforme precedenti di Amato, Dini e Prodi hanno già dato a sufficienza.
Segretario regionale Fnp-Cisl
del Friuli-Venezia Giulia
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