dal Messaggero Veneto del 19/01/03
intervista a mons. Alfredo Battisti, ex arcivescovo di Udine

L’arcivescovo emerito parla dei cambiamenti in Friuli negli ultimi trent’anni
Battisti: la città è alla ricerca di identità culturale


Com’è cambiata la città dagli anni 70, quando lei arrivo?

Uno dei più grandi cambiamenti e senz’altro quello culturale. Venivo da Padova, una città universitaria, e sono stato il primo a porre la firma assieme a 125 mila friulani per chiedere l’erezione di un’università a Udine. E con l’ateneo il volto della città è profondamente cambiato; poi è arrivato anche il teatro. E’ aumentata l’esigenza di un’affermata identità culturale con il riconoscimento della lingua, la friulanità è un valore riconosciuto dalla legge.

E dal punto di vista etico?

A parte la bomba che ha ucciso tre agenti di polizia, non ricordo a Udine evidenti fatti criminali, non si presenta come una città a rischio. C’è stata un’attenzione particolare a eliminare dalle strade la prostituzione, anche se il fenomeno non è cessato, adesso è nelle case, è tornata la schiavitù. Un altro punto di difficoltà è la crisi delle coppie, con le separazioni e i divorzi che sono aumentati in questi anni.

Socialmente, invece, quali cambiamenti?

Ho visto la città invecchiare. C’erano più giovani quando sono arrivato a Udine, e questo sia per la denatalità, sia per il fatto che molte famiglie scelgono di andare a vivere fuori città. Poi è aumentata la presenza di immigrati e questo, come Chiesa, ci ha spinti a sostenere l’apertura della mensa di via Ronchi.

Mi dispiace invece che sia stato chiuso l’asilo notturno e auspico che presto si trovino altri locali per riaprirlo. Avevamo pensato – e spero che arrivi a compimento con il mio successore – anche di rendere il seminario di viale Ungheria un luogo di formazione per accostare i giovani, la cosiddetta pastorale del muretto, e rispondere al problema del disagio giovanile.
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Per 28 anni è stato alla guida dell’arcidiocesi di Udine. Monsignor Alfredo Battisti lasciò Padova, negli anni 70, per arrivare in Friuli. «Udine l’ho molto amata e sin dai primi giorni del mio arrivo ho cercato di conoscerla cominciando ad attraversarla a piedi», racconta.

Si è fatto portavoce dei friulani su questioni importanti: come l’istituzione dell’università cittadina. E, parlando della città, afferma convinto: «Anche se Udine si sente marginale nei confronti di Roma, deve capire che è centrale rispetto all’Europa dell’Est, l’ho detto anche al sindaco Cecotti, che è un uomo di cultura, che la città deve recuperare la sua vocazione storica, che fonda le radici in Aquileia».