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Religioni?

RIFLESSIONI SUL CRISTIANESIMO RELATIVE AD ALCUNE OSSERVAZIONI SULLE RELIGIONI (DI UN NON CREDENTE)

Relativismo del rapporto con la “propria” religione.  
 
– Miliardi di persone credono di appartenere a religioni che in effetti non hanno mai scelto, che sono state loro imposte dalle loro società, fin dalla nascita, con condizionamenti subliminali e ritualismi finalizzati, che conoscono con superficialità distorta e banalizzata, mentre ignorano di essere vittime inconsapevoli del Caso e delle coordinate geografiche del luogo di appartenenza.
Nonostante ciò, in modo eterodiretto, accettano sacrifici, si autoumiliano, combattono, odiano il diverso ed arrivano anche ad uccidere in nome di qualcosa che è loro caduto banalmente e casualmente sulla testa come la mela di Newton.

Ciò che viene detto qui sopra potrebbe essere applicato anche ad altre dimensioni sociali:
Miliardi di persone nascono senza averlo chiesto in un determinato contesto socio-culturale, ignorando di essere vittime di un sistema che ipocritamente, attraverso lavaggi ideologici di cervello  li sfrutta senza scrupoli  e vi si adattano accettando sacrifici (come lavorare alle dipendenze di un imprenditore o di un ente, pagando tasse inique) e sentendosi appartenenti ad una particolare nazione, con una propria lingua e cultura, spesso indotti ad odiare le diversità etniche e costretti ad usare violenza nelle guerre.

– Perché gli esseri umani si dicono “fedeli” di una qualsiasi religione mentre ignorano le altre e magari addirittura le avversano? Né hanno provato a starne senza e camminare sulle proprie gambe come hanno insegnato, tra gli altri filosofi, il Buddha e Kant? Questo è un problema su cui ho riflettuto molto trovandovi una discontinuità logica ed una abdicazione intellettiva verso quel fenomeno antropologico che sono le religioni prese in blocco come categoria etnico-sociologica.

Premetto subito che il Cristianesimo non è una vera e propria religione in senso tradizionale del termine (anche se mantiene le sue forme liturgiche cariche di simbolismi profondi). Esso si basa su un uomo che 2000 anni fa si è dichiarato Figlio di Dio e di essere la Via, la Vita e la Verità dimostrandolo in diversi modi. La via dell’Amore che ha insegnato con i fatti e le parole conduce alla vera libertà, quindi a quell’autonomia tanto agognata da ogni libero pensatore.
Gesù non ha chiesto di abdicare intellettualmente per seguirlo senza alcuna ragione….

– E qui non sono assolutamente in discussione etica, morale, spiritualità, amore, carità e men che mai “dio”, se c’è o non c’è, ritenendone il concetto, quale che sia, una personalissima, lecitissima, rispettabilissima, irrisolvibile e indimostrabile opinione che non cambia assolutamente i fatti. Deismo, teismo, panteismo, agnosticismo, ateismo sono “ismi” che appartengono al legittimo ed anche colto mondo delle opinioni personali, non verificabili né dimostrabili, ma a cui ognuno può liberamente accostarsi ritenendola la più giusta per lui. Quale che sia questa opinione, finché resta una visione di speranza individuale non fa alcun danno, anzi contribuisce al grande dibattito culturale. Il danno avviene, ed è grande, quando si passa all’associazionismo e colonialismo ideologico di massa che, avvalendosi del potere che detiene, come avviene nelle religioni istituzionalizzate e gerarchizzate, pretende di convertire, quando non coartare o reprimere, le libere opinioni altrui. Il pensiero umano dovrebbe restare avventura, presa di rischio, inseguimento di un ideale, amore pervasivo che non può essere ridotto a passiva infantile obbedienza a dogmi, cleri, libri e dicitur.

Esiste un’etica universale che è basata su dei valori fondamentali iscritta nell’interiorità di ogni uomo. Il Cristianesimo, basato sull’uomo-Dio Gesù, non è un’opinione qualsiasi ma è fondato su una grande  verità: Gesù è storicamente esistito, ha dato la sua genuina testimonianza della sua divinità e ha rivelato la sua missione in terra che è quella di recare la buona novella ad ogni uomo destinato a diventare simile a Dio. Come l’esistenza psico-fisica di ogni uomo è subordinata al DNA  dei genitori (che non può essere più mutato senza stravolgere la sua identità) e dal contesto, così il cristiano deve aderire al suo DNA cristico che è contenuto nella “dogmatica”, senza la quale ognuno potrebbe credere in una sua verità relativa. Siccome il vero Maestro ha ordinato di diffondere la Buona Novella a tutti gli uomini, ogni autentico cristiano si sente in dovere di donare la sua testimonianza di amore verso Dio ed il prossimo. E questo può essere realizzato all’interno di un contesto comunitario gerarchicamente organizzato al fine di custodire la fede: la Chiesa, la quale rappresenta il Corpo del Cristo risorto, che ha un capo e delle membra.
Chi coscientemente aderisce ad essa non fa una “passiva infantile obbedienza”, ma ha la possibilità esprimere liberamente la sua attività intellettiva e pratica a servizio della Verità.

– Che cosa è una religione?
Quando si dice religione si intende antropologicamente quel noto settario, in senso buono, spirito di gruppo che la storia ci ha fatto conoscere, mosso dal desiderio, spesso anche violento, di egemonizzare ed omologare a se stessi gli altri, di “colonizzare” ideologicamente e comportamentalmente individui e popoli, che impone riti di iniziazione e condizionamenti psichici fin dalla più tenera età, che pretende obbedienza agli addetti ai lavori della casta sacerdotale e che troppo spesso perseguita il dissenso. Insomma un movimento politico ed ideologico  totalizzante e di potere. A mio avviso, invece, l’rsquo;etica collettiva e la morale individuale non provengono da queste organizzazioni finalizzate bensì dal profondo del cuore degli umani, dal vibrare dello spirito, dalla logica della condivisione e della reciprocità, dalla empatia dei sentimenti, e le vedo come traguardi laici, della nostra specie e del suo patrimonio filogenetico, senza la necessità di mediazioni, oltretutto così diverse, incompatibili e ostili tra loro quali sono le religioni istituzionalizzate.
A questo punto vediamo come e perché le religioni, il plurale è d’obbligo, siano controproducenti nel percorso di automaturazione dell’etica e del messaggio morale.

Sostenere che l’etica collettiva e la morale individuale provengono da queste organizzazioni non ha senso. Caso mai il contrario: esse provengono proprio dall’interiorità degli uomini che si organizzano per poterle esprimere.
Indubbiamente ci sono stati abusi di potere anche all’interno della Chiesa, è innegabile: i membri sono uomini anche fragili. Però non si capisce perché non si vuole ammettere che la nostra civiltà è proprio fondata su radici ebraico-cristiane, oltre che greche e latine.
L’Occidente ha dato il massimo di sè attraversando periodi di decadenza ma anche di fulgore: nell’ambito cristiano ed ecclesiale sono nate le Università, i movimenti culturali ed artistici notevoli,  i sistemi assistenziali verso i poveri, il concetto di giustizia ed uguaglianza, l’alta considerazione del valore ine
stimabile della dignità di ciascuna persona ecc.< br>
– Innanzitutto, che significato ha l’“appartenere” ad una religione che dopo tutto è soltanto una credenza ereditata dal corpo sociale in cui siamo nati e vissuti, da noi non scelta ma fondamentalmente impostaci fin dalla più tenera età. Chiunque pensi di “credere” in una qualsiasi religione deve onestamente ammettere che egli deve quella religione, anziché una qualsiasi altra, soltanto al Caso, a sua totale insaputa. Egli la deve soltanto al dato fortuito di dove e quando il Caso lo ha fatto nascere, a quali genitori, lingua, clima ambiente storico e geopolitica il Caso lo ha predestinato, proprio come se il suo cervello, come un robot, fosse inderogabile funzione matematica delle coordinate geografiche del suo luogo di nascita.

Ciò potrebbe essere esteso a tutte le dimensioni della persona ed al suo contesto di nascita, crescita e sviluppo mentale e delle sue competenze.
Che importanza ha? Nessuno si è donato l’esistenza. Questo lo sappiamo tutti. L’essere nati in un contesto cristiano non impedisce il libero pensiero di chi prende consapevolezza della sua dimensione che è liberissimo anche di rinnegare. Non mi risulta che al giorno d’oggi un cattolico che non va a messa sia perseguitato. Fortunatamente il pensiero collettivo oggi è progredito. Se uno vuole rimanere cristiano  accetta coscientemente la Verità rivelata. Chi non lo desidera ha la libertà di dissociarsi…

– Chi è chi, dove e quando
Facciamo una facile verifica e vedremo che, guarda caso, chi nasce a Delhi è indù, a Oslo è luterano, a Tel Aviv ebreo, cattolico in Italia e scintoista in Giappone, buddhista in Thailandia, a Mosca ortodosso, in Inghilterra anglicano e calvinista in Scozia, musulmano sunnita in Arabia,  sciita in Iran, ismailita a Hunza in Pakistan e sikh ad Amritsar in Punjab, mormone a Salt Lake City, animista tra gli inuit e in tante foreste del mondo, e così via per valdesi, quaccheri, rastafariani, parsi, amish e quant’altro si può trovare nel grande emporio mondiale delle religioni contemporanee. Assodato ciò, ed è vero, c’è da chiedersi: può mai una religione, ognuna delle tante, presentarsi come un “assoluto”, una presunta “verità” come esse amano vantarsi, o siamo piuttosto all’acme di quel relativismo religioso apprezzato dal Dalai Lama e tanto condannato da Ratzinger? Io direi soltanto che siamo nel pieno dominio dell’antropologia, cioè di quella scienza che studia tutti gli aspetti della fenomenologia umana.

La Chiesa cattolica in particolare (vedasi Concilio Vaticano II) ha un profondo rispetto verso le altre realtà socio-religiose ed ammette che anche in esse si scorgono dei nuclei di verità. In Cristo, però, sussiste la pienezza della verità e questo non può essere negato, altrimenti tutto rimarrebbe piuttosto  relativo. Se Gesù non viene creduto come il Dio incarnato, fattosi uomo per la nostra salvezza, non ha più senso il cristianesimo così come lo conosciamo, il quale si ridurrebbe ad una istituzione senza senso ed inutile, visto che in ognuno di noi sussistono dei valori fondamentali condivisi  da tutti, compresi quelli che si definiscono “laici” ecc.

– Profilo del credente
L’antinomia tra ragione e fede, tra pensare e credere, tra libertà e necessità è antica. Il credente, questa figura così dipendente ed eterodiretta, proprio in quanto credente ubbidisce alla sua religione e ne  accetta tutto: miti, riti, culti, fantasie irrazionali, miracoli, magie, imposti spesso con la violenza associata al concetto di dogma o con la pretestuosità di quello di rivelazione. Ma nonostante ciò tutti i credenti di ogni fede sostengono in modo assolutamente acritico e fideistico la assoluta giustezza dei loro riti, miti, dogmi per quanto spesso fantasiosi appaiano, e mai a nessuno viene in mente, peccato! che se il Caso avesse girato in modo appena diverso, egli riderebbe di quello che fa, mentre crederebbe in quei riti, miti dogmi che oggi considera falsi e ridicoli.
 
Il condizionamento mentale ed affettivo di questo credente, non importa di quale religione, è stato reso totale fin da quando ha aperto gli occhi, nella culla, e poi per tutta la sua infanzia e fanciullezza, come per gli animali di Pavlov e di Lorenz, perfettamente in linea con le direttive del filosofo cattolico del 1800, che, d’accordo con i gesuiti prescriveva “Dateceli fin da bambini, affidateceli dai quattro ai dieci anni, e vedrete che non cambieranno più idea!”. Il che in onesti termini psico-biologici significa averli programmati come replicanti senza che loro abbiano nemmeno la capacità di rendersene conto. Farlo notare ai credenti non varrebbe a nulla poiché, come dice Immanuel Kant “L’illusione non può essere sradicata da nessun insegnamento”.

Il vero cristiano (non quello acritico della massa) lo è perché ha intuito per esperienza anche personale che la sua fede lo orienta verso la Verità.
Grandi pensatori della statura di Agostino, Tommaso, Pascal, Teilhard de Chardin ecc. non sono stati dei fideisti, ma hanno abbracciato il credo cristiano dopo numerosi travagli personali ed una accurata indagine dei fatti (soprattutto teologi molto acuti come Barth, Bonoeffer, Vannucci..)
Dal punto di vista sociale, soprattutto dall’Illuminismo in poi, tanti movimenti culturali ed ideologici hanno voluto vivisezionare razionalmente le Sacre Scritture e tutto ciò che è ad esse correlato cercando di dimostrarne l’inconsistenza storica e logica. Ancora non ci sono riusciti. La Chiesa sussiste ancora e si diffonde, malgrado le sue enormi difficoltà. Il Nucleo di riferimento principale del cristiano nel quale si riconosce è proprio l’Eucaristia, dove il pane spezzato ed il vino costituiscono la memoria del Cristo morto e risorto che è ancora vivente ed operante in mezzo a noi,
I grandi mistici hanno testimoniato fino ad oggi che il Cristianesimo non è un’illusione, ma una dimensione concreta della nostra vita terrena.
Per non parlare della continua manifestazione del soprannaturale anche oggi, soprattutto attraverso le apparizioni mariane da Lourdes a Fatima e Medjugorje, nelle quali Maria esorta a seguire fedelmente gli insegnamenti della Chiesa.

– Pensiero magico ed onnipotente
Le religioni sono una produzione di massa di obbedienti: acritici, in buona fede anche nei loro frequenti autoinganni, imitativi, intelligenti e colti quando già lo sono, ma per tutti loro l’imprinting dell’infanzia li blocca nel loro profondo. E non è l’aspetto cognitivo-dottrinale quello che conta poiché normalmente lo ignorano, bensì quel prepotente e incontrollabile condizionamento affettivo, interiore, di dipendenza e fascinazione, una vera morsa che blocca la lucidità valutativa ed alimenta un bisogno astratto al limite del compulsivo, che va sotto il nome di “fede”. Principale caratteristica di questo particolare stato psico-mentale-emotivo sta nel far apparire accettabile e plausibile qualsiasi ipotesi o costruzione fantastica, diciamo mitologico-teologica, anche la più impossibile e irrazionale, che viene vista nell’ottica del “così è scritto, così mi hanno detto e perciò così è”. Logica, senso comune, verificabilità e scienza  non contano nulla, non c’è attenuazione della critica bensì la sua totale soppressione. Vale il “così mi hanno  detto” in una apoteosi di pensiero magico, ovvero quello che Jean Piaget e Bruno Bettelheim ris
contravano nel pensiero di menti semplici come
quelle dei bambini e dei primitivi e che essi chiamarono “onnipotenza del pensiero”, cioè l’attitudine a dare crisma di verità a ciò che si è pensato e ci convince, vedi le favole. “L’uomo preferisce credere ciò che vorrebbe che fosse vero” diceva Francesco Bacone e Terenzio “Noi crediamo in ciò che speriamo ardentemente”. Antropologia doc, “Umano, troppo umano” concluderebbe Nietzsche.
Rispetto e speranza
Comunque tutti i credenti meritano rispetto e comprensione, tutti, ed è un nostro dovere etico come laici, anche quando essi sono creduli in fantasiose scritture risalenti a tempi arcaici o preistorici, scritte da gente primitiva e visionaria, e anche quando accettano di sottostare supinamente ad altri uomini da cui si fanno passivamente catechizzare, anche quando, il che è sempre, ciò avviene  contro ogni evidenza scientifica e contro il senso comune. Purtroppo la fuga delle religioni dalla realtà del mondo della Natura è incanalata nella categoria della “speranza”, sia miracolistica che disperata e visionaria, che esse prodigano a piene manicon ottimo ritorno. Questo è il retaggio delle loro note origini arcaiche e tribali, che poi si da il caso che sia il periodo in cui sono nate tutte le attuali principali religioni, per giunte tutte nate in Asia e in tempi assai lontani dall’affermarsi del pensiero moderno speculativamente scientifico ed empiricamente sperimentale. Tempi tanto lontani cui si deve anche, per inciso, la marcata tradizione maschilista delle religioni stesse, che in tal modo perpetuano leggi, costumi e privilegi di genere in uso in quei tempi presso i loro primitivi antenati e fondatori.

Ci sono anche scienziati credenti che intelligentemente riescono a conciliare la scienza con la fede, le quali sono convergenti. Teilhard de Chardin lo ha fatto in modo sublime e i suoi scritti rimangono una pietra miliare per tutta l’umanità.
Non è vero che il cristiano sopprime la logica (famoso è il detto agostiniano “credo ut intelligam). Nella fede, invece, la illumina perché sa che ogni ricercatore, in fondo, procede con un fondo di fede.
In duemila anni di storia del cristianesimo c’é sempre stata una continua ricerca sulla veridicità dei vangeli proprio allo scopo “di dare ragione alla propria speranza”. Critica testuale, ermeneutica, teologia, studi storici, ontologici, metafisici ecc. avrebbero potuto spazzare via il cristianesimo come un’infantile forma  superstiziosa e magica inventata da mitomani.
(Probabilmente altre religioni, se avessero subito gli stessi attacchi, soprattutto quelli dell’Illuminismo e del Positivismo, si sarebbero presto dissolte nel nulla)
Il Cristianesimo ha superato tutto e sussiste, segno tangibile che Gesù Cristo continua a sorreggere la Chiesa da Lui voluta.
Chi legge le opere di Jean Guitton (Jesus) e di Vittorio Messori  (Ipotesi su Gesù) si rende conto di come sia storicamente impossibile inventare a tavolino i Vangeli così come li troviamo oggi.

– La violenza nelle religioni
La natura emotivo-passionale-totalizzante della maggior parte delle religioni tocca molto, nel suo tracciato storico, la sensibilità del mondo laico moderno per la estrema e disinvolta crudeltà autoreferenziale che le ha caratterizzate nel sopprimere ad libitum e per i più vari motivi, la vita umana sia singolarmente che con stragi di massa, con torture e con umiliazioni. Gli esempi per tutte le religioni sarebbero infiniti, impalamenti e roghi, crociate e genocidi, la ruota e marchi a fuoco, asportazione della lingua e mutilazioni. Il tutto sempre nel nome di un dio o di una gerarchia ecclesiale. Al che, se si raffronta tutta questa barbarie alle obiezioni su cellule staminali, testamento biologico, eutanasia, fecondazione medica, aborto terapeutico e temi connessi, ci si rende conto di quale inestimabile patrimonio di civiltà sia la laicità dei popoli e delle legislazioni. Soggetto che ha fatto dire a Sigmund Freud: “Dove sono coinvolte questioni religiose gli uomini si rendono colpevoli di ogni sorta di disonestà e di illecito intellettuale”.
 
Il pericolo dell’oscurantismo
Il fissismo, il passatismo, l’immobilismo sono sempre presenti nelle religioni, ma soprattutto in quelle che si sentono obbligate all’osservanza di un “libro” di riferimento le cui “sentenze” suonano davvero puerili al pensiero scientifico moderno. Einstein disse che secondo lui il buddhismo è l’unica religione compatibile con la scienza, forse proprio per la sua marcata cultura del dubbio, ma normalmente il rapporto tra religioni, specie se “rivelate”, ed il progresso scientifico è storicamente disastroso. Sulla genetica fa testo papa Attanasio II quando asserisce: “L’anima viene da dio mentre i genitori null’altro possono trasmettere se non la colpa e la pena del peccato”(!). Sull’astronomia la storia di Copernico e il moralmente scandaloso ed epistemiologicamente ridicolo processo dell’Inquisizione cattolica a Galileo fanno ancora inorridire. Ma in tempi ben più recenti, quelli per intenderci di Garibaldi, Mazzini e Cavour, quando l’umanità veniva già salvata nelle grandi epidemie dalla batteriologia di Spallanzani, Lister e Pasteur, nel 1829 papa Leone XII si permetteva di dire tronfiamente: “Chiunque procede alla vaccinazione cessa di essere figlio di dio: il vaiolo è un castigo voluto da dio, la vaccinazione è una sfida contro il cielo”(!). E questi campioni di sapere si sono, con Pio IX, anche creati il dogma della loro “infallibilità”. A questo punto appare ancora più comprensibile perché l’Europa progredita e laica, oltre a quella noncredente, abbia fermamente rifiutato qualsiasi riferimento alle cosiddette “radici cristiane” nella sua Costituzione, oltretutto in  un’epoca in cui “per fede” si vieta l’uso del profilattico dinanzi alle piaghe mondiali dell’AIDS e la pillola antifecondativa di fronte ai milioni di morti di fame per sovrappopolazione. Ma queste sono da sempre le religioni istituzionalizzate e gerarchizzate che operano sulla pelle dei loro “fedeli”.
Spiritualità, etica, morale, amore, carità, fratellanza, solidarietà e libertà debbono essere cercate altrove: nella nostra mente, nella nostra coscienza, nel nostro cuore.
 
Vivere è autonomia e libertà
Vorrei chiudere, per dirla con Newton “camminando sulle spalle dei giganti” perché ci ispirino la riflessione opportuna nei confronti dei nostri rapporti con le religioni.

Come ho già osservato, è facile denigrare la religione cristiana evidenziando gli errori del passato e del presente.
Proviamo ad immaginare l’Occidente senza il Cristianesimo: indubbiamente avrebbero preso il sopravvento altre forme religiose oscurantiste e violente.
Il Cristianesimo ha come punto di riferimento Gesù Cristo, il quale si manifesta come l’Incarnazione del Dio vivente, cioé dell’Amore. Certo, ci sono stati errori di ogni tipo che riflettono la mentalità e la cultura del periodo in cui sono stati commessi. Fortunatamente il cristianesimo è dinamico, nel senso che con coraggio, prendendo consapevolezza della fragilità delle persone che compongono la chiesa (gerarchica e laica) valuta i segni dei tempi e propone continuamente la conversione interiore dei cuori per rigenerare il motivo della sua presenza operante: quello di diffondere l’amore che Gesù Cristo ha insegnato per l’avvento del Regno dei Cieli. Ecco perché cont
inuano a nascere nuovi movimenti a favore del
progresso dell’umanità e della dignità della persona, considerata sacra ed inviolabile nei suoi diritti fondamentali.

Risposte di Pier Angelo Piai