dal Messaggero Veneto del 18/01/03
Gli ispettori hanno accertato un’evasione di contributi per circa dieci milioni di euro
Lavoro nero: irregolari 1.300 aziende friulane
I risultati delle attività ispettive del 2002 sono stati elaborati ieri alla Direzione provinciale del lavoro in una riunione congiunta di tutti coloro che hanno partecipato ai controlli: gli “007” della stessa Direzione, quelli dell’Inps e dell’Inail, nonchè il personale dell’Enasarco, dell’Enpals e dei sindacati.
Le visite hanno toccato quest’anno 3.046 imprese della provincia: in 1.299 sono state riscontrate irregolarità. Nel complesso i contributi evasi dai datori di lavoro sono stati pari a nove milioni e 810 mila euro (poco meno di venti miliardi lire), una cifra superiore a quella accertata nel 2001 e corrispondente a 14 miliardi di lire. Il motivo di questa crescita dell’evasione è dovuto principalmente al fatto che nel 2002 gli ispettori hanno eseguito indagini ancora più mirate del solito. Le verifiche, infatti, non sono casuali, ma frutto di una precisa programmazione oppure di segnalazioni degli stessi lavoratori sfruttati.
Negli ultimi dodici mesi i controlli si sono indirizzati soprattutto nel settore metalmeccanico, in quello della grande distribuzione e nell’edilizia. Su 25.572 lavoratori complessivamente occupati nelle imprese visitate, ben 4.341 sono risultati non in regola. Di questi 752 sono stranieri, 560 lavorano nelle aziende commerciali, 177 nell’edilizia, 99 nel comparto metalmeccanico.
I controlli hanno rivelato alcune situazioni tipiche.
Per esempio l’impiego di lavoratori stranieri, in particolre provenienti dall’Europa dell’Est, nei cantieri edili e nelle piccole e medie aziende manifatturiere. Si tratta di mansioni di fatica, che gli italiani non si vogliono più sobbarcare. E questi lavoratori stranieri sono in moltissimi casi non in regola, costretti ad accettare le condizioni imposte da chi gestisce il mercato: “caporali” e datori di lavoro senza scrupoli.
Un caso limite è stato individuato in una piccola azienda artigiana con sede fuori Udine: questa impresa non possiede capannoni o attrezzature, ma ha occupato nel 2002 ben 80 lavoratori irregolari, trovandoli all’estero e “affittandoli” ad altre aziende. Queste ultime potevano usufruire di “fantasmi” pagati anche 1.500 euro al mese completamente in nero (un salario che comunque risulta più conveniente di quello pagato a chi è in regola).
L’azienda che li prestava riceveva il suo compenso e si organizzava con un semplice computer in una abitazione privata, dove il proprietario stava ben attento a non farsi mai trovare.
Una situazione limite, ma che fa comprendere come l’illegalità sia diffusa e non tema particolarmente le sanzioni. Anche le somme accertate dagli ispettori difficilmente vengono poi incassate dallo Stato, visto che i contenziosi ritardano all’infinito il pagamento.
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di ALBERTO LAUBER
Studenti sfruttati come baristi e camerieri in nero nei bar di Udine, clandestini fatti arrivare dai Balcani per lavorare senza inquadramento nei cantieri edili, “caporali” che decidono il destino di squadre di disperati: hanno trovato di tutto gli ispettori della Direzione provinciale del lavoro setacciando tremila imprese friulane. E’emersa un’evasione contributiva di dieci milioni di euro (venti miliardi di lire).
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