dal Messaggero Veneto del 12/01/03
IL CASO ILLY
Religione e politica
Quanto alla polemica sull’etica di Illy e la sua appartenenza alla confessione valdese, condivido ciò che ha scritto monsignor Battisti: che cioè religione e politica dovrebbero procedere su versanti diversi, anche se non opposti o contraddittori. Il problema etico, invece, è più complesso.
La politica deve tenerne conto, anche se non deve farne il cardine su cui far muovere fini e mezzi del suo procedere. Lo Stato etico ne è un’esemplificazione chiara. Nel dibattito su Illy, qualcuno ha citato Max Weber. E torna a proposito, in quanto proprio lui ha suggerito la distinzione fra l’etica della convinzione e l’etica della responsabilità. Noi, cioè, possiamo giudicare le azioni in base a un principio che le precede. Per esempio, non uccidere, non rubare.
Ne deriva l’etica della convinzione. Oppure possiamo giudicare un’azione in base alle sue conseguenze. Ne deriva l’etica della responsabilità. Si tratta di due modi diversi di giudicare l’azione che molte volte non coincidono, perché un’azione conforme ai principii può avere pessime conseguenze.
Dall’etica della responsabilità deriva la massima che il fine giustifica i mezzi, perché se il problema pratico che io mi pongo è quello di arrivare a un certo scopo, di avere un certo risultato, è chiaro che tutti i mezzi che permettono di raggiungere questo scopo diventano leciti in vista dello scopo.
Dal punto di vista dell’etica dei principii, invece, anche i mezzi debbono essere conformi ai principii. In definitiva, il punto di vista del politico è conforme di solito all’etica della responsabilità. Mentre quello del moralista segue l’etica dei principii.
Fatte queste premesse, ciascuno giudichi i candidati che intende sostenere sulla base dell’etica che mette in atto.
L’etica della responsabilità dovrebbe tener conto, a mio avviso, delle conseguenze di certe scelte sul piano sociale, etico e politico dell’intera regione, senza preferenze o pregiudizi di sorta.
Il fine da perseguire non dovrebbe essere la difesa dei propri interessi, ma quelli della collettività
professor Giampaolo Thorel
Udine